Annoverata nel 2023 tra le 100 donne al mondo più influenti nel campo dell’imprenditoria sociale, Greta Rossi, emiliana di nascita ma residente a Brisighella, lascia il segno nella costruzione del benessere delle aziende. Co-fondatrice dell’associazione Recipes for Wellbeing, si occupa di formazione per coloro che vogliono migliorare le proprie condizioni di lavoro in azienda con workshop, laboratori, conferenze, talk. Abbiamo parlato con lei del suo lavoro, di quanto spazio abbia affettivamente la presenza femminile nel campo dell’imprenditoria, del premio ricevuto e, ovviamente, di Brisighella.

Intervista a Greta Rossi, le ricette per il benessere in azienda

Rossi, di che cosa si occupa esattamente una changemaker?

Si fa ancora fatica a tradurre in italiano questo termine che risulterebbe “portatore di cambiamento”. Si tratta di una persona che cerca di risolvere problemi sociali e ambientali e che opera in vari settori come associazionismo o imprenditoria sociale. Come associazione lavoriamo con giovani dai 18 ai 35 anni; ci occupiamo di eventi di formazione (veri e propri ritiri) in cui invitiamo dirigenti di aziende a prendere per sé pochi giorni in cui sviluppare sinergie e conoscersi. Sono dieci anni che facciamo questi summit di changemaker and changement. L’ultimo l’abbiamo fatto a settembre, in Brianza, con 25 partecipanti dall’Europa, dal Nord Africa e dal Medio Oriente.

Quali possono essere le “ricette” per un’azienda che vuole migliorare le condizioni di lavoro dei suoi dipendenti e dirigenti?

Lavoriamo molto online mettendo a disposizione vere e proprie tecniche su come star meglio in azienda. Si tratta di attività sia a livello individuale che collettivo per il benessere mentale, fisico ma anche digitale. Proponiamo oltre 260 attività gratuite in tutto il mondo. Facciamo anche formazione sulla facilitazione. .

Giovani e bornout lavorativo: “Ha radici strutturali. E le aziende tendono a non assumere più, aumentando però così il carico di lavoro tra i dipendenti”

Si parla spesso di burnout ma anche di estrema mobilità per cui molti giovani tendono a cambiare spesso lavoro pensando di trovare un ambiente più favorevole altrove. È così?

Una delle nostre iniziative è proprio uno studio che facciamo ogni due anni per capire qual è lo stato dei changemakers e al momento stiamo facendo un nuovo studio. Due su tre dei changemakers che abbiamo coinvolto ha subito burnout. La percentuale sale per le donne e si tratta di un fenomeno in crescita. Questo perché non ci si rende conto che il burnout ha delle radici a livello strutturale: troppo carico di lavoro, relazioni povere con i colleghi, stress ma anche problemi di equità e di discriminazione. Non basta fare esercizio fisico o meditazione per porre fine a questo tipo di disagio. Ora, i giovani entrando in un sistema che è fatto di disuguaglianze ne risentono enormemente e a rendere le cose ancor pi difficili per loro è anche il fatto che ci sia difficoltà dal punto di vista finanziario e che spesso siano costretti a trovarsi un secondo lavoro per arrivare a fine mese e riuscire a pagare le spese. Se durante la pandemia si è parlato di licenziamento di massa, ora si parla di assunzione silenziosa: molte aziende stanno dividendo il carico di lavoro tra i dipendenti già assunti per evitare di assumerne altri, aumentando però in questo modo il carico di lavoro di tutti.

Relativamente all’imprenditoria femminile invece qual è il prospetto?

Sicuramente iniziative come quella di questo riconoscimento incentivano e danno visibilità a figure che esistono e fanno un ottimo lavoro, perché bisogna mettere in chiaro che, anche se nel mondo del no profit ci sono moltissime donne, queste spesso occupano posti meno visibili. Io lavoro principalmente con l’estero; se lavorassi solo in Italia molto probabilmente farei molta più fatica ad avere spazio.

Arriviamo al premio.

È arrivato inaspettatamente. Ho ricevuto una mail con l’informazione della selezione. Conoscevo persone che erano state nominate. Mi ha fatto piacere riceverlo, perché di solito io sostengo i changemakers e quindi sto dietro le quinte.

Un’ultima domanda su Brisighella. Come e quando ha deciso di trasferirsi qui?

Sono passata da Londra a Brisighella. Ho deciso un po’ per caso, nel 2016, di tornare in Italia. La mia intenzione iniziale è stata, ed è tuttora, quella di ospitare changemakers proprio qui a Brisighella. Ho organizzato ritiri a Cà di Mezzo con partecipanti provenienti da Siria, Indonesia, Qatar. A inizio maggio ospiterò altri changemakers per lavorare sulle strategie.

Letizia Di Deco