Un catechismo “in uscita”, che non ha paura di andare nei luoghi più significativi della carità. Bambini e ragazzi hanno così modo di vivere quelle esperienze in grado di far toccare con mano il significato concreto di parole come povertà, relazioni e credibilità. È questa la provocazione che verrà lanciata lunedì 19 settembre alle 20.30 in Seminario a Faenza nel corso del primo incontro della Tresere da Antonio Chiusolo, catechista parrocchiale e formatore volontari della Caritas di Ravenna. «Nel corso del primo incontro della Tresere – spiega Chiusolo – porterò alcuni esempi di animazione che abbiamo svolto all’interno delle Caritas parrocchiali, in cui il valore della testimonianza della carità cristiana è centrale».

Ospite della Tresere, l’importanza di vivere la concretezza della carità

La dimensione della carità non va slegata dal percorso di catechesi che vivono i nostri ragazzi e ragazze, «la cristianità si regge su tre pilastri – prosegue Chiusolo – fede, speranza e carità. C’è dunque una teologia della carità che deve essere vissuta e proposta fin da giovani». Non basta raccontare la carità, bisogna viverla, seguendo l’esempio di Cristo. Da qui l’idea, nella parrocchia di Mezzano, di fare periodicamente alcune ore di catechismo non in una semplice aula, ma all’interno di una Caritas parrocchiale. L’esperienza è stata vissuta da bambini dalle elementari fino a ragazzi più grandi in procinto di ricevere la cresima. «Le ore di catechismo, oltre ad approfondimenti sul Vangelo, hanno preso la forma dell’incontro con l’altro e di un fare concreto, animato di spirito di servizio – spiega -. Solo così è possibile scoprire il senso di evangelizzazione espresso dai poveri, che non sono destinatari, ma – come ci ha invitato a fare papa Paolo VI – sono strumenti di evangelizzazione la cui testimonianza è fondamentale».

Chiusolo: “I giovani hanno bisogno di adulti credibili”

Grazie a questi incontri, si impara fin da piccoli a mettere in discussione la propria vita. E la carità si intreccia poi alla liturgia. Può capitare così che grazie a questi percorsi svolti all’interno delle Caritas parrocchiali, si viva il sacramento della Cresima con maggiore consapevolezza e sobrietà. Oppure una classe di catechismo può vivere il momento dell’offertorio con più partecipazione, tramite una raccolta viveri non più generica, ma che metta al centro davvero i bisogni dell’altro. In generale per Chiusolo anche all’interno del catechismo «c’è bisogno di far vivere ai giovani tante esperienze concrete. Oggi si vive troppo una dimensione online, ma la povertà e la fragilità vanno toccate con mano, devi avere di fronte un volto con il suo vissuto. Solo così può esserci una carità autentica». E i giovani hanno bisogno oggi che catechisti ed educatori siano soprattutto adulti credibili. «La carità ti obbliga a lavorare sulla tua credibilità – conclude il formatore -. Nel momento in cui ti travesti da buono prima o poi si viene scoperti».