Una mostra e tanti eventi per rievocare l’assedio del Valentino, Cesare Borgia, alla nostra città. Ultima settimana di esposizione per Borgia assedia Faenza 1501: il tramonto dei Manfredi, allestita in corso Matteotti 4/A e visitabile fino al 26 giugno con orario 17-21 nell’ambito degli eventi del Palio del Niballo. Nel corso di tutto il mese si sono svolti eventi e laboratori per approfondire questo periodo storico fondamentale nel definire le sorti della nostra città. Ne parliamo con Davide Bandini, uno dei curatori.

Intervista a Davide Bandini

Davide, come è nata l’idea di questa esposizione dedicata al 1501?

È nata con l’amico Mattia Randi per raccontare un episodio della storia faentina che fosse legato alle manifestazioni del Palio del Niballo, i figuranti delle sfilate sono presenti soltanto nel momento in cui si costituiscono i cortei per la città ma non in modo stabile: era un modo di parlare di storia e di farla toccare più da vicino. Voglio assolutamente ringraziare La Bcc che ha creduto fin da subito nel progetto, la Cooperativa Kaleidos, tutti i Rioni faentini, Arturo del negozio Nerdempire e il nostro club Gmbs (gruppo modellismo e battaglie in scala) che ha dato prova di collaborazione e coordinamento non comune.

Cosa possono vedere i visitatori alla mostra?

La mostra è nata da un plastico che ho fortemente voluto realizzare da quando ho avuto contezza che la storia dell’assalto alle mura di via Lapi non era il luogo giusto, allora ho voluto realizzare un diorama con il settore delle mura del Borgo interessate e soprattutto il Ponte delle Torri. Oltre ai vestiti storici ci sono soprattutto le bellissime tavole di Giuseppe Rava, illustratore faentino di fama mondiale che si è reso disponibile a realizzare una nuova iconografia di Diamante Torelli, eroina della città. Non abbiamo puntato su video perché fin troppo ne osserviamo, piuttosto a chi è modellista piace vedere le cose perciò i modelli, i soldatini, i vestiti… era quello che serviva.

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Parallelamente alla mostra è stato pubblicato un libro L’impresa di Faenza, edito da Carta Bianca.

Il libro è nato dalla necessità per me di comprendere tutto il periodo borgiano per Faenza. Avanzando nello studio ho trovato testi e resoconti totalmente sconosciuti alla storiografia locale precedente perciò ho voluto stendere un resoconto dettagliato in cui la grande storia incrocia i piccoli episodi e volontà dei protagonisti. Il libro parte dall’assedio di Cesare Borgia del 1500, poi quello veneziano e infine espone un’analisi della famiglia Manfredi a fine 1500. Quello che mi ha stupito è che non era affatto una signoria al tramonto come alcuni tendono a riportare ma vitale, ricca e militarmente capace.

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Su quali elementi, a tuo parere, deve puntare Faenza per raccontare il suo periodo rinascimentale?

Faenza è ricchissima nella sua storia, negli ultimi anni però lo studio legato al Palio penso sia stato dato per scontato, molti non fanno più caso ai riferimenti storici. Dico questo pensando a mio zio, Primo Solaroli, al quale ho dedicato il libro, grande amante della storia e genio istrionico. Occorre continuare a ricercare, senza pedanteria, la storia è un fatto collettivo, posso sapere qualcosa, ma ci sono sicuramente altri che sanno aspetti che non considero. Mi piacerebbe si realizzasse un museo della Faenza medievale a servizio del Palio, di tutti i rioni, una casa comune e non esclusiva.

Come proseguirà quanto realizzato da questa mostra? Ci saranno iniziative future?

Per il futuro ci sono belle opportunità, il Festival della Comunità Educante che la cooperativa Kaleidos genera a servizio della città, vorremmo partecipare con iniziative per rendere più fruibile il mondo della storia e del gioco storico ai più piccoli che hanno bisogno di incontrarsi e vedersi dopo gli anni della pandemia.

Samuele Marchi