Di seguito pubblichiamo la lettera di monsignor Paolo Pezzi, arcivescovo di Mosca e nato nella nostra Diocesi a Russi, dedicata a suor Gianna Patuelli, monaca di Quadalto morta nei giorni scorsi a seguito di una lunga malattia degenerativa.

Domenica scorsa suor Gianna è tornata alla casa del Padre. No, non è un modo di dire, è una realtà, perché noi tutti abbiamo un Padre che ci attende. E la vita non è un andare verso una fine sconosciuta, verso la morte, ma un ritorno a casa. Senza la prospettiva dell’infinito la vita diviene una noia, quella sì, mortale, nel senso che ti taglia le gambe, ti toglie il gusto del vivere.

Alcune settimane fa avevo ricevuto la notizia di un aggravarsi della salute di suor Gianna. Ne provai dolore e dispiacere perché avrei voluto passare a trovarla nell’estate, ma le circostanze non me lo permettevano. Così pensai di scriverle, ma, ahimè, come a volte mi accade, ho rimandato tanto, che ho dovuto scriverle dopo aver ricevuto la notizia della sua morte. “Cara Suor Gianna! Non ho fatto a tempo a vederti…ma ora tu puoi vedere tutto bene nella luce del Tuo amato Gesù. Digli che gli vuoi bene, e anche noi, un po’ disastrati, gli vogliamo bene. Prega per noi, per le tue sorelle, per i tuoi, e per la nostra amata Chiesa. Un abbraccio +p”.

Ho incontrato Gianna alla fine degli anni ‘70 in parrocchia. Ricordo che mi colpì durante una gita del Primo Maggio nelle colline faentine il suo sorriso argentino e quegli occhioni pieni di domanda e di curiosità. Qualche anno dopo, al rientro dal servizio militare, un lungimirante Don Silvano, di grata memoria, mi propose di seguire assieme a lui un gruppetto di ragazzi delle scuole superiori. Fu un’esperienza entusiasmante. Il gruppetto era piccolo, forse non arrivavamo a 15 tra ragazzi e ragazze…e incluso Don Silvano e io. Ricordo che mi piaceva trovare il talento di ognuno, perché ognuno potesse iniziare a sentirsi protagonista della vita. Il talento di Gianna era, secondo me, in questa sua instancabile, ma pacata e sorridente ricerca di “quel di più” che rende bella la vita. San Giovanni della Croce lo definisce “un non so che, che si incontra per caso”.

Anni dopo, quando seppi che aveva deciso di dedicarsi a Cristo nei e per i fratelli uomini, ricordo che pensai: “ecco, Gianna hai trovato il ‘di più’ che riempie la vita”. Viene in mente la tenace e inarrestabile passione della vergine sposa del Cantico dei Cantici, che non demorde fino a che non incontra il suo amato.

Negli ultimi anni sono stato alcune volte a Quadalto a trovare suor Gianna. Il suo sorriso non era venuto meno, gli occhioni erano sempre aperti e curiosi. Mi diceva che la malattia non le procurava dolore o sofferenza, a soffrire, mi diceva scherzando, sono le mie sorelle che mi devono accudire. Mi colpiva come era informata sulla vita della Chiesa, e del fatto che non vedevo mai un lamento, mai una smorfia.

Ora, suor Gianna, sei nell’abbraccio infinito del Tuo amato. Ma sono certo che non lo vuoi tutto per te, anzi ti “agiterai” ancor di più perché anche noi, in questa “valle di lacrime”, siamo pieni di ardore nell’andare incontro a quel “di più” che rende bella la vita.

Monsignor Paolo Pezzi