Il volume, dopo il saluto articolato di monsignor Toso, presenta la prolusione del cardinale Pietro Parolin, che si occupa di Amleto Cicognani segretario di Stato di due papi (Giovanni XXIII e Paolo VI) e che si muove da protagonista sul piano internazionale.
Parolin ricorda come Giovanni XXIII nel suo primo concistoro, destinato a rinnovare il collegio cardinalizio il 15 dicembre 1958 lo nomini cardinale, assegnandogli il titolo di San Clemente, mutato il 23 maggio 1962 in quello della Chiesa suburbicaria di Frascati.

Segretario di Stato di due papi

Nel 1959 è nominato segretario della Congregazione per le Chiese Orientali. Nell’estate 1961, dopo la morte del cardinale Domenico Tardini, Angelo Roncalli lo sceglie come suo Segretario di Stato, nonostante l’età non più giovane. Alle obiezioni di chi riteneva il settantottenne Cicognani troppo anziano, pare che il papa rispondesse: “No, ha due anni meno di me”. Il cardinale Silvestrini, a lungo responsabile del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa e futuro Prefetto delle Congregazioni Orientali, che dall’agosto 1961 sino al 1969 sarà suo Segretario particolare, affiancando in tale incarico monsignor Pier Giacomo De Nicolò, ha scritto: «Prima che Amleto fosse nominato [Segretario di Stato] – racconta don Achille –, gli avevo scritto una lettera invitandolo a non accettare quell’incarico. I problemi erano tanti, complicati, e io li conoscevo bene, perché ero in Segreteria di Stato da una decina di anni. Lui rimase sorpresissimo della mia audacia. La ragione del mio consiglio era che, pur avendo lui grande esperienza della vita ecclesiale, non lo era altrettanto circa le questioni politiche. E questa mancanza di dimestichezza poteva costituire un problema. In seguito, mi sono sempre chiesto se il mio fosse stato un atto coraggioso…». Le cose, com’è noto, – scrive Parolin – sarebbero andate invece molto diversamente da come Silvestrini se l’era prefigurate. Del resto dopo la morte di papa Giovanni, Paolo VI, com’è noto, lo confermava ai vertici della Segreteria di Stato il giorno stesso della sua elezione, ove rimarrà accanto al pontefice fino al 30 aprile 1969, nominandolo pochi anni dopo, nel 1968 anche presidente dell’Amministrazione della Sede Apostolica. La sua attività alla Segreteria di Stato nel periodo 1961-69, in anni fondamentali per la storia della Chiesa nel Novecento, ma testimoni anche di mutamenti profondi nei rapporti tra gli Stati, nel saggio di Parolin trova una prima adeguata ricostruzione e valutazione critica. Intensa la partecipazione di Cicognani alla fase preparatoria del concilio Vaticano II e poi allo svolgimento dei lavori nell’assemblea dei vescovi. Di rilievo ancora maggiore fu il ruolo svolto, per tutta la durata del concilio, di interprete abituale delle indicazioni di Giovanni XXIII e di Paolo VI in relazione ai nodi cruciali sviluppati dai padri conciliari nel corso dei loro dibattiti.

Delegato apostolico negli Usa

Il saggio che ho scritto all’interno del volume studia l’attività diplomatica di Cicognani nei 25 anni di servizio come Delegato apostolico negli Usa, in un tempo di diffidenza verso l’aristocrazia e il clero. L’attività diplomatica si intreccia con quella pastorale traducendosi nella promozione del clero e dell’episcopato. Si tratta della presentazione dei primi esiti di ricerche sull’Archivio della Delegazione Apostolica Americana aperto fino a tutto il pontificato di Pio XII e il cui patrimonio documentario relativo all’attività del Delegato Apostolico monsignor Cicognani dal 1933 al 1958 è di tale rilevanza da avere richiesto parecchio lavoro agli incaricati dell’Archivio Apostolico Vaticano, per essere preparato alla consultazione degli studiosi. Qui offro una prima campionatura, nella complessità e vastità del materiale, ricostruendo il funzionamento dell’ufficio del Delegato e anche il metodo di lavoro dello stesso Cicognani. Dalle lettere, dagli incontri e dai dossier è possibile ricavare il pensiero del Delegato, i suoi rapporti con i presidenti degli Stati Uniti, con i vescovi locali, con tanti sacerdoti, religiosi e religiose, e molti laici degli Stati Uniti, insieme agli stretti rapporti con i dicasteri e uffici curiali di Pio XI e Pio XII, il suo coinvolgimento con i Segretari di stato vaticani, ma anche con gli altri cardinali, quasi sempre legati a sentimenti di fiducia e di certezza della lealtà del Delegato, ma anche di competenza e di esperienza.

