Gentile direttore,
Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace e curatore della Marcia Perugia-Assisi, ha parlato dal palco agli oltre centomila manifestanti convenuti a Roma lo scorso 5 novembre per chiedere il “cessate il fuoco subito” e il “negoziato per la pace”. Alcuni passaggi del suo intervento sono stati pubblicati su questo giornale il 17 novembre, all’interno di una mia lettera. Qualcuno ha contestato alcune sue frasi riportate qui sotto in corsivo: “Quello che sta succedendo è scan-da-lo-so. Siamo in guerra e nessuno sta facendo qualcosa di serio per fermarla! Da 9 mesi ci ripetono che dobbiamo fare la guerra alla guerra. La storia degli ultimi vent’anni di guerre ci insegna che la guerra è incapace di risolvere i problemi. La guerra li aggrava, li moltiplica, li estende. Ci dicono che dobbiamo continuare a fare la guerra fino alla vittoria. Ma la vittoria non porta mai alla pace. Men che meno quando in campo c’è una delle più grandi potenze nucleari.”
Nella critica si sosteneva che la seconda guerra mondiale e quelle in Vietnam e Afghanistan dimostrerebbero il contrario e che la giusta vittoria degli ucraini si otterrà con le armi.
Flavio Lotti nella sua esposizione aveva specificato che si riferiva a quanto successo negli ultimi vent’anni. Comunque, anche quelle guerre, come le precedenti, purtroppo, hanno preparato quelle successive e sono state delle “inutili stragi”. Flavio Lotti è una persona che da una vita lavora per educare alla pace. Anche lunedì 28 novembre, ha portato al Papa gli studenti e gli insegnanti partecipanti all’”Incontro per l’educazione alla pace e alla cura” e Papa Francesco, a quei ragazzi, ha ricordato la “Pacem in terris” di Giovanni XXIII. In quell’Enciclica, come noto, egli scrisse: “E’ folle (alienum est a ratione) pensare che nell’era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia”.
In epoca nucleare o si trova una soluzione per vincere tutti o è la fine dell’umanità. La scorsa settimana con i due contadini morti, uccisi da missili caduti in Polonia, siamo stati ad un passo dal verificarlo di persona. In un giornale cattolico, mi aspetterei di leggere illuminanti interventi con riferimenti alle scritture e al magistero. Altrimenti, per continuare a risolvere le questioni con la clava del più forte sono più che sufficienti gli istinti primordiali umani. Seguirli, in questi frangenti, è, questa sì, la strada più breve per “fare il deserto e chiamarlo pace”.
Davide Pautelli – 29 novembre 2022