Alcuni amici e lettori mi hanno recentemente esposto i propri dubbi sull’operato della Commissione Europea sulla gestione dei vaccini.
“Certo ogni Stato ha avuto i suoi problemi, ma l’Europa ha concluso contratti capestro con le aziende produttrici del vaccino, senza penali, e non è riuscita a forzarle a consegnare le dosi pattuite..” Insomma, “si è fatta fregare”.

Alcuni capi di stato e primi ministri europei, come Mario Draghi, hanno espresso opinioni simili.

Da un punto di vista della comunicazione, continua ad essere efficace la classica litania delle colpe a Bruxelles e dei meriti agli Stati, perché quasi nessuno ha interesse a difendere la Commissione Europa.

Al contrario in tutti gli Stati membri, deputati, senatori, con annessi assistenti parlamentari ed addetti stampa, rischieranno di perdere il posto di lavoro se non riusciranno a convincere i propri elettori del loro buon operato nel gestire la pandemia.

Da un punto di vista giuridico, la competenza legislativa in materia di protezione della salute spetta esclusivamente agli Stati Membri, mentre la Commissione può solamente sostenere le iniziative dei 27, cercando di coordinarle.

In parole povere: in materia di salute pubblica, la Commissione non può fare nulla senza passare per gli Stati Membri. Dunque, se gli Stati avessero voluto inserire penali, avrebbero potuto. Se non lo hanno fatto è perché nessuno ci ha pensato, o più verosimilmente perché qualcuno dei 27 si è opposto.

La prova è che, se ogni Stato riceve una quantità di dosi in base alla propria popolazione, va aggiunto che ognuno ha deciso liberamente quali e quanti vaccini prendere tra quelli messi a disposizione dalla Commissione, per arrivare alla propria quota.

Alcuni hanno scelto di ricevere maggiori quantità di Astrazeneca, anche a causa del costo nettamente inferiore: poi questa azienda non ha rispettato il contratto e così questi Stati hanno ottenuto dosi inferiori a quelle previste.

Non ha avuto problemi invece chi ha scelto di acquistare più dosi di BioNTech-Pfizer e Moderna, che hanno invece consegnato più dosi rispetto a quelle inizialmente pattuite, non ha avuto di questi problemi.

Poi i vaccini arrivano e a quel punto sta agli Stati decidere a chi e come distribuire i vaccini: se la Toscana ha deciso di dare priorità agli avvocati invece degli ultra ottantenni, la colpa è di Bruxelles?

E’ colpa dell’Europa se alcune dose vengono buttate o offerte ad amici e parenti, perché in assenza di un sistema di prenotazioni con lista d’attesa, a fine giornata altro non si poteva fare per le fiale già messe fuori frigo?

Questa narrativa nazionalista e protezionista ha già fatto danni con la Brexit, ma continua ad essere usata dai politici e media nazionali per coprire le falle nazionali.

L’Austria del nazionalista Kurtz, con Slovenia e Repubblica Ceca (20 milioni d’abitanti in tutto) in grande difficoltà in patria, hanno ostacolato il meccanismo di solidarietà tra Stati Membri, volto a condividere le dosi tra chi ne ha in abbondanza e chi ne ha troppo poche. Il meccanismo è successivamente stato approvato dagli altri 24 Stati escludendo i tre contrari che ora dovranno cavarsela da soli, come sognavano. Vedremo con quali risultati.

Qualcun altro ha proposto di bloccare la vendita di dosi a paesi extra-UE. E perché no? Se ne abbiamo troppo poche per noi, perché venderle? Una buona ragione l’ha esposta Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione, che ha educatamente fatto notare che solo per produrre una dose di vaccino Pfizer, servono 180 materie prima da 19 Stati nel mondo. Bloccare le esportazioni significa andare incontro a ritorsioni contro l’UE e ci perderemmo tutti. E allora forse il libero commercio non è poi così inutile.

I rischi di questa narrativa di facile presa sulla popolazione, sono sul lungo termine.

“A cosa serve rimanere in UE, se per i vaccini si è fatta fregare? Tanto vale uscire e fare da soli allora”.
Chi farà discorsi di questo tipo avrà successo alle elezioni, perché il messaggio che è passato è proprio questo: chi è fuori dall’UE, come il Regno Unito, o Israele, è più efficace di noi.
Ed i partiti detti “europeisti”? Hanno difeso l’Europa? Hanno mostrato che tutti i difetti attribuiti all’Europa non sono altro che colpe degli Stati che la compongono? Hanno spiegato che Regno Unito ed Israele sono paesi ricchi, che investono in ricerca scientifica cifre a noi sconosciute, dove la sanità non è gratuita come in Italia, che invece offre letti d’ospedale e respiratori anche a chi le tasse non le paga? Hanno difeso il libero commercio e la capacità di attrarre talenti stranieri, chiave del successo di questi paesi?

No, hanno preferito dire “ce lo chiede l’Europa”, “andiamo a sbattere i pugni sul tavolo della Merkel” e “l’Europa si è fatta ingannare da Big Pharma”.

Chissà perché ad un certo punto vince il nazionalismo.

Federico Patuelli