Conoscere non solo i luoghi, ma anche le persone. Con questa idea la squadriglia Cervi degli scout di San Marco (Faenza 3) è stata a Padova per realizzare un articolo e raccontare la propria esperienza. Ogni anno i ragazzi dei gruppi scout hanno l’occasione di mettere in pratica le loro idee e i loro interessi e desideri, mettendosi in gioco nelle cosiddette “imprese di squadriglia”. Si tratta di un’attività svolta e ideata dalla squadriglia stessa, ma che deve essere utile per la comunità. Quest’anno la squadriglia Cervi è stata due giorni a Padova, tra il 22 e il 23 marzo, per realizzare alcune interviste a cittadini e scout locali, per conoscere non solo le persone, ma anche la città di Padova. L’idea di questa impresa era nata dalla necessità di creare qualcosa di nuovo e utile, per esempio un articolo di giornale, in cui raccontare un’altra città e le persone che la vivono. Spinta dalla curiosità la squadriglia ha deciso di recarsi due giorni nella città veneta per intervistare più persone e scout possibili.
Una volta arrivati a Padova si sono diretti alla chiesa di San Gregorio dove hanno ricevuto una calorosa accoglienza da parte degli esploratori e dei lupetti del gruppo scout Padova 14. Sono riusciti anche a strappargli due interviste dove si sono conosciute alcune delle tradizioni del loro reparto. «Il nostro fazzolettone è di colore giallo – spiega Emanuele, capo scout del Padova 14 – perché è lo stesso colore del Padova 7 da cui siamo nati. Inoltre ci sono i colori rosso e verde che rappresentano il fuoco e la natura». Con lui hanno approfondito il valore del percorso scout nella crescita dei giovani. «Vivi in comunità con altre persone e questo ti porta a perdere insicurezze, mettendoti in gioco. Proponiamo ai ragazzi delle avventure nelle quali crescono. Un campo scout non si riesce a spiegare a parole, con tutte le esperienze che si fanno».
Emanuele ha poi raccontato il perché ha deciso di diventare capo scout. «L’idea è di fornire a qualcun altro l’opportunità di vivere ciò che abbiamo vissuto anche noi – spiega – e che rappresenta un’esperienza molto particolare. In tutto questo vogliamo dare anche un percorso educativo ai ragazzi che, si spera, lascino un segno positivo nel mondo».
Il mattino dopo, appena svegli, la squadriglia Cervi si è diretta in centro dove ha visitato in particolare Prato della Valle e Palazzo della Ragione, che sono riusciti a visitare anche all’interno. Li hanno reputati molto affascinanti anche se vedere pure gli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni non sarebbe stato poi così male. Un altro luogo che purtroppo non sono riusciti a visitare è stato l’Orto botanico dell’università che è il più antico al mondo nel suo genere: magari anche solo qualche scatto e una passeggiata tra il verde avrebbero reso un pizzico più bello l’uscita. Ma, a parte questo, la loro uscita non si limitava solo a conoscere la città solo visitando i luoghi più importanti. Non perché non fosse interessante, ma l’obiettivo era riuscire a scoprire più a fondo l’essenza vera e propria di Padova per voce dei suoi stessi abitanti. Volevano capire come si comportano in generale le persone, e anche come può essere vista e descritta la propria città dal punto di vista personale. E magari scoprendo che quello che a molti può sembrare solo un piccolo bar o una panchina anonima, per alcuni invece rappresenta un posto significativo e inestimabile per il ricordo che suscita.

«Padova è una città universitaria che accoglie studenti provenienti anche dall’estero – spiega una signora anziana -. Artisticamente è piena di capolavori infatti se ne possono vedere molti di grandi artisti italiani». «Gli studenti di Padova sono sempre stati difesi e tutelati dalla città – racconta un signore -. Tre secoli fa degli studenti erano a una festa e sono stati picchiati dai poliziotti e per questo in loro ricordo è stata costruita una lapide». Un pensionato sostiene che la cucina dei contadini è la migliore, per esempio proponendo come suo piatto preferito la pasta coi fagioli, altri sceglierebbero invece la polenta col baccalà. L’uscita si è conclusa con un pranzo veloce e i nostri scout sono tornati a Faenza volenterosi di raccontare la propria esperienza.
Riccardo, Carlos, Andrea, Francesco, Mattia, Riccardo, Samuele, Luca, Alessandro