Dopo il nostro servizio uscito nel numero 37 de il Piccolo sui disturbi alimentari nel quale la dottoressa Di Stani di Ausl Romagna aveva evidenziato l’aumento di casi (+30%) segnalati all’Ausl, riportando che i tempi di attesa si attestavano tra i 15 e i 20 giorni, ci ha scritto una lettrice che vuole restare anonima da Faenza. Una lettera di cui di seguito pubblichiamo ampi stralci.
Anoressia e bulimia, +30% di casi. La lettera di una nonna faentina: “Tre mesi per la presa in carico”
«Ho letto con grande interesse sul vostro giornale l’articolo sulla anoressia e bulimia. L’intervista alla dottoressa Marinella Di Stani presenta in maniera chiara come la pandemia ha aumentato questi disturbi e abbassato l’età di insorgenza. Ho apprezzato l’attenzione data a un problema sempre più diffuso, che coinvolge attualmente anche la mia famiglia.
Poi ho letto il trafiletto laterale “Cosa fare?” e sono rimasta molta sorpresa. L’ho letto più volte per essere sicura di quello che leggevo, che cioè i tempi d’attesa per i minori sono poco al di sopra delle due settimane. Perché vengono date notizie così inesatte e fuorvianti? Perché suscitare in chi legge l’idea che, contattato il medico di base o il pediatra, il percorso di presa in carico del servizio sia breve, suscitando false speranze? Purtroppo il percorso di presa in carico è di circa tre mesi per le anoressie e anche più lungo per le bulimie.
Ne ho fatto l’esperienza diretta quando mia figlia ha contattato il pediatra per mia nipote.
Il pediatra ha attivato il percorso e l’appuntamento è stato dato dal Servizio dopo 12 settimane. Ho visto in quelle lunghe settimane mia nipote cercare tutte le strategie per mangiare il meno possibile, calare sempre più di peso, perdere progressivamente le forze e mia figlia telefonare direttamente al Servizio segnalando che la situazione peggiorava e sentirsi rispondere che non era possibile anticipare la presa in carico per impossibilità del servizio a far fronte a tutte le richieste urgenti: “Non accettiamo più richieste dai medici, perché abbiamo solo urgenze!”.
Questo le hanno detto. La presa in carico ambulatoriale non è poi mai avvenuta, perché dopo 10 settimane di attesa, la pediatra ha ricoverato d’urgenza mia nipote in Pediatria a Ravenna con seria malnutrizione e disidratazione. Tutte le ragazze che mia figlia ha incontrato durante il ricovero avevano avuto una storia simile a quella di mia nipote. I tempi di attesa sono lunghi e gli stessi operatori del Servizio sono consapevoli di questo grosso limite che il servizio ha, consapevoli che le risorse sono inadeguate. A una mamma che ha telefonato per un disturbo di iperfagia del figlio, l’operatore del Servizio ha detto che l’attesa per la presa in carico era ‘molto, molto, molto lunga!’.
Perché quindi dare informazioni errate? Perché non condividere le problematicità, invece che nasconderle? La salute dei ragazzi, la sofferenza “impotente” delle famiglie chiedono che i problemi vengano affrontati innanzitutto con sincerità».
Lettera firmata – Faenza
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