Una ventina di persone della diocesi di Faenza-Modigliana, della pastorale missionaria e del gruppo Ami (Amici mondo indiviso), hanno partecipato a Roma al Giubileo dei missionari e dei migranti. Una bella e intensa esperienza in ascolto del Papa e di altre testimonianze. Con queste parole ci ha accolto papa Leone sabato all’udienza in piazza San Pietro: “Cari amici, siete venuti come pellegrini di speranza, e il Giubileo è un tempo di speranza concreta, in cui il nostro cuore può trovare perdono e misericordia, affinché tutto possa ricominciare in modo nuovo. Il Giubileo apre anche alla speranza di una diversa distribuzione delle ricchezze, alla possibilità che la terra sia di tutti, perché in realtà non è così. In questo anno dobbiamo scegliere chi servire, se la giustizia o l’ingiustizia, se Dio o il denaro. Sperare è scegliere. Questo significa almeno due cose. Quella più evidente è che il mondo cambia se noi cambiamo. Il pellegrinaggio si fa per questo, è una scelta. La Porta Santa si attraversa per entrare in un tempo nuovo. Il secondo significato è più profondo e sottile: sperare è scegliere perché chi non sceglie si dispera. Una delle conseguenze più comuni della tristezza spirituale, cioè dell’accidia, è non scegliere niente. Allora chi la prova è preso da una pigrizia interiore che è peggio della morte. Sperare, invece, è scegliere”.

L’omelia del Papa
Dall’omelia della messa in piazza San Pietro del 5 ottobre: “Non si tratta tanto di “partire”, quanto invece di “restare” per annunciare il Cristo attraverso l’accoglienza, la compassione e la solidarietà: restare senza rifugiarci nella comodità del nostro individualismo, restare per guardare in faccia coloro che arrivano da terre lontane e martoriate, restare per aprire loro le braccia e il cuore, accoglierli come fratelli, essere per loro una presenza di consolazione e speranza. Sono tante le missionarie, i missionari, ma anche i credenti e le persone di buona volontà, che lavorano al servizio dei migranti, e per promuovere una nuova cultura della fraternità sul tema delle migrazioni, oltre gli stereotipi e i pregiudizi. Ma questo prezioso servizio interpella ciascuno di noi, nel piccolo delle proprie possibilità: questo è il tempo – come affermava papa Francesco – di costituirci tutti in uno «stato permanente di missione».
Tutto ciò esige almeno due grandi impegni missionari: la cooperazione missionaria e la vocazione missionaria. Anzitutto, vi chiedo di promuovere una rinnovata cooperazione missionaria tra le Chiese. Nelle comunità di antica tradizione cristiana come quelle occidentali, la presenza di tanti fratelli e sorelle del Sud del mondo dev’essere colta come un’opportunità, per uno scambio che rinnova il volto della Chiesa e suscita un cristianesimo più aperto, più vivo e più dinamico. Allo stesso tempo, ogni missionario che parte per altre terre, è chiamato ad abitare le culture che incontra con sacro rispetto, indirizzando al bene tutto ciò che trova di buono e di nobile, e portandovi la profezia del Vangelo.
Vorrei poi ricordare la bellezza e l’importanza delle vocazioni missionarie. Mi rivolgo in particolare alla Chiesa europea: oggi c’è bisogno di un nuovo slancio missionario, di laici, religiosi e presbiteri che offrano il loro servizio nelle terre di missione, di nuove proposte ed esperienze vocazionali capaci di suscitare questo desiderio, specialmente nei giovani.
Carissimi, invio con affetto la mia benedizione al clero locale delle Chiese particolari, ai missionari e alle missionarie, e a coloro che sono in discernimento vocazionale. Ai migranti invece dico: siate sempre i benvenuti! I mari e i deserti che avete attraversato, nella Scrittura sono “luoghi della salvezza”, in cui Dio si è fatto presente per salvare il suo popolo. Vi auguro di trovare questo volto di Dio nelle missionarie e nei missionari che incontrerete!
Affido tutti all’intercessione di Maria, prima missionaria del suo Figlio, che cammina in fretta verso i monti della Giudea, portando Gesù in grembo e mettendosi al servizio di Elisabetta. Lei ci sostenga, perché ciascuno di noi diventi collaboratori del Regno di Cristo, Regno di amore, di giustizia e di pace.
Il 17 ottobre la veglia missionaria della Diocesi di Faenza

Queste le parole e le provocazioni che ci portiamo nel cuore, ottobre è il mese del rosario e il mese missionario, affidiamo tutto a Maria. Come diocesi ci ritroveremo alla veglia missionaria il 17 ottobre presso la parrocchia di Santa Maria Maddalena. Papa Leone ci ha fatto però anche un altro dolcissimo regalo prendendo in braccio e benedicendo il più piccolo dei pellegrini giunti da Faenza il piccolo Oliver Di Diodoro, di appena tre settimane, e con lui ha benedetto tutti noi,la nostra diocesi, ma soprattutto la sua bella famiglia: babbo Demis, mamma Nadia e i fratellini Giosuè, Tobia, Zeno e Dora.













