Leone XIV ha registrato un videomessaggio diffuso ieri sera in occasione della “Partita del cuore a L’Aquila tra la Nazionale Cantanti e la Nazionale Politici.

“Joyeux Noël” e “Pipes of Peace”

Giocare insieme, sottolinea il Papa, è incontrarsi. Cita così la partita giocata il 25 dicembre 1914 da alcuni soldati al fronte (tedeschi, francesi e inglesi), nei pressi della cittadina di Ypres, in Belgio. Una storia, dice, raccontata in un film, “Joyeux Noël”, e in una canzone di Paul Mc Cartney, “Pipes of Peace”.

“Partita significa incontro”

“È in gioco la nostra umanità. Che questa partita che parla di pace segni un punto a suo favore”, si è augurato Prevost. “Partita significa, in questo caso, incontro”, ha spiegato il Pontefice, “un incontro dove anche gli avversari trovano una causa che li unisce: quest’anno, in particolar modo, quella dei bambini che chiedono aiuto”.

Leone XIV ha esortato a “sfidare le divisioni e riconoscere che questa è la sfida più grande: incontrarsi”. Lo sport, ha aggiunto, “trasfigura lo scontro in incontro, la divisione in inclusione. Le solitudini in comunità”. Il Papa ha poi sottolineato il significato della composizione delle squadre: “La politica può unire invece di dividere”, mentre “la musica arricchisce di significato le nostre parole e i nostri ricordi”. Infine l’augurio: “Di ritrovare il coraggio dell’accoglienza e essere uomini e donne dell’incontro. E la forza di credere e chiedere che venga una tregua, un tempo che fermi la rincorsa dell’odio”.

Il “Progetto Accoglienza”

La serata, finita 8 a 6 per la nazionale cantanti, ha sostenuto il “Progetto Accoglienza e cure umanitarie” realizzato dalla Fondazione Bambino Gesù di Roma assieme a Caritas italiana per offrire vitto, alloggio e sostegno materiale alle famiglie dei bambini ricoverati, provenienti da tutta Italia e dall’estero. Solo nel 2024, questa iniziativa ha permesso di dare aiuta a 4.351 famiglie, offrendo 106.994 pernottamenti gratuiti. Rientra in questo progetto anche il sostegno dell’Ospedale pediatrico ai pazienti umanitari che, insieme alle loro famiglie, provengono dai Paesi più disagiati del mondo, in guerra o dove mancano i servizi sanitari di base.

Il videomessaggio integrale