Domenica 6 luglio 2025, si è nuovamente svolta la Maratona dles Dolomites; un evento sportivo che unisce passione, competizione e rispetto per la natura. Si caratterizza per i suoi tre percorsi di diversa lunghezza e difficoltà, che attraversano passi iconici come Campolongo, Pordoi, Sella, Gardena, Giau, Falzarego e Valparola. La 38ª edizione, ha visto la partecipazione di circa 8.000 ciclisti provenienti da 79 nazioni. Oltre alla competizione, l’evento offre un’atmosfera unica, grazie al sostegno delle comunità locali e alla bellezza dei paesaggi dolomitici. A parlarci di questa esperienza sono alcuni faentini che hanno partecipato all’edizione del 2025.

Paolo Castellari (percorso lungo: 138km): “per me è come un pellegrinaggio di ringraziamento al Signore”
Quest’anno sono arrivato alla Maratona in condizioni ottimali dopo numerosi allenamenti primaverili. Partecipo dal 2004, ma ogni anno suscita in me forti emozioni. Per me è come un pellegrinaggio di ringraziamento al Signore. Ho trascorso la vigilia in perfetto relax. Dopo aver ritirato il pacco gara e il pettorale alla Ciasa Runcher a Badia (la Casa delle Associazioni ladine) sono salito per un momento di preghiera con i modernissimi impianti a la Crusc, il Santuario del Santa Croce, luogo di pellegrinaggio dei fedeli badioti e non troppo distante da Oies dove si trova la casa natale del Santo Ladino Giuseppe Freinademetz. In serata una bella cena in un ristorante elegante (secondo la definizione usata da mio nipote Fabio). Assai incerte erano le previsioni meteo per la gara.
Alla partenza tempo ottimo, con un po’ di sole ma non troppo caldo. Sono partito bene e, dopo i Passi Campolongo, Pordoi, Sella e Gardena, sono transitato a Corvara e ho scalato nuovamente il Campolongo, per poi raggiungere Pieve di Livinallongo, Andraz e Cernadoi (frazioni di Livinallongo del Col di Lana, il Col di Sangue o Blutberg della Prima Guerra Mondiale), dove ho deciso senza timore per il Percorso Lungo di 138 km. La difficoltà del percorso lungo è ben evidenziata da Miguel Indurain, il quale lo definisce un percorso molto lungo: infatti opta quasi sempre per il percorso medio.
Dopo la salita breve ma con pendenze ragguardevoli del Colle di Santa ci si trova di fronte al terribile Passo Giau, il clou del Percorso lungo, 10 km ad oltre il 9% di pendenza media. Con fatica, ho raggiunto la vetta dopo quasi un’ora e trenta minuti, per poi tuffarmi nei dieci chilometri della discesa molto tecnica fino a Pocol (luogo che ospita un sacrario con quasi 9000 caduti della Grande Guerra), per imboccare il Passo Falzarego, una salita di 11 chilometri, per fortuna con pendenze meno ripide rispetto al Giau. All’inizio della salita, siamo stati accolti da un violento scroscio di pioggia, che per fortuna ha smesso dopo poco.
Arrivato in cima al Falzarego, ho affrontato la salita del Valparola, 1,5 km, con pendenza fino al 15%. Il cartello stradale Intrà i Sasc apre la lunga discesa del Valparola, che ho affrontato sotto una pioggia battente, che aumentava sempre di più. Per fortuna, ho potuto disporre di una bici efficiente con freni a posto e pneumatici gonfiati ad una pressione ottimale per affrontare la difficile discesa caratterizzata da un lungo cantiere stradale e dall’attraversamento dei bellissimi luoghi badioti, Sciarè, Armentarola, San Ciascian e la Ila. Al termine della discesa, un ultimo sforzo per salire il Mur del Giat, breve ma con pendenza fino al 19%, con un grande incitamento degli spettatori, per poi arrivare a Corvara sotto un diluvio fortissimo in 8 ore e 42 minuti, cinque in meno del 2022 (ultimo anno in cui avevo fatto il percorso lungo). Un grande successo per me.

Chi ha il privilegio di salire in bici i Passi dolomitici, non può che riconoscersi nelle parole pronunciate da San Giovanni Paolo II nella messa sull’Adamello il 16 luglio 1988: “Qui, dove la natura è un inno perenne alla grandezza del Creatore, è facile disporre l’animo a pensieri alti e corroboranti, e soffermarsi in preghiera. Le montagne hanno sempre avuto un particolare fascino per il mio animo: esse invitano a salire non solo materialmente ma spiritualmente verso le realtà che non tramontano. Qui, tra gli spazi sconfinati e nel silenzio solenne delle cime, si avverte il senso dell’infinito! In questo scenario maestoso e possente, l’uomo si sente piccolo e fragile, e più facilmente percepisce la magnificenza e l’onnipotenza di Dio, creatore dell’universo e redentore del genere umano. Pensando agli aspri episodi di guerra avvenuti in questi luoghi e alle innumerevoli vittime colpite a morte nelle gole di queste montagne, sconvolte dall’odio e dalla violenza, si sente una profonda angoscia per la sorte di questi uomini, in balìa dei crudeli rivolgimenti della storia. Ma dobbiamo anche ricordare che nell’immenso anfiteatro di questi ghiacciai e di queste vette, tra i quali ancora oggi si vedono trincee e fili spinati, schegge di granate e residui di materiale bellico, pur nello stridente contrasto delle rivendicazioni nazionali, era presente da ambo le parti il conforto e l’amicizia di Cristo, il redentore, che nessuno abbandona e che tutti ama e vuole salvare per la vita al di là del tempo e della storia.”
Paolo Castellari

