Può sembrare assurdo rispondere alla violenza della camorra trascorrendo una giornata a raccogliere pomodori. E come può una mattina di lavoro in cucina assieme ad altre cinque persone provenienti da Faenza, Pesaro o Scampia avere la meglio sulla criminalità organizzata? Pensateci: da una parte proiettili e dall’altra pomodori. Di là il narcotraffico e di qua una cooperativa biologica che fa marmellate. Sembra una partita persa in partenza. Eppure non serve essere eroi “per fare un pacco” alla camorra. Vincere i propri pregiudizi, lottare per la giustizia sociale e lavorare assieme in un ‘Noi’ più grande: quello sì può fare la differenza. Lo hanno sperimentato gli scout del clan Hara Valdilamone che hanno vissuto un campo di servizio dal 22 al 27 agosto a Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, in un terreno di 17 ettari confiscato alla camorra e ora gestito dalla cooperativa sociale “Al di là dei sogni”. Qui, assieme ad altre realtà – come alcuni giovani della parrocchia di Errano, gli scout Cngei di Pesaro, i giovani del progetto ‘Turisti per Kaos’ – hanno trascorso cinque giorni in un luogo che un tempo era sinonimo di morte, degrado e violenza. Oggi quello stesso terreno rifiorisce, tra giardini curati, ortaggi che crescono e tanti giovani che ogni settimana vengono da tutta Italia a dare una mano.

La coop ‘Al di là dei sogni’ gestisce a Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, un terreno di 17 ettari confiscato alla criminalità organizzata

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Il terreno dal 2008 è in gestione della cooperativa ed è stato dedicato ad Alberto Varone, vittima innocente della camorra. Alla violenza mafiosa, “Al di là dei sogni” propone un modello alternativo: «Non si tratta di combattere la camorra in un’ottica ‘antimafia’ – sottolinea il presidente della cooperativa Simmaco Perillo -, ma di costruire un modello economico e culturale diverso che unisca le persone nel segno della giustizia sociale». Ecco allora che all’acronimo Nco della Nuova Camorra Organizzata si risponde con Nco – Nuova Cooperazione Organizzata. E si parte dalle persone. Il terreno della cooperativa è tornato a risplendere soprattutto grazie a Gaetano, Francesco e tanti altri operatori che hanno saputo riscattarsi da un passato che li ha visti vivere sulla propria pelle la violenza della camorra o della tossicodipendenza. La cooperativa, grazie alle attività della fattoria didattica, dell’agricoltura sociale e del turismo sostenibile, offre infatti lavoro a operatori appartenenti a ‘fasce deboli’ che trovano la dignità di nuovi percorsi di vita attraverso l’inserimento lavorativo.

Gli scout: «Ora siamo più consapevoli su cosa sono i fenomeni mafiosi»

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Scout in servizio nel terreno della cooperativa

La persona è al centro di questo progetto. «Abbiamo scelto di partecipare a questo campo – spiega lo scout Giacomo Lolli Ceroni – perché volevamo dare una conclusione a un approfondimento che avevamo fatto durante l’anno sul tema della legalizzazione delle droghe leggere. Dopo questi cinque giorni torno a casa con molta più consapevolezza rispetto a prima su che cos’è il fenomeno mafioso. Inizialmente lo vedevo come un tema molto distante dalla mia realtà. Parlando con gli operatori durante le ore di lavoro e ascoltando le loro storie mi sono invece sentito ogni giorno sempre più coinvolto. In particolare le testimonianze dei primi tempi in cui è nata la cooperativa, quando gli operatori e tanti altri volontari hanno deciso dormire nel terreno per un certo periodo per difenderlo dalle minacce camorristiche, mi ha colpito molto. Così come il racconto di cosa significa crescere a Scampia». L’incontro con l’altro, senza pregiudizi, senza ruoli prestabiliti, è la chiave vincente di questa realtà. E così in quel campo non esistono più scout, operatori ex tossicodipendenti, giovani con disabilità: c’è solo un noi che lavora assieme e che fa comunità.

Può così capitare di trascorrere una mattinata intera a spostare decine di materassi fianco a fianco con Gaetano e scoprire, solo l’ultimo giorno, del suo passato di criminalità prima a Scampia e poi nel casertano. Alle spalle diversi anni di carcere, la tossicodipendenza, la condanna per traffico internazionale di droga. Poi sono arrivate le braccia aperte di “Al di là dei sogni”, l’occasione di un riscatto. Da lì è partita un’altra storia.

Tra i sostenitori della cooperativa c’è Flavio Insinna: «Il vero senso della vita è servire»

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Uno scout del Valdilamone con Simmaco Perillo, presidente della cooperativa, e Flavio Insinna

La cooperativa ha un socio d’eccezione: l’attore e conduttore televisivo Flavio Insinna, che da diverso tempo sostiene il progetto, in particolare l’iniziativa “Facciamo un pacco alla camorra”. «Il vero senso della vita è servire – ha detto ai giovani -. La civiltà nasce quando un uomo cade e si fa male lungo la strada e un altro uomo, che non conosce, si ferma a soccorrerlo».

A Sessa Aurunca anche i giovani del progetto Turisti per Kaos

Gli scout hanno potuto intrecciare legami anche con il progetto di Turisti per Kaos, realtà gestita dall’associazione toscana Haccade che offre viaggi ed esperienze formative a persone con bisogni specifici. «Per me è stata davvero una bella esperienza – dice una partecipante, Valentina Turi, di Milano -, e mi è piaciuto molto dare una mano nei lavori, in particolare nell’orto e in cucina, pelando le patate. Ho capito tante cose sul fenomeno mafioso, che non riguarda solo alcune zone d’Italia, ma tutti noi».

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I giovani di Turisti per Kaos con Flavio Insinna e operatori della cooperativa

E ora? Testimoniare. I fenomeni mafiosi si insinuano là dove non c’è attenzione sociale

Il campo per gli scout non è terminato il 27 agosto. «Il passaparola ora è importante – conclude Giacomo – da parte degli operatori ci è stato chiesto di testimoniare quello che abbiamo vissuto, e a me è già capitato di parlarne con diversi amici e persone. Anche perché i fenomeni mafiosi arrivano là dove non c’è attenzione sociale, per cui è importante portare avanti attività di prevenzione anche nei n ostri territori. Sicuramente questo campo mi ha fatto capire l’importanza di avere quell’attenzione in più verso chi mi sta accanto».

Le parole sono importanti. Caserta non è la terra della camorra. È la terra di don Peppe Diana, di Alberto Varone, e di un terreno dove non ci sono eroi, ma gente china a raccogliere pomodori per costruire un mondo migliore.