Una fraternità universale che abbraccia tutti i popoli, ispirata dal messaggio di Gesù Cristo. È questa la potente immagine emersa con forza da piazza San Pietro, sabato scorso, durante le esequie di papa Francesco. Oltre 250mila persone si sono raccolte in preghiera, ognuna secondo la propria fede, in un momento che resterà nella storia della Chiesa e dell’umanità. Presenti molte delegazioni religiose, dai fratelli musulmani agli ebrei, in un incontro di grande fraternità che deve continuare a essere alimentato.
Nell’omelia del cardinale Re sono state ripercorse le tappe principali del pontificato di papa Francesco, sottolineando i tanti messaggi e processi avviati in questi anni per una “Chiesa in uscita”. Alla celebrazione era presente anche il nostro vescovo, monsignor Mario Toso, insieme al vicario generale don Michele Morandi. Al rientro in Diocesi, abbiamo intervistato il vescovo per confrontarci sull’eredità spirituale e culturale di papa Francesco, che si rivolge al mondo intero.
Fratelli tutti

Eccellenza, quale eredità ci lascia Papa Francesco?
Una chiara indicazione ci è venuta proprio dalla celebrazione delle sue esequie in piazza San Pietro. L’immagine di una Chiesa raccolta attorno al messaggio di Gesù Cristo, protesa nell’abbraccio dei popoli convenuti a Roma, è stata evidente. In quella piazza colma di fedeli si percepivano i risultati del lavoro pastorale compiuto dal successore di Pietro. In un mondo frammentato da conflitti e divisioni, papa Francesco ha saputo ridestare il cuore fraterno dell’umanità. Ha seminato con incisività nel dialogo ecumenico e interreligioso. A Roma, tra le testimonianze che mi piace ricordare, ho avuto modo di incontrare anche il patriarca di Costantinopoli e di stare a fianco a fianco con una delegazione araba.
Il metodo sinodale

Papa Francesco ha insistito molto anche sulla sinodalità, stile proprio della Chiesa.
Sì, si tratta di un aspetto tutt’altro che secondario per l’efficacia della missione evangelizzatrice e umanizzatrice del mondo. Nell’annuncio e nell’opera di incarnazione del Vangelo è decisivo camminare insieme come Chiesa, ciascuno secondo il proprio servizio e carisma. Come ci ha spesso ricordato papa Francesco: «Nessuno si salva da solo». La sinodalità è un metodo da vivere quotidianamente. È uno stile che va acquisito e interiorizzato. Come evidenziato anche dal nostro vicario don Morandi, la sinodalità consente a tutti i membri della comunità ecclesiale di assumere con maggiore consapevolezza la propria corresponsabilità. La sfida ora è continuare a far maturare questo stile nei vari settori pastorali, nelle comunità parrocchiali, nelle associazioni e nei movimenti. La sinodalità riguarda non solo una piccola parte, ma tutto il popolo di Dio.
L’abbraccio ai giovani

Da segnalare, a Roma, la grande partecipazione anche dalla Diocesi di Faenza-Modigliana.
È stato molto significativo vedere oltre 400 giovani della nostra Diocesi recarsi a Roma per il Giubileo degli Adolescenti: una grande testimonianza concreta di speranza che deve essere approfondita e non lasciata agli slogan. Anche i nostri giovani, in questi giorni a Roma, hanno potuto respirare il clima di fraternità universale che li può spingere verso nuove visioni. Riprendendo le parole che il cardinale Parolin ha rivolto loro: «Di fronte alle tante sfide che siete chiamati ad affrontare, non dimenticate mai di alimentare la vostra vita con la vera speranza, che ha il volto di Gesù Cristo. Con Lui nulla sarà troppo grande o troppo impegnativo. Con Lui non sarete mai soli né abbandonati, nemmeno nei momenti più difficili».
Chiesa, accoglienza materna
Tra le immagini più forti di sabato scorso, il dialogo tra Trump e Zelensky nella Basilica di San Pietro.
Nell’omelia, il cardinale Re ha tratteggiato i punti salienti del pontificato di papa Francesco, senza risparmiare critiche alle contraddizioni dei potenti della Terra. Al di là dei singoli scatti fotografici, quella giornata ha rappresentato a tutto il mondo la Chiesa come segno di fraternità e di pace. Piazza San Pietro è stata un grembo di umanità, un luogo di accoglienza materna per tutti. Sono immagini che parlano in modo eloquente della grandezza del messaggio cristiano e della maternità della Chiesa.
In preghiera per il conclave

Oggi, cosa sente di dire ai fedeli?
Invito a pregare intensamente per papa Francesco, ma anche per i cardinali che si apprestano a entrare nella fase decisiva del conclave. Terminati gli incontri delle congregazioni generali, il prossimo 7 maggio è fissato il primo incontro. Colgo l’occasione, inoltre, per invitare tutti i fedeli a partecipare ai festeggiamenti per la nostra Patrona, la Beata Vergine delle Grazie. Sabato 10 maggio la celebrazione della messa solenne sarà presieduta dal nunzio apostolico in Italia, Petar Rajic, rappresentante del Papa in Italia.
Samuele Marchi