Un uomo, una ciotola, il crocefisso di San Damiano imbrigliato in corde, una “casa” fatta di bastoni. Così racconta la sua fede Stefano Nava: per immagini. Pittore e illustratore, autore dell’immagine della Giornata nazionale per le Vocazioni 2020, è stato ospite nei giorni scorsi a Faenza di un incontro nella parrocchia dei Cappuccini. L’occasione era “Un uomo”, incontro-spettacolo sulla figura di san Francesco promosso dall’Ordine francescano secolare e dalla parrocchia, che partiva dalle sue illustrazioni contenute nel libro omonimo. “Un uomo”, l’immagine di un viandante con un bastone alla quale è appena una gabbia aperta: questa la prima immagine sulla quale si è accesa una luce, durante l’incontro di venerdì 14 ottobre.

Stefano Nava è pittore e illustratore

La voce narrante era lo stesso Stefano Nava: «L’ho chiamato ’Un uomo’ questo libro perché serve una vita intera a capire chi siamo. “Chi sei tu, chi sono io?”, chiedeva spesso San Francesco a Dio, che poi è la stessa domanda. Francesco, lo nomino solo una volta nel mio libro, all’ultima pagina. Ci vuole una vita intera a capire chi siamo, ma ne vale la pena, perché senza di te non c’è quel pezzo di bellezza che completa il mondo. Questo vali tu, non di meno».
Una croce di San Damiano imbrigliata in corde pesanti è invece il «simbolo della nostra idea di Dio imbrigliata di pregiudizi, prima tra tutti la logica del merito – è l’interpretazione di Nava –. “Allontanati da me che sono peccatore”, dice Pietro: e invece Gesù resta lì. Con questo Dio ci puoi dialogare, ridere, camminare. È vicino. Se non ce ne rendiamo conto, anestetizziamo il Vangelo. È un Dio che sta dentro quei sogni che avevi da bambino e che hai nascosto perché sono troppo belli. Il primo bacio, un giglio, gli uccelli: a un Dio umile non ci si abitua mai, può sorprenderti ogni giorno con la sua creatività divina».

Ancora il racconto contenuto dei “Fioretti” di cos’è “perfetta letizia” per Francesco (l’arrivo a un convento, di notte, sotto la pioggia con frate Leone e le botte ricevute dal frate portinaio) è rappresentato da una struttura fatta di legni: «Mi piaceva prendere questo simbolo delle bastonate e trasformarlo in accoglienza. È la parabola della zizzania. “Andiamo a coglierla?”, chiedono al Signore. No, risponde, perché agli occhi di Dio contano più due spighe di grano in tutto il campo di zizzania, la poca luce nel buio, il poco bene nel male. Dio ha queste ‘bilance truccate’. E vale anche su di noi. Nonostante tutto il buio che c’è in una persona, Dio se ne prende cura perché prima o poi diventerà un campo di grano. Perché tu sei prezioso ai suoi occhi, come dice in Isaia 43»

Daniela Verlicchi