Caro direttore, ieri (domenica scorsa, ndr) Anna, mamma in attesa, cittadina italiana, voleva entrare nella piscina di Faenza coi suoi tre figli, col marito e un’amica, pagando regolarmente il biglietto. Le hanno detto che non poteva perché era Rom. Poteva entrare solo accompagnata e con accordo dei servizi sociali. Era la prima volta che Anna provava a entrare nella nostra piscina.
Ho chiamato la piscina e mi hanno detto che l’indicazione che avevano era quella di non fare entrare i rom per non avere reazioni negative dalla clientela. Questo già in partenza, a prescindere dal comportamento, dall’ordine, solo per il fatto di essere Rom.
Ho risposto che una indicazione così era contro la nostra Costituzione e che una persona al massimo si giudica dal comportamento e non dall’etnia
A me una piscina così non piace. Non andrò e non manderò nessun gruppo parrocchiale in un ambiente dove la stessa presenza di una famiglia rom può suscitare reazioni scomposte della clientela. Con dei clienti così, troppo pericoloso mandare bambini.

don Luca Ravaglia – Faenza

Caro don Luca, pubblichiamo volentieri la sua lettera-denuncia. Nel leggerla ci siamo sbalorditi, e anche un po’ vergognati, per quel che è successo in una delle nostre città. Non lo avremmo mai immaginato. Purtroppo è accaduto. Abbiamo girato il suo scritto all’Amministrazione comunale che, nel momento di andare in stampa, non ci ha ancora risposto. Rimaniamo in attesa. Ne riparleremo la prossima settimana.

Fz