La vivacità intellettuale al seminario di Faenza


Marco Ferrini, utilizzando le carte Lanzoni, ricorda quanto sia stata centrale l’influenza di Francesco Lanzoni nella formazione dei Cicognani, come rettore e insegnante. Anche il fratello Gaetano avrebbe ricordato l’insolita libertà e vivacità intellettuale di cui si poteva godere nel seminario di Faenza dove, a differenza di tanti altri luoghi formativi, il rettore era capace di infondere un raro equilibrio e una serenità di giudizio sui suoi studenti: «Leggevamo di tutto: classici italiani, capolavori di letterature straniere, libri di storia e sociologia, riviste. Chi aveva un libro nuovo, acquistato a prezzo di chissà quali rinunzie, era guardato con invidia. Entravano talvolta riviste di studi un po’ ardite, che passavano di mano in mano. Lanzoni sorrideva, spiegava, frenava, rettificava, intervenendo con una messa a punto, con un giudizio equilibrato». Nel saggio di Ferrini, tra i documenti spicca un resoconto redatto dal giovane Amleto Cicognani e inviato a Lanzoni nel 1906, che riguarda l’implicazione dello studioso romagnolo nel dibattito sull’autore del quarto vangelo suscitato dalle pubblicazioni di Alfred Loisy nei primi anni del Novecento. Tale coinvolgimento sarà destinato a marcare una vera e propria spaccatura nel percorso biografico del Lanzoni, con gravi conseguenze sul piano personale, nonché una mancata promozione a incarichi maggiori.

L’amicizia con Ugo Piazza


Eliana Versace si occupa di mezzo secolo di amicizia fra il brisighellese Cicognani e il faentino Ugo Piazza, futuro medico personale di Paolo VI. Piazza giunto a Roma per studiare medicina, il 25 novembre del 1925 si presentava alla sede del Circolo romano della Fuci, dove incontrava per primo l’allora segretario, Federico Alessandrini, futuro vice direttore de L’Osservatore Romano e poi responsabile della Sala Stampa della Santa Sede. Dal 1926 Amleto Cicognani diventava il primo cappellano dell’università della Sapienza, celebrando la liturgia domenicale in Sant’Ivo alla Sapienza, per sette anni consecutivi, preceduto da mons. Giovan Battista Montini, allora assistente ecclesiastico della Fuci, che all’inizio della celebrazione spiegava la liturgia domenicale. Ugo Piazza non mancò mai all’appuntamento domenicale e fu da subito tra i più vicini ai due sacerdoti. Quello tra Piazza e Cicognani fu un intenso rapporto di amicizia fedele e sincera, che si protrasse per tutta la vita. Amleto Cicognani gli sarebbe stato per quasi mezzo secolo, “patrono e grande amico”.
Un bilancio critico finale relativo a meriti e limiti degli studi contenuti in questo libro lo lasciamo ai singoli lettori.

Maurizio Tagliaferri

Il libro (Ed. delle Grazie)

libro

Nelle parole di presentazione di monsignor Michele Morandi troviamo sintetizzato il contenuto di tutto il libro: «abbiamo raccolto questi contributi scritti in occasione del 50° anniversario della morte del cardinale Amleto Giovanni Cicognani (intervento e saluto di monsignor Mario Toso, vescovo di Faenza-Modigliana, intervento e omelia del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, intervento di monsignor Maurizio Tagliaferri, relatore del Dicastero delle Cause dei santi) che delineano il servizio ecclesiale e pastorale del cardinale. A questi si sono aggiunti due saggi (don Marco Ferrini ed Eliana Versace) che ne fanno emergere il profilo umano, soprattutto nelle relazioni con i faentini Francesco Lanzoni e Ugo Piazza». Amleto Giovanni Cicognani (Brisighella, 24 febbraio 1883 – Città del Vaticano, 17 dicembre 1973) è stato un cardinale italiano, Segretario di Stato e Decano del Collegio Cardinalizio. Alla morte del cardinale Tardini nel 1961 venne nominato Segretario di Stato.