Iader Fabbri (percorso medio: 106 km in 4h 26 min 03 sec): “è un mix entusiasmante di fatica e panorami mozzafiato”
La Maratona è sempre una manifestazione sportiva straordinaria: un mix entusiasmante di fatica e panorami mozzafiato, da condividere con tante persone che affrontano questo percorso sfidante con più o meno esperienza, ma con lo stesso obiettivo personale: migliorare se stessi. Non tanto solo sui pedali, quanto nella capacità di allenarsi ad affrontare gli ostacoli prefissati — una metafora, quasi, della vita.
Ogni volta che torno in quel territorio italiano, rifletto su quanto sia bello e su come la cura dei minimi dettagli riesca a predisporre ognuno di noi a mantenere e rispettare quella bellezza e quell’organizzazione. È un insegnamento prezioso, uno spunto che — se replicato — potrebbe valorizzare ogni regione d’Italia, permettendoci di distinguerci sempre più nel mondo per efficienza e bellezza.
Iader Fabbri

Manuela Succi Avis Faenza (percorso medio: 7:43:46,5): “uno spettacolo infinito”
Sono una ciclista per passione e non per la prestazione. La Maratona dles Dolomites è un evento che non ha uguali sia come scenari che come organizzazione. L’iscrizione non è semplice e si fa ad ottobre dell’anno prima. Quindi si comincia a pensare alla Maratona quasi un anno prima. E più passa il tempo, più si cerca di migliorare il proprio allenamento, considerando che io lavoro a tempo pieno ed ho anche altri impegni. Poi finalmente arriva luglio, si va in Val Badia, si consulta spasmodicamente il meteo perché si spera in una giornata soleggiata o comunque senza pioggia.
Al mattino della domenica la sveglia è prima dell’alba, si entra in griglia e già si respira la magia dell’evento. La musica, le parole, la benedizione prima della partenza preparano allo spettacolo che è la Maratona. Il percorso si snoda fra i più bei passi dolomitici, le salite sono impegnative ma talmente belle da non percepire lo sforzo che si fa. Poi la musica tipica suonata dal vivo in quegli scenari, la moltitudine dei ciclisti che colorano le strade, insomma uno spettacolo infinito.
Manuela Succi
Matteo Alvisi di Alvisi Bike (percorso lungo: 138 km in 5:48:43,2): “una corsa che ti lascia bei ricordi”
È stata una corsa bellissima nonostante la grande fatica! Paesaggi incantevoli, tantissime persone a bordo strada che incitavano tutti..una corsa che ti lascia bei ricordi!
Matteo Alvisi
Francesco Tampieri: “strappa sorrisi anche nei momenti di fatica”
Ho partecipato dopo che un amico mi ha inserito quasi per gioco, nella lista dei sorteggi, e, ironia della sorte, sono stato selezionato! Sono sincero, non mi reputo un grande amatore, ma sono legato al mondo della bici da quando mio padre decise di regalarmene una per allenarmi con lui saltuariamente. Ho cercato di sfruttare al massimo questo obiettivo di breve periodo per rimettermi in forma e per gareggiare innanzitutto con me stesso, pedalando i fatidici 3mila m di dislivello in panorami che non hanno bisogno di nessuna presentazione credo.
Manifestazione vissuta con il cuore in gola, dove ricevere il tifo da parte dei locali ti fa quasi credere di essere un professionista, strappandoti un sorriso anche nei momenti di fatica che la gara presenta. Un evento vissuto come una grande festa, sia da chi corre ma soprattutto da chi ospita, che mi ha rimandato per certi versi al clima della Cento del Passatore. Da rifare!
Francesco Tampieri

Marco Stradaioli di Bike passion (percorso medio: 4:32:53): “la fatica, tagliato il traguardo, scompare subito”
È un evento unico al mondo, vedendo anche il numero di stranieri che vengono a farla. Ciò vuol dire che è apprezzata anche fuori dalle nostre mura italiane. Sicuramente è in grado di trasmettere tanto, poiché girare in bici su questi passi dolomitici sono cose da urlo, che ti lasciano a bocca aperta. La fatica una volta tagliato il traguardo scompare subito, perché pensi a cosa hai fatto in quella giornata e ti viene voglia di farne subito un’altra. Questa maratona ti lascia un segno positivo della giornata. Per me non c’è spettacolo migliore di poter girare in bici lungo le dolomiti.
Marco Stradaioli
Foto fornite da Paolo Castellari














