La Giunta comunale di Faenza ha approvato il progetto relativo alla demolizione e ricostruzione dei sei alloggi popolari in via Ponte Romano 30. È stato necessario procedere all’adeguamento del progetto, approvato nel 2022 e finanziato con fondi Pnrr per un milione e 140mila euro, perché Acer Ravenna ha risolto il contratto con Imaco, ditta incaricata di svolgere i lavori e risultata gravemente inadempiente.
Per approfondire il futuro di una zona della città, fortemente colpita dalle alluvioni e delle case Acer, abbiamo incontrato Davide Agresti, assessore al Welfare del Comune di Faenza.
Intervista a Davide Agresti
Agresti, dopo la risoluzione del contratto con Imaco i lavori possono continuare?
Abbiamo deciso di risolvere velocemente il contratto e riaffidare i lavori per procedere spediti con la ricostruzione dei sei alloggi popolari, oggetto anche di una riqualificazione sismica ed energetica. Essendo un progetto finanziato da fondi Pnrr il cronoprogramma è rigido e contiamo di finire i lavori entro marzo 2026.
Ci saranno spese ulteriori a carico del Comune?
Rispetto al progetto del 2022, i costi sono aumentati di circa 300mila euro, a causa della situazione geopolitica globale che ha inciso su materie prime ed energia. Circa 100mila euro sono stati recuperati, rivalendosi sulla ditta inadempiente mentre 50mila euro derivano da un ribasso garantito dalla nuova ditta, che è subentrata nel cantiere. Rimangono 150mila euro che l’amministrazione comunale si impegna a trovare nel proprio bilancio, per integrare il finanziamento Pnrr e portare a termine i lavori. È un intervento a cui teniamo molto, per dare risposta ad una zona che ha sofferto dopo l’alluvione.
A che punto sono i lavori di ripristino post alluvione nelle case Acer limitrofe?
I cantieri hanno preso il via circa un mese fa e l’auspicio è che si concludano entro la primavera 2026.
I lavori stanno interessando le auto rimesse, rese inagibili da acqua e fango, gli ascensori, per dare risposta alle persone con ridotta mobilità, le centrali termiche, gli androni, tutte le parti comuni e le abitazioni poste a piano terra e piano ammezzato. Siamo consapevoli che i residenti hanno affrontato disagi non indifferenti, come ad esempio la mancanza di riscaldamento ed acqua calda fino a fine ottobre 2023 e vogliamo dunque dare una veste nuova a via Ponte Romano, mandando un messaggio di speranza e fiducia.
Per quanto riguarda l’intervento approvato in Giunta, avete valutato una delocalizzazione, ricostruendo le case popolari in un’altra zona?
Con Acer ci siamo confrontati a lungo, ma abbiamo deciso di proseguire con il cantiere e ricostruire i sei alloggi popolari esattamente dov’erano prima.
Perché?
Non vogliamo che un quartiere così centrale e densamente abitato si spopoli. Ricostruendo le case popolari da un’altra parte avremmo, indirettamente, comunicato ai residenti di via Ponte Romano che il rischio di subire un’altra alluvione è troppo elevato per continuare a vivere lì e non vogliamo che questo accada. Per questa zona di Faenza, così come per altre, servono politiche di protezione e non di delocalizzazione, continuando a progettare interventi come quello a difesa di via Cimatti, in un dialogo costante con la struttura commissariale. Via Ponte Romano va resa sicura, non va chiesto alle persone di spostarsi da quella che, giustamente, sentono come la loro casa. Inoltre, spostando il cantiere in un’altra zona potevamo incorrere nel rischio di perdere il finanziamento Pnrr, ad esso legato.
Samuele Bondi