In questo primo centenario dello scautismo faentino assistiamo a un fiorire di testimonianze e di ricordi che da soli la dicono lunga su cosa abbia significato negli anni passati, ma anche attualmente, la grande avventura pensata e voluta dal fondatore Baden Powell, per la gioventù della nostra città e non solo. Personalmente ho vissuto solo in parte la diretta esperienza scautistica (negli anni 50 come lupetto, poi, dopo gli studi in Seminario, come aiuto capo nel “mitico” gruppo Faenza 1 con sede ai Servi nella sacrestia, poi con il trasferimento in via XX Settembre 12). Ma la vita dello scautismo, con le sue problematiche di crescita e sviluppo, di riflesso e per motivi comprensibili mi ha pienamente coinvolto almeno fino a quando sono restato in famiglia. E in famiglia – con i fratelli Gianfranco, Gabriele, Angelo e poi Giuseppe, ma, inutile dirlo, soprattutto per l’attività di babbo Giulio – lo scautismo era di casa e ci coinvolgeva più o meno tutti. Una, fra le varie preoccupazioni che portava spesso babbo a parlarne, era il problema degli assistenti ecclesiastici che non sempre si mostravano “tagliati” per quel servizio, con frequente ricambio e le relative conseguenze.

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Padre Albino Varotti, 1955.

C’erano però almeno due figure di sacerdoti che assai bene si radicarono nello spirito dello scautismo e ne furono testimoni appassionati e convinti per tutta la vita: don Giuseppe Lanzoni e padre Albino Varotti, per noi tutti “Baloo”. Tanto è stato scritto sia dell’uno come dell’altro proprio perché hanno lasciato un segno indelebile nel movimento, ma soprattutto nelle generazioni che hanno seguito e formato. Il campo maggiormente coltivato da don Lanzoni è stato quello delle guide e delle scolte, poi aiutato dall’indimenticabile don Domenico Casadio. Lungi da me tratteggiarne le figure, certo è che grazie al loro profondo senso dello scautismo e dei suoi principi religiosi, pedagogici e sociali, a Faenza il movimento si è ben radicato, si è sviluppato e continua a fare un gran servizio alle famiglie e ai giovani.

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Campo estivo 1992, Santa Messa celebrata dal vescovo monsignor Francesco Tarcisio Bertozzi

Mi piace però qui fare un rapido cenno ad alcuni dei molti assistenti che ho conosciuto dagli anni ‘50 a oggi. Figura notevole è stato padre Agnello Locatelli per anni anche padre guardiano al Paradiso, con lui anche padre Cristoforo che fu il primo assistente del riparto 2 con sede al Paradiso. Anche don Giuseppe Piazza seguì per anni il gruppo 1 con sede ai Servi, come anche don Fioravante Zanelli poi parroco a Merlaschio. Spesso anche i parroci che ospitavano i gruppi o i riparti hanno temporaneamente prestato il servizio di assistente, come nel caso del domenicano padre Gusmano Jezzi.

Agli albori del dopoguerra furono assistenti anche altri come il francescano Giovanni Gamberi, poi padre guardiano. A metà degli anni ‘60 fu assistente anche don Domenico Lusa che per i giovani aveva un particolare carisma. Se veniamo ai nostri giorni un posto certamente speciale va riservato al compianto don Germano Pederzoli, per tutti “don Gerri”, molto amato e che ha lasciato un gran vuoto fra gli scout e soprattutto fra i rover.

Gli anni più recenti

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Don Renzo Tarlazzi sulla sua Fiat 500 sempre piena di ragazzi e di zaini, chiamata la “mula di don Renzo”

Fra coloro che ancora sono a vario titolo “sulla breccia” non posso non citare don Stefano Vecchi che bene incarna lo spirito scout, con incarichi anche di livello regionale, così dicasi di don Dante Albonetti che proprio nel suo recente 50° di sacerdozio ci ha dimostrato quanto sia ancora ben voluto e quanto bene ha seminato. A don Renzo Tarlazzi va un ricordo intenso per il suo servizio svolto nei primi anni quando era cappellano a San Giuseppe e chi c’era con lui allora non fa che dirne un gran bene, con ricordi fantastici. Altrettanto per il suo lungo servizio, dobbiamo menzionare don Luigi Gatti che di “strada” ne ha macinata tanta con i ragazzi e sempre con grande passione e generosità, non sempre corrisposta. In questa breve, ma utile carrellata a volo d’uccello, certamente qualche assistente mi è sfuggito dalla memoria, e ciò può essere un invito ad altri, perché completino la lunga serie di questi sacerdoti doppiamente impegnati e quindi doppiamente debitori di gratitudine e riconoscenza.

Enrico Argnani