Giovedì scorso mi sono incontrato con don Elio Cenci nell’ingresso del Santa Teresa in via Bondiolo. C’eravamo telefonati e quando sono arrivato lui era già lì che mi aspettava; con quella sua inconfondibile cadenza riminese (non l’ha mai abbandonata nonostante siano trascorsi quasi 60 anni da quando è arrivato qui a Faenza) mi ha chiesto: «Mo nô da cvânt el mo ch’a s’ cnuse˜?». Una veloce botta di conti ed ecco la risposta: «Da cvarânt’en e l’è stê pròpi da sti dè».

Lo conobbi infatti nel settembre del 1982. All’inizio di quell’anno scolastico ci incontrammo alla scuola media Strocchi dove io ero arrivato per trasferimento, mentre lui già insegnava Religione nella sezione staccata di Reda, la sua parrocchia; prima come cappellano e poi parroco, c’è rimasto per quasi mezzo secolo guadagnandosi la simpatia e la stima del popolo di Reda (dei giovani in particolare) che ne ha apprezzato il carattere bonario, il saper stare con la gente sia nei momenti della gioia sia in quelli del dolore e il suo profondo amore per lo sport: il calcio (è da sempre un accanito tifoso del Milan) e il ciclismo in primis. E proprio di questo ho voluto parlare con lui, tornando su quanto mi aveva già raccontato qualche anno fa. Credo infatti che siano in pochi a sapere che don Elio, entrato in Seminario con un grande desiderio di diventare sacerdote, ha rischiato di non esserlo proprio a causa della sua passione per lo sport. Lascio però a lui, che sorride divertito, il racconto di tutta questa storia.

Mario Gurioli

La testimonianza di don Elio Cenci

Sono nato a Bordonchio, una frazione di Bellaria, il 29 giugno 1940 e sono il terzo dei cinque figli di Pietro Cenci ed Emilia Rossi. Il 5 ottobre 1951 sono entrato in Seminario a Rimini e lì ho frequentato le scuole medie e il ginnasio. Sono poi passato al Seminario regionale di Bologna dove ho frequentato i tre anni di Liceo e due anni di Teologia. Mi piaceva studiare ed ero bravo nello sport di cui ero appassionato fin dall’infanzia. Il 25 gennaio 1961 ricevetti la “tonsura” durante una celebrazione presieduta dal cardinale Giacomo Lercaro.

In Seminario a Bologna avevo il compito di andare a fare spese e compravo La Gazzetta dello Sport o me la facevo portare dal libraio delle Dehoniane. Avevo anche ricevuto in dono una radio a transistor. In preparazione agli Ordini minori (Lettorato e Accolitato) andammo in ritiro a San Luca dai Padri gesuiti; qui un frate, curioso, trovò nel mio cassetto La Gazzetta e la radio e lo disse al Rettore. Il sabato 7 marzo 1962 ricevetti gli Ordini minori e il lunedì successivo il Rettore, durante la riunione settimanale in aula magna, fece un discorso duro: «Qualcuno in Seminario tradisce la fiducia dei superiori!». Io mi chiesi chi fosse mai questo disgraziato e lo capii soltanto la sera quando il vice rettore mi chiamò e mi fece vedere un biglietto del Rettore in cui c’era scritto: «Ritira al chierico Cenci Elio i giornali sportivi e la radio a transistor». Restituii tutto, ma alla fine dell’anno scolastico venni allontanato dal Seminario.

Durante l’estate continuai a fare il seminarista in attesa di trovare una soluzione. Andai per una settimana presso un convento dei Padri passionisti dove speravo in un colloquio con il Superiore generale che però non mi ricevette e, senza un minimo confronto con me, mi fece comunicare che aveva deciso di mandarmi a Roma per completare il corso di Teologia. Rimasi malissimo! La mattina seguente con la mia bicicletta me ne andai a casa.

Seppi poi che a Gatteo, all’Opera di don Guanella, cercavano un assistente per ragazzi. Andai e il direttore mi accettò. Trascorsi lì due anni bellissimi durante i quali svolsi un bel lavoro con i ragazzi con cui tutte le domeniche giocavo a calcio nelle varie parrocchie. Mi fu chiesto se volevo diventare Guanelliano, ma io preferivo fare il prete diocesano. Venni così a Faenza nel 1964 per essere ammesso al locale Seminario diocesano. Il Rettore mons. Franco Gualdrini mi accettò dicendomi però che dovevo stare sei mesi senza notizie sportive. Accettai, ero sereno e deciso a fare bene. Quando entrai in Seminario a Faenza mons. Gualdrini non c’era più perché era stato nominato vescovo di Terni e al suo posto era diventato Rettore mons. Alfredo Zini. Lui, già informato delle mie vicende, al mio arrivo mi diede 90 lire per andare a comprare Lo Stadio, invitandomi a portarglielo dopo che lo avevo letto. Il mio cuore si riempì di gioia e capii che la mia permanenza nel Seminario faentino sarebbe stata serena. Ho voluto un sacco di bene a mons. Zini!

Dopo gli ultimi tre anni di Teologia sono stato ordinato sacerdote il 29 aprile 1967 dal vescovo mons. Giuseppe Battaglia. Il giorno dopo, presente mons. Zini, ho detto la mia prima messa nella mia parrocchia di Bordonchio e ho iniziato con gioia la mia vita di prete.