La nota de L’Altra Faenza che invita i propri simpatizzanti ad esercitare il diritto di voto, il prossimo 25 settembre.

“Viviamo all’interno di una crisi di sistema che può diventare crisi di civiltà: pandemia, guerra, inflazione e speculazione stanno scuotendo dalle fondamenta le istituzioni europee; in Italia i valori e le culture politiche costituzionali si stanno sfarinando e crescono impetuose le destre populiste e sovraniste.

L’Altra Faenza non grida al voto utile ma invita a un voto democratico e per difendere la Repubblica fondata sul lavoro, anche in questo contesto elettorale illiberale che discende da una legge che ha, a nostro giudizio, i crismi dell’anticostituzionalitá.

Molti di noi, per la prima volta, si trovano in difficoltà nell’esercizio del voto; alcuni non escludono di differenziare il voto tra Camera e Senato, valutando attentamente le biografie politiche dei candidati.

La nostra critica ai partiti di ‘centrosinistra’, alla loro pochezza ideologica e ideale, al loro pragmatismo liquido, alla loro spinta all’autoconservazione di un ceto politico, è radicale; potremmo fare un elenco dettagliato e documentato degli errori, delle promesse mancate, delle riforme contro il lavoro, la scuola, i giovani: contro la stessa idea di democrazia, per come l’intendiamo noi; per non dire di tatticismi fini a se stessi, di previsioni politiche smentite dai fatti, di dichiarazioni infelici e ingenerose.

La crisi dei partiti della sinistra è davanti a noi, con il suo effetto più devastante, un vuoto di rappresentanza: pezzi interi del mondo del lavoro votano a destra; pezzi interi non si recheranno alle urne; nelle fabbriche e nelle scuole stanno saltando le ultime cerniere e la reazione individuale prevale ormai dappertutto rispetto alla lotta comune.

Ma all’opposto, il minimo bene comune dell’Altra Faenza rimane la tensione all’essere comunità politica plurale e democratica
.

Questa tensione non si scaricherà su un unico partito, ma su un’area più ampia di opposizione e contrasto al centrodestra, un’area litigiosa e che ama più lo scontro che la sintesi unitaria, ma un’area che complessivamente – ma quanto parzialmente! – può (se vorrà) organizzarsi per resistere, ancora una volta.

Anche con una legge elettorale che stabilisce che un voto possa valere 1, oppure 0,63, oppure 0, non si può rinunciare alla politica. Non saranno solo i numeri parlamentari a descrivere lo stato del Paese, perché la geografia sociale e culturale nazionale è molto più complessa e articolata di come la presentano sondaggi e dibattiti televisivi.

Anche se non avranno lo stesso effetto sulla composizione del Parlamento, tutti i voti saranno contati.

Impegniamoci a dimostrare che, numeri alla mano, il centrodestra non è maggioranza in questo Paese.

(E dopo il 26, non perdiamoci di vista).

L’Associazione Politico-culturale L’Altra Faenza