«Il titolo del brano dei Led Zeppelin, che aveva apparentemente tutt’altro senso parlando della conquista dell’Occidente da parte dei Vichinghi, qui è preso a prestito per porre attenzione sulla non-conquista dell’Occidente di oggi da parte di gente che muore in strada o per mare».
Ferruccio Merisi, regista di Immigrant Song 2.0, introduce lo spettacolo della Scuola Sperimentale dell’Attore di Pordenone che venerdì 24 febbraio alle ore 21 sarà in scena alla Casa del Teatro di Faenza, nell’ambito della stagione “Un teatro di comunità“, a cura del Teatro Due Mondi.
«Un Pulcinella cantastorie ci regala una favola di Josè Saramago sulla (impossibile) fine del mondo, e chiama sulla scena la figura Thomas Sankara, il leader rivoluzionario del Burkina Faso “eliminato” nel 1987» aggiunge l’artista in merito allo spettacolo interpretato da Lucia Zaghet.
«Si rivelano i fantasmi della vicenda: il colonialismo e la regola onnipresente del capitale, i migranti fuggiti da una politica violenta o da qualsiasi cosa deprima la dignità umana».
«Con la lingua della bellezza e poesia, Immigrant Song 2.0 contempla con delicatezza l’idea del declino di una civiltà, la nostra, rispetto alla quale il “problema Migranti” è forse solo uno tra i sintomi più dolorosi» conclude Ferruccio Merisi in merito allo spettacolo, realizzato con la consulenza artistica dell’Associazione della Comunità Burkinabè del Friuli-Venezia Giulia.
«Il lavoro testimonia anche una ricerca meticcia sui linguaggi d’attore, che trova una sua ragione nella tradizione di un impegno verso la specificità del teatro che la Compagnia porta avanti da oltre trent’anni».
A seguire è previsto un dialogo tra artisti e spettatori, moderato dal critico teatrale Michele Pascarella.