Mercoledì 22 ottobre nuovo naufragio al largo della Tunisia che ha causato la morte di 40 migranti, tra cui alcuni bambini. Oliviero Forti, responsabile dell’Ufficio Immigrazione di Caritas Italiana, ha denunciato l’inefficacia degli accordi con Tunisia e Libia e ha chiesto un rafforzamento dei presidi di salvataggio e investimenti per garantire vie sicure di accesso all’Europa.
40 migranti morti nel naufragio
Il 22 ottobre si è verificato un ennesimo naufragio al largo delle coste tunisine, portando alla morte di 40 migranti, tra cui alcuni bambini. Questo tragico evento evidenzia la continua crisi umanitaria che colpisce il Mediterraneo centrale, dove da oltre un decennio un numero crescente di migranti, principalmente dall’Africa subsahariana, cerca di raggiungere l’Europa.
Le parole di Forti
Oliviero Forti, responsabile dell’Ufficio Immigrazione di Caritas Italiana, ha espresso il suo sgomento per la situazione, sottolineando che gli accordi stipulati con la Tunisia e la Libia non hanno portato ai risultati sperati.
“Apprendiamo sgomenti dell’ennesimo naufragio al largo delle coste tunisine. Purtroppo continua questa mattanza che ormai da oltre un decennio sta interessando un numero crescente di migranti, soprattutto dell’Africa subsahariana, che cercano di raggiungere l’Europa”.
Così il responsabile Ufficio Immigrazione di Caritas Italiana, commenta al Sir l’ennesimo naufragio di migranti. Questa volta al largo della Tunisia con 40 morti: tra questi anche alcuni bambini come ha riferito un portavoce della magistratura tunisina. Trenta persone presenti sull’imbarcazione sono state salvate.
Per la Caritas, che ancora una volta si schiera a favore dei migranti, “non sono serviti gli accordi con la Tunisia. Non sono serviti – spiega Forti – neanche gli accordi con la Libia, peraltro recentemente rinnovati dal Governo italiano per trovare una soluzione all’apertura di vie legali e sicure di ingresso”.
La richiesta di interventi urgenti
Forti ha fatto appello per un urgente rafforzamento dei presidi di salvataggio nel Mediterraneo centrale, e “al tempo stesso investire risorse per consentire a queste persone di raggiungere l’Europa in sicurezza. Diversamente, conclude Forti, dovremo assistere ancora una volta a quello che è accaduto oggi di fronte alle coste tunisine”.














