Un documento che approfondisce il tema della pace, dell’obiezione di coscienza e dei conflitti all’interno della società civile. Non si tratta di un decreto legge dei giorni nostri, ma di una bolla papale, la Significatum est, redatta 800 anni fa e che ha per protagonista proprio la città di Faenza.

A parlarne è stato lo storico Franco Cardini, ospite alla chiesa di San Francesco per la rassegna “La profezia della povera pace”. Una lettera (o meglio, una “bolla”) poi rimasta nella storia perché è in assoluto una delle prime testimonianze scritte della presenza dei “fratelli della penitenza” (l’attuale Ordine francescano secolare) in Italia.

Lo storico Franco Cardini ospite alla chiesa di San Francesco di Faenza

E la testimonianza è particolarmente importante perché parla di un impegno civile e di una convinta scelta del messaggio di pace universale che san Francesco, ancora vivente, stava portando in giro per il mondo. La bolla è datata 16 dicembre 1221, emanata da papa Onorio III e rivolta al vescovo di Rimini. La situazione che si può ricostruire dal testo della Significatum est è questa: il podestà della città di Faenza (come anche quelli di altre città vicine) vorrebbe imporre, con un giuramento di fedeltà, di prendere le armi al suo servizio, vista la minaccia di città vicine. Ma i penitenti hanno fatto una promessa di vita ben definita, riconducibile alla regola “Memoriale propositi” di pochi mesi prima, che recita con semplicità e chiarezza: «Non prendano contro nessuno armi da offesa, né le portino con sé». «Le città italiane medievali – spiega Cardini – vivono uno stato endemico di guerra civile. La predicazione di san Francesco si interpone a questo status quo, predicando la pace sociale. I francescani vogliono riportare la pace in un mondo di guerra, e questo messaggio ha grande presa in tanti giovani in Italia e in Europa». La riflessione di Cardini si muove tra i concetti di delitto e peccato, a volte non coincidenti. «I laici guardano con sospetto questi movimenti – prosegue lo storico –. Decidere di non armarsi è un atto che lede la società civile, e per questo il podestà perseguita a Faenza questi gruppi religiosi. Il Papa allora interviene in loro difesa. Su questo episodio storico ci sono ancora lacune, perché la bolla non è diretta al vescovo di Faenza? Forse perché era colluso col potere civile».

La testimonianza della presenza francescana a Faenza, 800 anni fa

Il documento propone un conflitto di doveri che va diretto al cuore dell’uomo: portare le armi nella società medievale un è atto di solidarietà civile, che si scontra con il diritto di non armarsi e di portare la pace. «Sono argomenti di bruciante attualità – conclude lo storico – che parlano ancora oggi delle scelte che compie l’uomo».