Di seguito pubblichiamo una lettera arrivata in redazione.

Buongiorno. Scrivo questa lettera perché si avvicina l’anniversario dei due anni dalla devastante alluvione che ha colpito Faenza (e la mia abitazione). Io percepisco molto silenzio attorno a me, sia dall’amministrazione e Regione, sia dagli altri cittadini colpiti o meno. Ognuno chiusi nelle proprie case, (chi ha potuto ripristinarla )… e gli altri? Dove sono? Com’è cambiata la vita di chi é stato colpito? C’é qualcuno che si interessa degli alluvionati? Ci sono dati/statistiche di quante persone sono tornate nelle proprie case e quante no? Quante attività commerciali hanno riaperto e quante no? C’é qualcuno che parla del mercato immobiliare su Faenza? Quante sono le case in (s)vendita nei quartieri alluvionati? E quanto é aumentato il costo degli immobili in zone non alluvionate? C’ é qualcuno che si interessa al bene psicologico della comunità che ha subito questo trauma, e che purtroppo continua a viverlo perché ad ogni allerta meteo e richiesta di evacuare dalla propria casa questo trauma riaffiora e si ripresenta?

Io personalmente non sono più serena, ogni volta che diramano un’allerta arancione/rossa mi prende il panico e inizio a preparare le cose che vorrei portare via. Ormai vivo con gli scatoloni in casa, pronti per essere portati via in caso di emergenza. E so anche di altre persone che vivono così. Vi sembra normale? Ormai l’anormalità é diventata normalità.

Luisa

Gentile Luisa, grazie per la sua lettera. Le siamo vicini per la sua situazione, condivisa anche da tanti altri faentini e romagnoli. Non ci dobbiamo arrendere a questa “anormalità”. Sul prossimo numero del Piccolo, in edicola da giovedì 15 maggio, troverà degli articoli dedicati proprio ad alcuni dei temi su cui lei chiede risposta: sia dal lato del benessere piscologico (abbiamo intervistato lo psicoterapeuta Angelone di Ausl Romagna) sia dal lato delle testimonianze dei cittadini (la situazione in via Carboni a Faenza) sia per quanto riguarda le attività commerciali (dialogando con il direttore di Ascom, Francesco Carugati). Come giornale di comunità, cercheremo di continuare a tenere i riflettori accesi, come abbiamo fatto continuando a scriverne sulle nostre pagine e collaborando, di recente, alla mostra Caritas “Oltre la piena” visibile fino all’8 giugno nei locali del Seminario e che vuole proprio fare memoria di quanto accaduto per ricordarci che “ci si salva solo insieme”.

Samuele Marchi

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