Don Domenico Casadio, per noi tutte “Dondo”, entrò nel mondo dello scoutismo sicuramente attratto dai valori del movimento, come lo spirito di servizio verso i giovani, che condivideva come sacerdote e insegnante. Nonostante i ricordi siano ormai un po’ sfuocati, pensando a Dondo vengono subito in mente il suo viso accogliente, la sua risatina che spazzava via ogni soggezione, gli occhiali spessi sul naso, il suo muoversi agile e silenzioso.
Ci accompagnò dal 1967 per circa dieci anni, seguendo Coccinelle e Guide nei vari campi estivi, e aiutandoci nella nostra crescita e formazione personale. Con lui si imparava, anche solo da una chiacchierata, a guardare gli altri con benevolenza, pur senza rinunciare alle proprie idee, a considerare il servizio come un’opportunità per svolgere il nostro compito nella società, a credere in un percorso educativo che valorizzasse il singolo attraverso il gruppo, avendo come punto fermo il riferimento al Vangelo.
Non erano necessari tanti discorsi, tutto questo lo apprendevamo anche solo guardandolo in azione, soprattutto durante i campi estivi, dove i momenti sedute in cerchio ad ascoltarlo erano preziosi per la semplicità con cui sapeva trasmettere a bambine e adolescenti il messaggio evangelico, in modo leggero e spesso giocoso, pur entrando nella profondità e nell’essenza della “Parola”. Sì, perché Dondo si divertiva a stare in mezzo ai giovani, anche ai più piccoli, partecipava volentieri ai giochi, si prestava con generosità agli scherzi, anche a farsi tiranneggiare da qualche coccinella più intraprendente.
Giorni fa ci siamo trovate e confrontate, facendo rivivere i nostri ricordi, e lo abbiamo fatto con un sorriso, provando, soprattutto oggi, un senso di gratitudine per questa figura di sacerdote che ci fu accanto negli anni più formativi della nostra giovinezza e ci seppe trasmettere uno spirito autentico di essenzialità e di apertura verso gli altri attraverso l’esempio.
Due ricordi emergono più nitidi: la canonica della parrocchia di Casale, dove ci accoglieva in occasione di uscite o incontri, dandoci la possibilità di conoscerlo in maniera più approfondita. Si rimaneva colpite dalla essenzialità dell’ambiente, in cui spiccavano un pianoforte e una vecchia libreria colma di libri che attiravano la nostra curiosità: erano libri di religione, filosofia, psicologia, psicanalisi, sociologia. Dondo aveva una cultura vastissima e, quando anche solo abbozzava un discorso su uno di questi argomenti, noi lo ascoltavamo rapite, anche perché non mancava mai di sorridere in modo amichevole, mettendoci a nostro agio, mentre il suo viso trasmetteva passione e gioia.
Attraversammo insieme gli anni della contestazione che investiva tanti aspetti della società e la Chiesa stessa; nella molteplicità delle posizioni, la sua fu sempre rispettosa del giudizio altrui, ma rigorosa nel mettere al centro il Vangelo. Rimane impresso nei nostri ricordi anche il campo estivo delle guide a Masi di Cavalese (1972), dove Dondo si prestò a farci da “guardiano notturno”, avendo noi avuto visite non gradite. La sua tenda era collocata all’ingresso del campo, in un avvallamento che non lo metteva al riparo dagli acquazzoni, ed era anche molto piccola, tanto che non gli consentiva nemmeno di stare in piedi. Così, dopo qualche giorno di pazienza evangelica, Dondo decise che era meglio dormire “in cambusa”.
Grazie, Dondo!
Patrizia D’Atri, Donatella Visani, Laura Zucchini