Una promessa recitata nel dicembre 1967 e un cammino, da lupetto a capo scout, vissuto per lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato.

Maurizio Nieddu, 62 anni, è uno dei protagonisti dello sviluppo dell’Agesci in città. Ideatore di alcune delle tradizioni peculiari dello scautismo faentino – come il celebre Gioco delle 24 ore, la lista unica per le iscrizioni o le settimane comunitarie – ci racconta alcune delle tappe più significative del movimento.

Intervista a Maurizio Nieddu

Che valore ha la tappa dei cento anni per il mondo scout?

È molto gratificante e non scontato. Poche associazioni possono vantare una storia così lunga. È molto importante celebrare il centenario, perché l’Agesci è un movimento fatto spesso da capi giovani e si fa fatica a portare avanti una memoria comune. Capì questo quando, a fine anni ‘70, venne a farci visita a un campo di reparto Giulio Argnani, all’epoca già anziano. Mi colpì molto la sua testimonianza. Penso sia importante non disperdere il patrimonio degli ex capi, e per questo il centenario può essere l’occasione per istituire qualcosa di simile a quanto fanno gli ex allievi Salesiani.

Come si è sviluppato lo scautismo a Faenza?

Sono stato capo fino agli anni Duemila e ho attraversato una lunga parabola dello scautismo cittadino. Ricordo in particolare quando nell’83 ci si è divisi facendo nascere il Faenza 2. Oggi può sembrare una scelta scontata, ma non lo fu affatto. Si abbandonava la comfort zone di essere unico gruppo con tanti capi e si prese coscienza che per fare un miglior servizio ai ragazzi bisognava dividersi. A fine anni ‘80 e negli anni ‘90 lo scautismo in città ebbe uno sviluppo incredibile, sia per i numeri sia per i nuovi legami con parrocchie e sacerdoti. Si è presa coscienza che non è solo far giocare bambini ma proporre un’azione educativa per formare cristiani e cittadini.

Quali altri momenti significativi?

Quelli in cui abbiamo partecipato ai campi e alle route nazionali: eventi che facevano uscire gli scout faentini dal loro cortile per entrare a contatto con una dimensione più ampia. A livello cittadino, nel 1986 fummo nel corteo d’ordine per la visita del Papa a Faenza e una nostra delegazione aprì il corteo funebre per il sindaco De Giovanni. In tempi più recenti, il supporto dato ad altre realtà, come Bagnacavallo e il Valdilamone, per svilupparsi.

Qual è il filo conduttore che lega lo scautismo di ieri e di domani?

Ne direi due: la vita all’aria aperta e dare responsabilità ai ragazzi, elementi imprescindibili del fare scautismo. Educare i giovani è la risposta migliore alle tante problematiche di oggi. E i capi vanno sempre ringraziati per il grande impegno che mettono nel loro servizio, stiamo loro vicini.

Da 32 a più di 700 scout

Il 1° gennaio 1922 al teatro Salesiani venne fondato il primo reparto Asci “San Giorgio” a Faenza, 32 esploratori con capo reparto Ernesto Mattioni. Il primo campo estivo fu svolto a San Giorgio in Ceparano. Dal 1928 al 1940 sotto il regime fascista, gli scout vivono in clandestinità. Il 19 settembre 1945 venne rifondato il gruppo con capo reparto Giulio Argnani. Nel 1983 nasce il Faenza 2 (oggi con sede nella parrocchia di San Giuseppe; mentre il Faenza 1 ha sede a San Francesco); nel 1991 il Faenza 3 (San Marco) e nel 1993 il Faenza 4 (Beata Vergine del Paradiso). Oggi sono oltre 700 tra effettivi ed ex scout iscritti.

NiedduScout 2

Nella foto: route Clan La Picozza Faenza 1; 1978 Marmolada Passo Fedaia Sella. Maurizio Nieddu è al centro in basso

Samuele Marchi