Siamo un gruppo legato essenzialmente alla parrocchia della Collegiata e agli amici della Caritas nato su richiesta del parroco mettendo a disposizione il nostro tempo e il nostro cellulare (che si è rivelato estremamente utile). La cosa iniziale è stata mettere in contatto domanda (ricerca di accoglienza proposta essenzialmente dalle badanti ucraine che hanno fatto arrivare parenti e amici) e famiglie della nostra città, che spinte dal dramma ucraino hanno reso disponibile porzioni delle loro case. E’ stato necessario aiutare nelle pratiche burocratiche per l’acquisizione del permesso di soggiorno, per la tessera sanitaria, per la iscrizione dei ragazzi alla scuola; proprio in questi giorni i primi arrivati hanno iniziato a frequentare le lezioni.

Ci siamo imbattuti nella necessità di far comunicare fra loro queste persone che oltre al dramma dell’abbandono della loro casa e dei mariti (al momento nessun marito è giunto da noi) hanno anche notevole difficoltà con la lingua. Abbiamo proposto un momento di incontro tra loro con un pranzo settimanale in Collegiata offerto dal parroco a cui sono stati invitati altri ucraini giunti attraverso accoglienza segnalata da altri enti, che riteniamo utile mantenere nel tempo proprio per l’importante occasione di scambio di informazioni e opportunità.

In parrocchia accolte 30 persone

Si sta attivando l’insegnamento della lingua italiana seguito da alcune insegnanti. Noi abbiamo accolto in 8 nuclei 30 persone, 16 dei quali sono minori Abbiamo ancora un discreto numero di famiglie disponibili all’accoglienza, se dovessero arrivare altri profughi ucraini. Le storie personali di questa famiglie ucraine sono ancora poco definite, celate in un riserbo dignitoso. Donne con bambini in fuga… Per chi accoglie o dà la disponibilità ad accogliere c’è il desiderio di abbracciare qualcuno sconosciuto, ma non estraneo, qualcuno di cui si ha un po’ di timore, ma non paura. E’ per me veramente una possibilità di dare alla speranza un volto concreto, un’opportunità che ti può, se vuoi, cambiare e dare senso al vuoto che in questi anni ha segnato la vita di tanti.

Caterina Sgalaberna