Tutta la comunità e gli amici della Piccola Fraternità di Sasso, a Popolano, si sono stretti attorno ad Amedeo, Lucia e Marinella, che il 3 ottobre scorso hanno rinnovato i propri voti. La messa, a cui ha partecipato oltre un centinaio di persone, è stata presieduta dal vescovo, monsignor Mario Toso. Al termine della celebrazione, don Nilo Nannini, tra i fondatori della comunità di Sasso, dopo aver ringraziato il vescovo per il sostegno alla Comunità in questi anni, ha ricordato l’importanza della giustizia sociale, dell’amore e del perdono nell’aiutare le persone che si sono trovate a vivere il dramma della tossicodipendenza, “troppo spesso, chi non dovrebbe, finisce in carcere” ha ricordato don Nilo, evidenziando l’impegno di un percorso, come quello a Sasso, che non lascia indietro nessuno. Di seguito riportiamo l’omelia del vescovo.

vescovo e don nilo

L’omelia del vescovo Mario

Caro don Nilo, cari presbiteri, caro diacono, cari fratelli e sorelle, cari collaboratori ed amici, sono stati letti i brani della festa di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia. Nella lettera ai Galati san Paolo dice che per lui non c’è nessun altro vanto se non nella croce di Gesù Cristo.

Non pochi cercano fama e successo nella ricchezza, nel potere, nell’uso della forza, nello sfruttamento smodato dei beni della terra, nel manipolare l’opinione pubblica, nel dominare sugli altri. I credenti, come san Paolo, pensano, invece, che il loro buon nome, la loro maturità umana e spirituale, derivino dal vivere Cristo, con Lui, per Lui, ossia condividendolo, celebrandolo, annunciandolo, testimoniando il suo Amore samaritano, crocifisso. Con la gioia del loro amore per Dio, con l’eloquenza delle loro opere, come testimoniano sin dagli inizi gli Atti degli apostoli, i cristiani diventano punto di riferimento per altri, sono stimati. La loro testimonianza aiuta a cercare Dio. Vivono in mezzo alla gente, formando un popolo nuovo. Formano la Chiesa, composta da persone che sono sale che dà sapore, fermento che invade la pasta, luce che illumina.

I credenti diventano luce, sale e lievito perché Dio, grazie a Gesù Cristo, che si è incarnato, abita in loro, con loro. Dona a loro la sua capacità di amare e di servire. Trasfigurano l’umanità grazie all’Amore di Dio, che è donato mediante lo Spirito santo. Sanno, però, che non sono esenti dal divenire insipidi, tenebre, umanità schiava del male. Come constatiamo in questi tempi di guerre, di distruzioni, di spoliazione della dignità umana, ci sono uomini che su questa terra impersonano il drago, Satana, (cf Ap 12, 7-12), quel Lucifero contro cui ha combattuto e continua a combattere l’arcangelo Michele con i suoi angeli. Cristo stesso, in prima persona, si è impegnato con la sua incarnazione, morte e risurrezione. È grazie a Cristo, l’uomo nuovo, essere celeste perché Figlio di Dio, che possiamo essere, per i nostri fratelli in difficoltà, un aiuto efficace, orientamento, amicizia che sostiene nelle prove, luce che cava dal buio, con l’affetto, la compagnia, la flessibilità e l’attesa paziente.

Consapevoli di questo, Lucia, Marinella e Amedeo oggi rinnovano, per un anno, il dono di sé stessi a Gesù Cristo, per essere più suoi, per custodire un cuore libero, genuino, radicalmente generoso, continuamente al servizio dei propri fratelli e sorelle più bisognosi di sostegno morale e psicologico. Fanno, allora, voto di povertà, castità e obbedienza. Per loro Gesù è tutto. Alla fine del cammino Lui sarà la paga per il prezioso lavoro svolto nella vigna che è, in particolare, la Comunità di Sasso.

In forza del colloquio quotidiano col Signore e l’unità con Lui, assumendo il giogo dell’amore di Cristo, mite e umile di cuore, questa Comunità, coordinata e animata spiritualmente da don Nilo, scommette stando in frontiera. Su tale frontiera è chiamata a camminare come comunione con Cristo, accanto agli altri, per consolidare una umanità nuova, liberata dai ricatti di vecchie abitudini. Queste, pur rifiutate, conservano un fascino misterioso, nascosto nelle fibre della carne e nella memoria di un bisogno estraniante. Con te don Nilo e con i tuoi collaboratori, la Comunità cerca di aiutare a conquistare il sapore dolce della libertà, quella vera, che vive e fiorisce grazie alla sacralità dei rapporti interpersonali, pieni di tenerezza, custoditi dalla fraternità, cercata e vissuta come un bene grande, universale, condiviso da tutti.

La Comunità di Sasso vuole essere famiglia ove si cresce mediante il dono reciproco, la stima vicendevole, gareggiando nel volere la gioia dell’altro. Gli altri sono considerati superiori a sé stessi, perché in loro vive e soffre Gesù Cristo. È così che la piccola ma meritoria Comunità di Sasso intende rifondare la giustizia e far crescere una nuova cittadinanza. La pratica quotidiana dell’accoglienza, la prossimità e la cura dell’altro, la tenerezza, l’empatia ne sono l’alfabeto.

Gesù è il medico e dei formatori e dei giovani. Egli aiuta e dà forza agli educatori nel proporre costantemente modalità, pratiche di rinascita, anche mediante il lavoro ecologico. Ugualmente suscita nei giovani, che entrano a far parte della Comunità di Sasso, che ha come modello san Francesco d’Assisi, il desiderio di imitarlo non solo con l’amore per il creato, ma anche con l’impegno di riparare la Chiesa, ossia la famiglia di Dio, nonché la stessa nostra umanità, sconfiggendo la voglia insana che porta all’autodistruzione, all’infelicità. Tutti sono chiamati alla Gioia e alla Speranza.

In questa Eucaristia, Cristo si fa cibo per noi. È medicina di immortalità, nutrimento per il nostro spirito, perché siamo forti nei propositi, guariti nell’anima e nel corpo, liberati dall’odio verso noi stessi e gli altri, disponibili alla gioia del dono e del servizio.