Nella mattinata di oggi l’amministrazione comunale e regionali, le istituzioni, gli appartenenti alle forze dell’ordine e alle forze di polizia, le rappresentanze di molte associazioni, assieme agli studenti del Liceo Ballardini-Torricelli e dell’Istituto Comprensivo Carchidio-Strocchi, hanno partecipato alle celebrazioni per la Giornata della Memoria.

Dopo la deposizione di una corona di alloro al Tempietto della Memoria, sul lungofiume dedicato ad Amalia Fleischer, dove ai piedi sono state depositati i sassi in ricordo dei milioni di persone morte con l’olocausto, il corteo, con a capo il gonfalone della città di Faenza, si è diretto, grazie alla disponibilità delle monache clarisse, nel giardino del monastero di Santa Chiara, proprio là dove Amalia Fleischer, di nascita ebrea, aveva vissuto tentando di sfuggire alle persecuzioni nazifasciste all’indomani dell’introduzione in Italia delle leggi razziali del 1938.

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Dopo il saluto del presidente del Consiglio comunale, Niccolò Bosi, l’intervento del sindaco Massimo Isola.

Massimo Isola: “Fondamentale ricordare la Shoah, una tragedia che ha colpito anche la nostra città. Abbiamo il compito di prenderci cura delle tracce fertili della memoria, di lottare per non dimenticare”

Ricordare la Shoah -ha sottolineato il primo cittadino- è fondamentale. L’olocausto è stata una tragedia che non ha interessato una sola minoranza ma tutti noi e la nostra città. Come ha spiegato recentemente la senatrice Liliana Segre, il rischio è che «con gli anni, della Shoah possa rimanere una sola riga nei libri di storia».

Oggi siamo qui perché questo non avvenga; siamo qui per ricordare quanto questa barbarie abbia colpito anche una nostra concittadina, Amalia Fleischer rifugiata a Faenza, nel monastero di santa Chiara, cercando di sfuggire alle deportazioni.

Non ci riuscì e il 4 dicembre del 1943 venne deportata ad Auschwitz per finire la sua esistenza in una camera a gas. Amalia, prima donna avvocata del Sud-Tirolo, era nata a Vienna e aveva passato parte della sua vita a Roma dove si era convertita al cattolicesimo. Arrivata a Faenza, la sua conoscenza delle lingue straniere la portò a diventare punto di riferimento di tantissime studentesse.

Dopo essere stata catturata, prima di salire su uno dei vagoni merci diretti per la Polonia, chiese di poter salutare le suore del convento che l’avevano ospitata. Qui incrociò una sua ex studentessa in attesa di un bambino; a lei donò un accappatoio, consapevole che lì, dove sarebbe andata, non le sarebbe servito.

Un gesto, quello di Amalia, di una forza straordinaria, un dono dolce in un momento di barbarie. Ora spetta a noi poter fare tesoro della sua storia e delle tante storie di generosità in quegli anni barbari.

Abbiamo il compito di prenderci cura delle tracce fertili della memoria e di lottare per non dimenticare affinché la storia di Amalia e degli altri milioni di vittime non rimangano solo inchiostro su pagine di storia ma diventino lezione per il domani”. 

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La cerimonia di ricordo è proseguita con le letture e i canti dei piccoli studenti dell’IC Carchidio-Strocchi. Successivamente ci si è trasferiti al primo piano del monastero dove è stata allestita una stanza con gli oggetti di Amalia Fleischer e successivamente alla pietra d’inciampo a lei dedicata che si trova davanti l’ingresso del complesso religioso in via della Croce.

Le celebrazioni ufficiali della Giornata della Memoria sono organizzate dall’amministrazione comunale e dal Comitato Antifascista per la Democrazia e la Libertà del Comune di Faenza, in collaborazione con istituti scolastici, gli istituti culturali e le associazioni del territorio.