Due anni fa il missionario fra i nomadi don Renato Rosso (di cui abbiamo scritto negli scorsi numeri del Piccolo, ndr) fece un servizio come confessore nei luoghi santi di Israele. Ebbe modo di conoscere un missionario francescano che stava operando in Madagascar. Durante i loro colloqui don Renato ebbe modo di capire la missione che quel sacerdote svolge in un luogo sperduto e totalmente isolato: il Distretto di Manapa, della Diocesi di Antsirabe. Egli fa parte di una comunità dei missionari francescani ai quali è stata affidata l’evangelizzazione di una vasta zona che si espande su un monte che si eleva fino a 1.650 metri di altitudine, popolata da ben 31.521 abitanti. Purtroppo tutta la zona è totalmente abbandonata dall’autorità amministrativa e quindi in quel luogo non esistono strade di accesso e di collegamento fra i vari insediamenti, scuole e nemmeno strutture sanitarie.
I francescani, convinti che l’evangelizzazione deve essere unita alla scolarizzazione, hanno cercato di preparare trenta catechisti ai quali hanno affidato il compito di tenere i contatti con le varie comunità e altrettanti giovani formati a livello scolastico, ai quali è stato affidato il compito di scolarizzare i bambini del luogo e quindi di gestire le scuole create nei vari villeggi. Tutto questo perché i francescani hanno constatato che non ci può essere sviluppo per chi è analfabeta. L’ignoranza è la radice di ogni male, mentre l’educazione è la chiave per far aprire le porte al bene.
Con don Renato Rosso sono arrivate scolarizzazione e agricoltura
La popolazione ha risposto con entusiasmo all’evangelizzazione dei missionari, tanto che ben 2.064 famiglie professano la fede cattolica e 14.448 sono i battezzati. L’apertura delle scuole di villaggio sta registrando l’iscrizione di 1.249 allievi. Don Renato, però, si rese conto che il progetto rischiava di collassare per la mancanza di un sicuro sostegno economico. In occasione di una sua visita a Faenza, illustrò al Comitato di Amicizia il progetto dei missionari francescani. Il problema più imminente era quello di garantire una minima retribuzione ai trenta insegnanti impegnati nella gestione delle scuole di villaggio. Ovviamente la risposta del Comitato di Amicizia fu positiva e immediatamente fu inviato un contributo di 6mila euro. Questo impegno è stato rinnovato per il corrente anno scolastico e lo sarà anche in futuro. Manapa è pertanto un nuovo rapporto di “gemellaggio e cooperazione” del Comitato di Amicizia, che si aggiunge ai vari rapporti che ha allacciato con diverse comunità del Bangladesh e località dell’Africa ed America Latina nel corso dei 50 anni della sua azione tesa a promuovere la promozione umana degli ultimi.
La popolazione vive praticamente solo di pastorizia e i francescani ora stanno cercando di coinvolgere le famiglie nella coltivazione di piccoli appezzamenti del terreno fertile che si estende lungo una valle di oltre 20 km di lunghezza, molto ricca d’acqua. La visita di un agronomo ha evidenziato che in quel terreno potrebbe essere coltivato riso: è stata già sperimentata questa coltura, con grande successo. Oltre al riso, i francescani stanno cercando di convincere le famiglie a coltivare anche legumi e ortaggi, affinché la loro alimentazione sia più ricca. Questo nuovo progetto sarà occasione per i volontari del Comitato di Amicizia di programmare una loro visita a Manapa. Avrebbe dovuto già avvenire, ma la pandemia non l’ha resa attuabile. Il progetto dei francescani ha fatto sì che l’Amministrazione si sia accorta dell’esistenza della popolazione rurale che vive in Manapa. Ha quindi creato una strada bianca che permette di raggiungere quel luogo più agevolmente, senza dover compiere a piedi un cammino di oltre 7 ore, come avveniva in passato. È bello scoprire che l’opera dei missionari non diffonde solo la conoscenza del Vangelo, ma porta gli uomini a mettere in atto azioni solidali, apre le menti e porta le famiglie a uno sviluppo umano integrale.
Raffaele Gaddoni