Sono partiti prima dell’alba del 25 aprile gli oltre 400 ragazzi e ragazze della Diocesi che hanno partecipato, prima volta nella storia, al Giubileo degli Adolescenti conclusosi domenica 27. Una decina i pullman che hanno raccolto in vari punti di ritrovo, tra cui piazzale Pancrazi a Faenza, giovani e giovanissimi di età compresa fra il 12 e i 17 anni, i loro parroci e accompagnatori. Una tre giorni che sarebbe dovuta essere di festa, segnata inevitabilmente dal dolore per la morte di papa Francesco. Il lutto, la cancellazione di buona parte degli eventi non ha fermato la marea di giovani che si sono riversati nella capitale. Sono stati infatti oltre 120mila i ragazzi provenienti da tutto il mondo giunti a Roma per l’ultimo abbraccio a papa Francesco che tanto ha voluto un Giubileo tutto per loro.
“In una Roma stracolma di pellegrini abbiamo dovuto adattarci”

«Il programma ha subito qualche modifica – hanno spiegato gli accompagnatori – e alcune cose le abbiamo decise all’ultimo momento. Non abbiamo avuto defezioni, anzi, i ragazzi hanno voluto esserci tutti ad ogni costo. È stata un’esperienza unica, ma abbiamo dovuto adattarci». In una Roma stracolma di pellegrini, i giovani hanno dormito per terra e mangiato un po’ dove capitava. «Siamo arrivati la mattina del 25 all’istituto salesiano San Pio XI dove abbiamo soggiornato per tre giorni – racconta Michele Oriani educatore del gruppo giovanissimi della parrocchia Beata Vergine del Paradiso – poi ci siamo diretti alla Porta Santa di San Paolo Fuori le mura». Gli adolescenti hanno poi partecipato alla Via Lucis presso le scalinate della chiesa dei Santi Pietro e Paolo presieduta da monsignor Rino Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. La Via Lucis prevede 7 stazioni, al posto delle 14 canoniche, con la lettura di un brano di Vangelo per ciascuna, una parte di preghiera corale e una terza parte recitata da due adolescenti.
I funerali del papa: “Al termine il cielo si è oscurato per qualche minuto”

Sabato mattina sveglia alle 4.00 per partecipare ai funerali del Papa. Non sapevano alla partenza da Faenza se sarebbero riusciti ad arrivare. «Noi ci proviamo» avevano detto con determinazione prima di salutare i genitori all’alba. Ancora con il buio si sono messi in fila. I varchi sono stati aperti poco dopo le sei e la parte centrale della piazza si è riempita in una manciata di minuti. «Abbiamo raggiunto correndo una buona posizione, vicino all’obelisco – raccontano i giovani della parrocchia della Beata Vergine del Paradiso – e siamo riusciti ad assistere ai funerali da vicino». Poche parole, con la voce strozzata dall’emozione hanno lasciato spazio ad un’attesa di quattro ore. «Al termine dei funerali – ricordano – il cielo si è oscurato per diversi minuti, lasciando illuminata solo la basilica di San Pietro. Poi il sole è ricomparso, ma la luce non era la stessa di prima». A seguire un’attività organizzata dall‘Azione Cattolica con testimonianze, preghiere e piccole attività nelle piazze di Roma.
Preghiera e liturgia penitenziale


La sera preghiera per Papa Francesco e liturgia penitenziale organizzata dai salesiani dell’istituto Pio XI. «Una bella riflessione adatta ai ragazzi» ricorda Michele. C’è stato tempo anche per fare i turisti e visitare Castel Sant’Angelo, piazza Venezia, i fori imperiali, il Colosseo e il passaggio della Porta Santa a San Giovanni in Laterano.
La messa conclusiva con il cardinale Pietro Parolin


Domenica mattina sveglia alle 5 e nuova fila per partecipare, sempre in piazza san Pietro, alla messa conclusiva celebrata dal cardinale Pietro Parolin segretario di Stato di papa Bergoglio. Senza saperlo un record: secondo il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, è stato l’evento giubilare più affollato, con 200mila presenze. L’evento è coinciso con la seconda messa dei ‘novendiali‘ in suffragio di Francesco, nel giorno in cui avrebbe dovuto svolgersi la canonizzazione di Carlo Acutis. Un mare di giovani e giovanissimi, riuniti a distanza di ventiquattrore nello stesso luogo dei funerali del Pontefice. Un colpo d’occhio dal sapore di speranza che fa bene al cuore, come Francesco avrebbe voluto.
Barbara Fichera