Il 18 marzo scorso abbiamo avuto la fortuna di poter partecipare all’udienza del Papa con chi accoglie persone profughe tramite corridoi umanitari. C’era con noi anche Winta: l’unica ragazza eritrea delle 22 accolte dall’Ami a Fognano fra il 2020 e il 2022. Winta vive a Faenza, in Ami, e ha scelto di restare perché lavora qui. Le altre, donne e bambini, ottenuto il permesso di soggiorno, hanno raggiunto parenti e connazionali.

Il Papa: “Il Mediterraneo è diventato un cimitero”

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Non riesco a descrivere l’aula Nervi gremita di giovani e bambini di diversi Paesi, alcuni coi costumi tradizionali. Nelle parole introduttive si è detto: è il futuro. No! È il presente. Le parole del Papa e il contesto spingono ad alcune considerazioni: si è ricordato come dal 2015 (anno apertura dei corridoi umanitari) sono state ‘salvate’ più di 6mila persone. Immediato il pensiero va a chi non si è salvato perché lasciato morire nelle rotte di terra o di mare: «il Mediterraneo è diventato un cimitero» ha detto il Papa.

I corridoi umanitari, cioè far venire le persone dai campi profughi, in assoluta sicurezza, per poi essere accolte in maniera diffusa, nascono da una collaborazione fra la Chiesa Cattolica, la Tavola Valdese e le Chiese Evangeliche: i cui rappresentanti sono intervenuti all’udienza, supportate da Caritas e Comunità di Sant’Egidio, che aveva organizzato l’evento. Sia il Papa che il pastore evangelico hanno sottolineato la dimensione ecumenica dell’iniziativa, ma anche l’accoglienza stessa come via per l’ecumenismo. Un ecumenismo dell’accoglienza. Nell’accoglienza effettiva sono state coinvolte famiglie, comunità religiose, associazioni e parrocchie.

Serve una visione politica sull’accoglienza

Insomma l’accoglienza è un fatto di comunità. Tuttavia sorge spontanea un’altra considerazione: va precisato che questo tipo di accoglienza non prevede la partecipazione dello Stato: perciò deve restare come provocazione, segno, pungolo, ma non deve diventare un alibi per lo Stato per non organizzare modalità di integrazione delle persone e, prima ancora, preoccuparsi che arrivino in sicurezza. Di fronte a questa umanità giovane, a questa ‘vita’ come l’ha definita chi ha introdotto l’udienza, ciò che si richiede alla politica è una visione. Anche la nostra, pur piccola, esperienza come associazione che accoglie, ci dice che queste persone che arrivano sono alunni nelle nostre scuole, cittadini dei nostri paesi ormai di anziani, sono lavoratori che necessitano di alcune competenze per il mercato del lavoro italiano e sono tanto altro.

La paura spinge a scrivere decreti e a issare muri

servizio civile fognano ami
La casa Ami di Fognano.

Una famiglia marchigiana si è definita ‘una famiglia che non ha avuto paura di accogliere’. Già, è la paura che ci fa scrivere decreti, ci fa definire confini (anche sull’acqua!), ci fa tirare su muri. Muri che finiranno col far morire di asfissia la nostra società anziana e impaurita. Poi uscendo, un po’ frastornate dal rumore festoso dell’aula Nervi, Roma ci ha messo del suo: sta lì a ricordarci che i suoi antenati sono profughi fuggiaschi da una guerra in Asia Minore (Enea e figlio), che non tutti i suoi imperatori furono ‘italici’ e che la Chiesa è per sua natura ‘cattolica’ e che non accogliere non solo è antistorico, ma contraddice il nostro essere cristiani e (perché no?) italiani.

Isa Matulli