Sicuramente singolare la storia di Alice Tomat, 29 anni, pallavolista che da quattro anni milita nella Fenix Faenza in serie B/2. Sorda, ma ciò non le ha impedito di fare dello sport una ragione di vita.

Intervista ad Alice Tomat

Come mai a Faenza?

«Mi sono trasferita nell’agosto 2018 per convivere con Marco Fabbri, portiere della Nazionale sordi di calcio, conosciuto in Turchi. Qualche mese prima feci diversi provini e Faenza fu la squadra che mi convinse di più. Il pubblico faentino, inoltre, è sempre molto presente e premuroso».

Quando hai cominciato a giocare a pallavolo?

«Quando avevo quattro anni i miei genitori decisero di farmi provare uno sport di squadra per arginare il mio handicap, da sprono a confrontarmi e integrarmi con i compagni. Questo intento è stato poi largamente superato, fino a far diventare il volley il mio primo e unico sport. A 15 anni ho cominciato a giocare in C, poi mi sono trasferita a Ferrara per l’Università fino alla laurea e scegliere di trasferirmi a Faenza».

E la tua attività nelle squadre con atlete sorde?

«Milito sia nel club del Gruppo Sportivo Sordi Ancona sia nella Nazionale, dal 2009».

Quali le soddisfazioni più grosse in azzurro?

«Partono nel 2017 con l’argento alle Deaflympics per arrivare all’oro europeo di Cagliari in giugno 2019. Che emozione cantare l’Inno di Mameli con la lingua dei segni».

Quali sono i prossimi impegni in Nazionale?

«Ora mi dedico anche al Beach volley, ma di recente ho partecipato alle XXIV Summer Deaflympics, le Olimpiadi 2022 per gli atleti sordi che si sono svolte dall’1 al 15 maggio in Brasile dove è arrivato un lusinghiero 2° posto dietro alla Turchia».

Secondo te la Nazionale sordi dovrebbe godere di maggiore visibilità?

«L’Inno d’Italia ci ha aiutato a farci conoscere, ma non è ancora abbastanza: ci piacerebbe raggiungere l’intera platea dello sport. È giusto che il nostro movimento sportivo sia conosciuto quanto gli sport paralimpici al fine di permettere a dei ragazzi di vivere esperienze straordinarie con altre persone con le loro stesse difficoltà. Non dimentichiamo che spenti i riflettori ricominciano gli estenuanti giri su e giù per l’Italia alla ricerca di realtà che ci ospitino, nuove atlete e sponsor. Il nostro è un handicap invisibile, ma rispetto a dieci anni fa lo è di meno e dovrà continuare fino a che smetterà di esserlo».

Con il tuo compagno, invece, si parlerà spesso di sport in casa.

«Lo sport ci ha fatto conoscere e fa parte della nostra vita. Siamo orgogliosi l’uno dell’altra perché sappiamo quante belle possano essere certe esperienze, sia con gli udenti sia con i sordi. Specie quando sfogli l’album dei ricordi anni e anni dopo»

Quali sono i tuoi obiettivi personali e i tuoi sogni da realizzare?

«Concludere in bellezza la mia carriera, con o senza risultati, ma con la giusta serenità. Ormai mi mancano solo poche stagioni e sarei felicissima di togliermi altre soddisfazioni con la Nazionale, il Club sordi e la Fenix».

Gabriele Garavini