Una scuola con un’identità chiara e uno sguardo innovativo, che pone al centro la crescita dei bambini e dei ragazzi attraverso l’apprendimento e li aiuta a mettere subito in gioco le competenze acquisite in aula. Ecco allora che in classe, lavorando in gruppo, si può arrivare a costruire una guida-mappa di Faenza con i luoghi storici più significativi. Oppure può partire dagli studenti stessi l’idea di rinnovare una parete del corridoio con una pittura murale, per rendere più accoglienti gli spazi dell’istituto; o ancora per migliorare le proprie capacità linguistiche si può realizzare un pranzo internazionale per gli insegnanti che unisca divertimento e apprendimento. Sant’Umiltà è questo: una comunità che parte dal nido fino alle scuole medie, con una storia che viene da lontano, nel 1918, ma che continua a rinnovarsi nel tempo per aiutare i propri ragazzi e ragazze a cogliere le migliori opportunità e a realizzarsi come persone. Con Enrico Alpi, docente di italiano nelle classi delle medie, facciamo il punto sulle iscrizioni appena concluse e sulle potenzialità dell’istituto. 

Che riscontro avete avuto per quanto riguarda le iscrizioni all’a.s. 2021-22?

È stato molto positivo: rispetto agli scorsi anni c’è stata una crescita notevole a livello di iscrizioni. Questo è sicuramente il frutto dell’unità di intenti che contraddistingue il gruppo degli insegnanti della scuola secondaria: da qualche anno abbiamo intrapreso un percorso insieme e intendiamo migliorarci un anno dopo l’altro. 

Qual è il valore aggiunto che è capace di dare la Fondazione Marri – S,Umiltà, e in generale le scuole cattoliche, nel contesto educativo? 

Il rapporto con i ragazzi, senza dubbio. L’attenzione che rivolgiamo a loro e alle famiglie nel corso dell’anno è unica. L’idea che coltiviamo è quella di creare una comunità aperta a tutti, in cui i ragazzi pensino davvero alla scuola come un luogo in cui, senza dimenticare la necessaria fatica che serve per raggiungere gli obiettivi nella vita, ci sono persone che si impegnano per renderli migliori.

La vostra campagna di comunicazione si è incentrata su tre termini: “Innovativa, creativa, per tutti”. Che significato hanno?

La nostra scuola è innovativa perché settimanalmente il collegio docenti lavora in questa direzione: non vogliamo spiegare e raccontare ciò che ci piace in maniera statica, vogliamo farlo con stile. Abbiamo lavorato su un numero talmente ampio di progetti innovativi, che non saprei davvero da dove cominciare. Ad esempio, in II media abbiamo appena concluso un lavoro sul romanzo giallo. Abbiamo immaginato un’indagine all’interno della scuola: prima creando con i tablet gli avatar dei possibili sospettati con le loro caratteristiche, quindi attraverso un programma di design virtuale abbiamo ricreato gli ambienti della scuola in 3d. Infine ci siamo divertiti rivisitando il celebre “Cluedo” con le nostre creazioni e giocando in classe a gruppi.

E per quanto riguarda gli altri due termini? 

“Creativa” perché vogliamo lasciare spazio alle passioni dei nostri studenti: si dipinge all’aperto e si scava in cortile, ma allo stesso tempo si imparano la storia dei Promessi Sposi e le regole del present perfect. “Per tutti” perché l’inclusione è da sempre uno dei nostri obiettivi principali. La tolleranza e il rispetto della diversità devono essere valori fondanti della nostra società: ognuno offre quello che può offrire, ma tutto ciò che viene seminato poi germoglierà.

L’ambiente (inteso come aule, laboratori, spazi all’aperto) è il luogo dove il bambino vive, apprende ed entra in relazione con gli altri. Quale opportunità offre, in questo ambito, S. Umiltà? 

Si parla tanto in questo periodo di educare i ragazzi alla bellezza e penso che la nostra scuola ne sia un esempio. È possibile lavorare e fare lezione nel grande giardino quando il tempo lo permette, i lavori di gruppo sono facilitati dai nostri banchi “a isola”, ogni alunno può utilizzare un tablet per i lavori più interattivi. La nostra vuole e deve essere sempre di più una scuola aperta.