Nel 2022 Alberta Tedioli è stata nominata componente del Comitato scientifico per la salvaguardia e la valorizzazione dei dialetti dell’Emilia Romagna. Entrare in questo Comitato regionale rappresenta un primo traguardo per il lavoro che Alberta svolge da svariati anni a favore del dialetto locale, in collaborazione con le realtà culturali e scolastiche di Modigliana e del territorio romagnolo. In particolare, fiore all’occhiello del curriculum di Alberta, è il libro Pruvì a dil en itagliã – parole, espressioni e detti nel dialetto della Romagna Toscana, uscito per Tempo al Libro nel 2020, in piena pandemia, scritto in collaborazione con Mario Gurioli. Per alcuni mesi, però, è stata impegnata nella regia di un lungometraggio in dialetto modiglianese Dai vindò ai vindò. I racont ed Mugiana che è stato proiettato al Nuovo Teatro dei Sozofili giovedì 23 febbraio e sarà possibile vedere ancora martedì 14 marzo alle 20.30, con ingresso libero fino a esaurimento posti.
Intervista ad Alberta Tedioli
Alberta, come è nato questo lungometraggio?
Da tanto tempo pensavo a voler salvare la parlata, il dialetto modiglianese, coi suoi accenti particolari, diversi da quelli di pianura e per fare questo serviva registrare il parlato perché lo scritto dialettale, se pure con gli opportuni accenti, non è mai fedele alla vera pronuncia.
Oltre al dialetto cosa hai cercato di salvare?
Avevo ascoltato i racconti di alcuni anziani. Li avevo trovati così emozionanti, così incredibili, così distanti dal nostro modo di vivere oggi, rispetto a 80 – 90 anni fa, che mi è venuto un pensiero fisso, di salvare pure questi. Così ho abbinato i due argomenti storia e dialetto!
Come hai potuto concretizzare questo lavoro?
In paese si sa che ho pubblicato libri, che ho scritto e diretto commedie in dialetto coi bimbi delle scuole, che mi piace sempre creare qualcosa, così in tanti mi chiedono cosa si può fare di nuovo, culturalmente divertente e utile, sempre a livello amatoriale s’intende. Così ho proposto a due esponenti dell’Accademia degli Incamminati, Giuseppe Mercatali e Gian Callisto Mazzolini, la mia idea. Mi hanno subito dato fiducia e così mi sono messa al lavoro per scrivere una sorta di copione con uno schema di lavoro e i contenuti necessari. Ho scritto il progetto e l’Accademia l’ha presentato, con tutti gli aspetti burocratici, alla Regione Emilia-Romagna, che aveva istituito bandi di concorso per la valorizzazione del dialetto.
Quindi il progetto è stato approvato?
Con nostra grande gioia è stato approvato e finanziato dalla Regione. Ovviamente il finanziamento lo gestisce l’Accademia; la sottoscritta ha lavorato a titolo gratuito.
Come sono iniziati i lavori?
Attraverso interviste con due persone ultranovantenni, che avevano ricordi interessanti che raccontavano con lucidità sorprendente. Poi l’intervista a una signora ultraottantenne con numerosi racconti emozionanti, e infine a un personaggio unico, originale, che ha fatto una vita incredibile, uno di quei personaggi che solo la provincia di confine può partorire. Anche lui andava registrato. Certe preziosità non si possono ignorare. Sono tesori del nostro territorio che vogliamo far conoscere anche fuori di qui.
In quanti avete lavorato al film?
In pochissimi. Le riprese e il montaggio sono state fatte da un videomaker di Firenze, Costantino Maiani. Avendo pensato e scritto io l’intero film, sono stata di fatto la regista. Un fonico, Danilo Fabbri, con l’aiuto di Davide Fabbri e Roberto Budrioli, hanno curato l’audio. Avevamo pochissimo tempo, abbiamo scelto di arrivare in fondo, ci siamo dati da fare e ce l’abbiamo fatta.
Sei contenta del risultato?
Sono contenta perché è nato qualcosa per Modigliana che resterà nel tempo, un prodotto a carattere storico, antropologico e culturale.
Puoi raccontarci come è stato scelto il titolo del lungometraggio?
Allora, il 1922 è stato un anno nefasto per l’Italia, è stato l’anno della marcia su Roma, ma storia è e storia rimane, storia che non si può ignorare, va raccontata senza ideologismi di qualsiasi parte, i fatti devono parlare da soli. Questo fanno i nostri intervistati, un racconto pulito senza fronzoli senza ideologia, i puri e crudi fatti. Il lungometraggio è stato terminato alla fine del 2022 e quindi i racconti attraversano un secolo anche se la parte moderna non è stata affrontata.
Pensi che possa essere visto anche fuori di Modigliana?
Se piacerà può darsi che interessi a qualcuno, è in dialetto modiglianese ma abbiamo messo i sottotitoli.

Il film
Il lungometraggio si basa sulle interviste fatte a Renato Benericetti, Iside Laghi, Giovanni Ortolani Gianetto, Riccardo Ceroni Scherpa, nati negli anni ‘20, ‘30 e ’40. I loro racconti sono sgorgati in modo spontaneo: ricordi ancora precisi e lucidi da proporre alle nuove generazioni. Sono venuti fuori il lavoro da bambini, la dittatura fascista, la miseria, la fame, la guerra, ma anche l’entusiasmo, la voglia di rinascere; è venuta fuori una Modigliana che andava in massa a teatro, una Modigliana importante che faceva concorrenza a una città come Lugo per quanto riguardava il mercato dei buoi. Ne sono scaturiti la disoccupazione, le OVRE, gli operai che si mettevano in piazza all’alba, per essere scelti a svolgere lavori, prevalentemente nelle campagne della Bassa; si racconta dell’arrivo di Mussolini a Modigliana e i suoi curiosi commenti davanti al monumento del prete risorgimentale don Giovanni Verità. Si tratta di aneddoti che non potranno mai entrare in un libro di storia, ma che parlano in modo chiaro di un’epoca, con particolari molto significativi. Racconto dopo racconto si è materializzato il film, inframmezzato da piccoli escamotage artistici, un lavoro che servirà alle nuove generazioni per comparare gli eventi storici e riflettere su modi di vivere completamente trasformati.
a cura di Roberta Tomba