Bronzo mondiale nel 2001, dopo la partecipazione ad Atene 2004, la cubana Anaysi Hernandez fu argento olimpico a Pechino 2008 nel judo 70 kg. Giunta in Italia nel 2009, da qualche anno vive a Russi con il marito e i due figli, Niccolò e Pierfrancesco. Nel 2018, assieme al marito Antonio Cifarelli si è trasferita in provincia di Ravenna per motivi familiari, ma ha continuato a dedicarsi all’insegnamento del judo a più livelli. Era già stata allenatrice in Puglia, così nel periodo dell’alluvione ha collaborato con la palestra Lucchesi di Faenza per lezioni di ginnastica. Di recente è entrata a far parte dello staff tecnico della Nazionale italiana di Judo, con il ruolo di allenatrice della squadra Under 18 e collaboratrice tecnica. A fine giugno, dai campionati europei, sono arrivati un argento e tre bronzi. Ben accolta nel contesto azzurro, ora si prepara ai mondiali di fine agosto preceduti, il 22-26 luglio a Roma, dai Giochi della gioventù (Eyof). Oltre al contratto con la Federazione italiana, Anaysi ha anche un contratto con il Centro internazionale di Judo a San Marino. Nel tempo libero è disponibile anche per Russi, dalla scuola a centri come Porta Nova, per guidare momenti ginnici.
Il viaggio in Ucraina
Nei diversi tornei cui ha partecipato recentemente, in Polonia ha conosciuto una signora ucraina con la quale è scattata una forte amicizia.
E Anaysi ha risposto all’invito di recarsi in quel paese immerso nella guerra. Ha raggiunto la città di Leopoli e qui ha offerto a un gruppo di ragazzi dimostrazioni di Judo ricevendo un sentito ringraziamento. «Pochi giorni quelli vissuti in Ucraina, – ci dice Anaysi – ma la sensazione è stata particolare percependo lo stato di guerra e la minore disponibilità di cose in cui vive la gente». E la memoria corre veloce alla propria infanzia e alle poche disponibilità di una normale famiglia cubana costretta al sacrificio «a vivere con poco e niente» racconta.
Da Cuba alle Olimpiadi
Quel poco e niente che per la piccola Anaysi fu una scatola di cartone preparata con pochi effetti personali per raggiungere la nazionale. «Non avevo niente» ci dice. E commuovendosi aggiunge: «allora le mie amiche fecero una colletta di mutandine e magliette. Quelle stesse amiche con cui sono in contatto ancora oggi. Aiutate dalla giornalista Nilda Sanchez, mi fecero un piccolo corredo perché potessi andare in nazionale. Ancora adesso, appena posso, invio loro cose da mangiare». A Cuba c’è anche la famiglia. «Mia madre è stata qui di recente e ora è tornata a casa: là, assieme a 5 nipoti, c’è il nonno che ha 99 anni». Uno sport, il judo, che per Anaysi è stato segno di riscatto sociale e possibilità di viaggiare. Luoghi di gara, ma anche luoghi legati alla fede e alla richiesta di grazia al Signore per la salute dei figli.
Da Fatima a Lourdes. E ci dice anche di Assisi. «È come fosse casa mia. Lì mi sento protetta, sento che qualcuno mi ascolta».
Le fatiche della vita a volte sono rilevanti, ma nonostante tutto Anaysi sente anche l’esigenza della gratitudine per le tante cose che ha avuto dal nulla (medaglie comprese) e per gli innumerevoli incontri fatti. La salutiamo augurandole ogni bene in casa, e perché no anche nello sport, visto che ora è impegnata per la maglia azzurra.
Giulio Donati














