A distanza di dieci anni dalla infausta e prematura scomparsa di Gianluigi Spada (morto nel gennaio 2012, ndr) il suo ricordo rimane vivo e immutato in quanti lo conobbero per vari motivi e furono in rapporto con lui: per lavoro, per impegno sociale, per semplice amicizia e conoscenza. Fu tecnico esperto, sperimentatore, agricoltore, cooperatore e autore di diverse pubblicazioni in ambito agronomico e fitoiatrico. Ha rappresentato un autorevole punto di riferimento per i tecnici e i frutticoltori/viticoltori, non solo del territorio, ma anche in ambito nazionale. Lo ricordiamo non solo per questo, ma anche per la sua profonda sensibilità umana e per il suo impegno nella cooperazione agricola e nel sociale.

Si laureò con lode in Scienze Agrarie all’Università di Bologna nel 1971, e iniziò la sua attività prima come tecnico alla cooperativa Paf di Faenza in qualità di coordinatore dell’ufficio agricolo, poi passò al Conerpo e a seguire nella nata Op (Organizzazione dei produttori ortofrutticoli) Apo Conerpo. Infine, fu tecnico sperimentatore al Crpv (Centro ricerche produzioni vegetali). Si distingueva per il suo rigore scientifico, anche se non era un ricercatore, sempre aperto alle innovazioni e pronto a ricercare nuove strade per affinare le tecniche di coltivazione nell’interesse del mondo agricolo e nel rispetto dell’ambiente. Era un profondo conoscitore delle principali specie frutticole del territorio (drupacee, pomacee, kiwi e kaki), ma non solo. Era impegnato su varie tematiche agronomiche, dalla difesa alla fertilizzazione, dall’irrigazione alla potatura. Gli aggiornamenti tecnici, la partecipazione a convegni e visite tecniche, sia in Italia che all’estero, lo vedevano in ogni occasione protagonista di primo piano.
Possiamo confermare, a distanza di anni dalla scomparsa, che era puntiglioso nel suo lavoro e che, da cristiano autentico, lo concepiva come servizio alla comunità agricola e non solo. Pur non venendo mai meno alla sua curiosità di ricerca e sperimentazione, si impegnò con professionalità e abnegazione nella pratica quotidiana a contatto con gli agricoltori, con evidente tratto comunicativo, ma anche didattico, aspetti che lo caratterizzavano. Era di carattere riservato, ma la sua voce si alzava chiara e forte ogni volta che si trattava di salvaguardare i principi in cui lui credeva fermamente. E in questo senso erano frequenti le discussioni che si aprivano amichevolmente fra noi.
È sempre stato punto di riferimento anche per l’Università, in particolare per il trasferimento della ricerca al campo applicativo nelle campagne.

Si dedicava al suo lavoro con una speciale “devozione” al punto tale che spesso, in missione tecnica insieme ad altri colleghi, giunto mezzogiorno ci invitava a una pausa per il pranzo. Però poi lui mangiava l’indispensabile o addirittura “saltava”. Ci si alimenta per il sostentamento del corpo e dello spirito, ci diceva. Si capiva che ci aveva spinti al pranzo per timore che conoscendo le sue abitudini essenziali, noi non avessimo fatto la proposta di mettere i piedi sotto la tavola. Il suo lavoro per il mondo agricolo e la cooperazione è andato sempre di pari passo con il suo impegno nel sociale e nell’associazionismo del volontariato.

In molti lo hanno definito “uomo semplice e straordinario”, due qualità che danno la reale connotazione della persona che era. È stato esempio di coerenza, altruismo e fede profonda. Aperto al dialogo, al confronto di idee, ma al tempo stesso rigoroso e fermo nei suoi principi, ha saputo dare compiutezza nel lavoro e nella vita ai valori in cui credeva. È stato maestro per tutti noi e il suo esempio guida ancora quanti hanno avuto il privilegio di conoscerlo. Lo ricorderemo sempre.

Eugenio Peroni
Giampiero Reggidori

Il ricordo dell’Azione cattolica

In occasione della Festa dell’adesione dei soci dell’Azione Cattolica, si è celebrato anche il ricordo del caro Gian Luigi.
Dopo aver indicato le tre parole chiave su cui si punterà nei prossimi anni l’Ac (relazioni, alleanze, sostenibilità) il presidente Pier Luigi Zanotti ha indicato come esempio proprio la vita di Gian Luigi. «Lui è stata un’autentica persona di relazione – ha detto il presidente Ac -. Conosceva tutti. Ed era sempre attento a ciascuno. Su di lui sapevi di poterci contare. È stato per noi anche un maestro di alleanze. Quando per esempio in centro diocesano dovevamo organizzare un evento insieme ad altri, sapevamo che Gian Luigi ci avrebbe fatto l’elenco di tutto quanto di buono esisteva, con l’elenco di tutte le persone – che conosceva! – e che si potevano contattare. E sulla sostenibilità, ci ha insegnato a portare avanti tante battaglie con l’energia che gli veniva dalla fede, e che a sua volta alimentava con l’impegno nel fare». «In Centro Diocesano – conclude Zanotti – il vuoto lasciato da Gian Luigi è grande, si sente ancora. Stimola la nostra responsabilità a seguire le tante intuizioni che ci ha lasciato».