Con la sua irresistibile e arguta comicità Alessandro Fullin sarà in scena al Teatro Masini di Faenza venerdì 20 gennaio, alle ore 21, con lo spettacolo Le sorelle Robespierrre, da lui stesso scritto e diretto e interpretato insieme a Simone Faraon.

Maximilian‐Francois‐Marie‐Isidore de Robespierre aveva molti nomi e anche due sorelle. Malgrado questa verità storica lo spettacolo scritto da Alessandro Fullin non racconta la loro storia.

Il nome Robespierre è usato semplicemente per la sua capacità evocativa che subito spaventa come una ghigliottina.

Ingrediente fondamentale di questo spettacolo è il Terrore: in una cupa prigione femminile, mentre il “cittadino” legge la lista delle prossime condannate, una madre e due figlie (di cui una di cartapesta) si fanno coraggio, si giurano eterno affetto ma soprattutto si fanno a pezzi con rivelazioni crudeli e sconvolgenti.  

L’Ancien Régime è al suo tragico epilogo ma le nostre eroine non hanno tempo per preoccuparsi del Terzo Stato in ascesa. Sono i loro amori infelici quelli che, prima della lama del boia, gli hanno già fatto perdere la testa.  

Abbati Il Paese dei Campanelli
Il paese dei campanelli

In occasione dei 100 anni dalla sua composizione, la compagnia Corrado Abbati riporta in scena Il paese dei campanelli di Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato, una delle operette italiane più famose, in scena al Teatro Masini di Faenza domenica 22 gennaio, alle ore 16.

Ancora vivo e vitale questo lavoro del binomio Ranzato – Lombardo lega il suo successo alla particolare leggerezza ed allegria del testo, unito alle melodie facili e dall’impatto immediato.
Si racconta infatti che, già all’indomani della prima rappresentazione al Teatro Lirico di Milano, molti brani venissero cantati o fischiettati per le strade dai milanesi.

Un canovaccio fantasioso con un tocco di esotismo, un variopinto ed immaginario villaggio fiabesco, i colorati costumi dei protagonisti ed una elegante e garbata drammaturgia, sono i punti di forza di questa edizione del centenario. 

La storia ci porta su un’immaginaria isola olandese dove sopra ad ogni casa c’è un piccolo campanile con un campanello. Secondo la leggenda, questi campanelli suonano ogni volta che si verifica un tradimento e a seminare il disordine nel tranquillo Paese dei Campanelli arriva una nave di marinai.

In 100 anni è cambiato tutto e non è cambiato niente: il dilemma tra amore coniugale ed extra coniugale è eterno, gli equivoci di una sana commedia che divertono il pubblico senza malizia sono sempre gli stessi, da Plauto in poi.

Siamo tutti cannibali 1 @Marco Parollo
Siamo tutti cannibali

Per la rassegna Teatri d’Inverno dedicata alle drammaturgie contemporanee, Roberto Magnani presenta, martedì 24 gennaio alle ore 21 alla Casa del Teatro di Faenza (via Oberdan 9/a), Siamo tutti cannibali. Sinfonia per l’abisso, uno spettacolo tratto da Moby Dick di Melville e prodotto da Teatro delle Albe/Ravenna Teatro. In scena l’attore è accompagnato dal contrabassista Giacomo Piermatti.

Moby Dick è da sempre, da quando l’ho letto per la prima volta – spiega Roberto Magnani – poco più che ventenne, il mio livre de chevet. Il più grande libro di mare mai scritto, forse il più bel romanzo americano, un caposaldo della cultura occidentale. Un libro sulla rovina, sul tramonto della nostra società, canto straziante e psicotico, mistico e delirante.

Leggerlo provoca lo stesso effetto che deve aver sperimentato chi ha potuto ascoltare Jimi Hendrix suonare dal vivo, a Woodstock, The Star Spangled Banner nel 1969. L’ho letto oramai diverse volte, ci torno spesso e, come un libro magico, aprendolo a caso ottengo indicazioni sul futuro. Credo che non esaurirò mai il mio rapporto con questo libro, continuerò a lavorarci per tutta la vita, come una fonte di inesauribile sapienza.

Questo lavoro, però, – continua Magnani – è nato da una precisa richiesta: Giacomo Piermatti, sopraffino contrabbassista, dopo aver collaborato con il Teatro delle Albe in Purgatorio, chiamata pubblica per la “Divina Commedia” di Dante Alighieri, mi ha proposto un percorso di lavoro a due che, dopo qualche esperimento, si è concretizzato attorno a una prima selezione di brani tratti proprio da Moby Dick.

Data l’impronta musicale e sonora del lavoro di voce e contrabbasso si è unito alla squadra, con un contributo prezioso e fondamentale, Andrea Veneri, giovanissimo regista del suono allievo di Luigi Ceccarelli (storico collaboratore del Teatro delle Albe), anche lui conosciuto e apprezzato durante il nostro pluriennale lavoro su Dante.

Il Pequod, la baleniera capitanata da Achab, è in Melville un affollarsi di voci e di razze, una vera nave americana, una nave di folli agli ordini di un folle capitano in una folle caccia a un fantasma. E in questa nostra sinfonia, il contrabbasso – amplificato in modo da creare piani sonori ben differenziati e con l’aggiunta di elaborazioni basate sul ritardo e la moltiplicazione del suono che ne modificano e incrementano l’espressività – diventa la voce dell’intero Pequod, pervaso dagli scricchiolii del ponte sotto i piedi dell’equipaggio come dal furioso sbattere di code degli squali affamati contro la prua.

Una sinfonia in cui la musica – conclude Magnani – creando uno spazio sia emotivo che fisico, tenta di manifestare tutto quello che le parole lasciano solo intuire, mentre le variazioni timbriche della voce, che si succedono durante la performance, vengono amplificate attraverso l’uso di riverberazioni digitali che ne variano la spazialità, l’enfasi o la crudezza.