Un filo rosso che unisce la Romagna al Bangladesh nel segno della solidarietà. È quello che, in quasi trent’anni di attività, ha intessuto l’associazione “Pang’ono”, nata da un piccolo gruppo di amicizia in ambito parrocchiale e cresciuta con testa, cuore e mani. Oggi quel sogno iniziale ha preso la forma concreta di sei scuole frequentate da oltre mille bambini, una casa-famiglia con 50 minori ed educatori, un centro di fisioterapia e persino un progetto idrico che ha portato acqua potabile in villaggi dove non c’era.
L’inaugurazione della nuova sede dell’associazione

Lo scorso 5 luglio l’associazione ha inaugurato una nuova sede a Lugo, in corso Mazzini 26/d. Una festa di volti, colori e sapori — dal tè caldo al cibo speziato — per far conoscere una realtà che unisce continenti e cuori. Una sede che sarà punto d’incontro per i tanti volontari e sostenitori che desiderano mettersi in cammino, anche solo per un tratto, accanto ai più fragili.
Chiara Dotti, giovane insegnante brisighellese a breve in missione

Tra loro, c’è Chiara Dotti, giovane insegnante di Brisighella. Nei prossimi giorni tornerà in Bangladesh per offrire supporto a bambini con disturbi dell’attenzione all’interno della casa-famiglia. «Tutto è iniziato quando avevo 24 anni e frequentavo il Gruppo Mese della diocesi di Faenza. All’epoca pensavo di partire per l’Africa, per raggiungere Rita Rossi, missionaria originaria di Marradi», racconta. Ma poi l’incontro con Pang’ono cambia tutto e scombina le carte di un progetto che sembrava già scritto. «Ascoltai le testimonianze dei volontari tornati dal Bangladesh e mi dissi: è lì che devo andare. Quando sono atterrata, mi sono sentita subito a casa. È un Paese accogliente, dove l’ospitalità è sacra. Quello che tu dai nel servizio è sempre meno di ciò che ricevi, e sono davvero felice ora di tornare». A Chiara seguirà Nicolò, giovane fisioterapista imolese. La sua presenza sarà fondamentale per rafforzare i progetti sanitari e di formazione in corso. «Il centro di fisioterapia cerca di rispondere a bisogni reali, profondi. Ciò che mi ha colpito in Bangladesh è la sofferenza vissuta in modo quotidiano, silenzioso. Ma ciò che sorprende è che lì le persone non sono definite dalla sofferenza. Vivono, sperano, resistono. È una realtà spiazzante, che ti insegna molto». E aggiunge: «Una delle sfide più grandi, quando arrivai per la prima volta, fu quella di costruire un’identità condivisa. Non era scontato che chi aveva studiato, si era laureato, scendesse dal piedistallo per mettersi al servizio degli ultimi. Ma è proprio lì che nasce il cambiamento». Il centro di fisioterapia ha ora anche una dottoressa, e nel contesto del Bangladesh questo è importante, perché la netta suddivisione uomini-donne negli ambiti sanitari è ancora molto forte in quel Paese.
Dietro ogni missione, ogni scuola, ogni bambino, c’è anche la figura di Rudy Bernabini, originario di Rimini, da 26 anni in Bangladesh. Tutto iniziò per caso, inviato da don Oreste Benzi con la Comunità Papa Giovanni XXIII. «Doveva essere una missione fugace di tre mesi – ricorda – e oggi dura ancora». Da lì sono nati tanti progetti, piccoli grandi miracoli a cui tanti hanno dato il proprio contributo. Accanto a lui, in Italia, opera Angela Dall’Olio, presidente dell’associazione Pang’ono. In Bangladesh c’è stata tre volte, ma l’impronta che ha lasciato su di lei è viva ogni giorno. «Ogni volta sono tornata piena. Piena di quella speranza concreta che ti fa dire: io voglio esserci, voglio fare parte di questo progetto. È un’esperienza che ti scava dentro e ti apre gli occhi. In fondo, sebbene la loro quotidianità sia tanto diversa, le persone che ho incontrato hanno sogni e aspirazioni identiche alle nostre». Chi conosce Pang’ono lo sa: non si tratta solo di “aiutare”, ma di entrare in relazione. Di costruire insieme. Di imparare l’essenziale. E, in fondo, di cambiare anche un po’ sé stessi, tornando diversi, più arricchiti e felici, da ogni incontro.












