Il Teatro degli Animosi di Marradi, dopo importanti interventi di riqualificazione, riapre domenica 6 giugno con un concerto dell’Orchestra Cherubini diretta dal maestro Riccardo Muti, in collaborazione con il Ravenna Festival. A causa del distanziamento previsto dalle norme anticovid, i posti nel teatro sono limitati, ma il sindaco Triberti ha dichiarato che sarà allestito un mega schermo in piazza Scalelle per permettere a tutti di assistere a un evento unico per Marradi e il suo territorio.
Il teatro fu edificato a partire dal 1792, dietro commissione dell’Accademia degli Animosi, costituita dai rappresentanti delle famiglie gentilizie locali. Il 18 aprile di quello stesso anno, fu redatto il compromesso per l’acquisto del terreno, concesso da un accademico stesso, Carlo Torriani, mentre Luca Fabbroni fu nominato camerlengo delle riscossioni dei versamenti effettuati dai venti soci fondatori dell’Accademia.
I lavori per la costruzione del teatro, su disegno dell’ingegnere fiorentino Giuseppe Manetti, furono affidati alle maestranze di Carlo Mughini e Giovan Battista Mazza, i cosiddetti “Maestri Comacini”, mentre le opere di decorazione furono assegnate al pittore Francesco Tarchi.
Il Teatro degli Animosi fu costruito nel 1806 e i primi lavori di restauro risalgono ad inizio ‘900
La costruzione fu completata verso la fine del 1806 e sin dall’inizio il teatro fu dotato di un impianto di riscaldamento ad aria calda a mezzo canalizzazioni in muratura.
Dalla costruzione e fino alla “Festa del Centenario” non si hanno notizie di modifiche rilevanti, salvo l’apposizione di una lapide ricordo con i nomi dei venti Accademici fondatori, tuttora visibile nel foyer del teatro.
I primi restauri accertati risalgono all’inizio del ‘900, quando il teatro subì trasformazioni strutturali e fu dotato di un impianto di illuminazione elettrica, opera gratuita dell’ingegnere marradese Lorenzo Fabbri, ideatore e comproprietario della centrale idroelettrica “Fabbri e Buratto”. I lavori furono eseguiti sotto la guida dell’ingegnere Ezio Maria Michelozzi che rafforzò le strutture portanti del tetto collocandovi un nuovo argano per alzare e abbassare il grande lampadario centrale. Il soffitto e il boccascena furono decorati dal pittore fiorentino Cecconi, che vi collocò una mongolfiera simbolo dell’Accademia il cui motto era “Tutte le vie sono piane agli Animosi”. Quando il teatro fu reinaugurato, si presentava come lo vediamo oggi armoniosamente raccolto intorno alla platea, capace di 80 poltroncine, su cui affacciano 33 palchi disposti su tre ordini e suddivisi da pilastrini conclusi da eleganti mensole.
Al secondo piano da notare il palco centrale, originariamente riservato al “sovraintendente”, l’accademico che doveva vigilare sulla moralità degli spettacoli allestiti nel teatro. Nel 1938, il teatro divenne proprietà del Dopolavoro Nazionale Fascista e dal 1939 fu adibito anche a sala di proiezioni cinematografiche. Dopo la guerra, fu affidato all’Enal fino al 1970 poi il Comune lo acquistò restaurandolo e almeno in parte lo riportò al suo antico splendore. (notizie tratte da Cose di casa nostra di Renato Ridolfi).
Dopo la gestione di “A Marradi c’è…”, oggi il Comune ha eseguito un nuovo affidamento alla Compagnia per non perire d’inedia, attiva nel territorio.
Luisa Calderoni