A Roma sono giorni speciali e carichi di emozione per Debora Donati, presidente dell’associazione faentina “Insieme a Te”, nata dal dolore e dalla speranza dopo la perdita del marito Dario Alvisi, morto per una forma aggressiva di Sla. In questi giorni, Debora sta vivendo il Giubileo della Disabilità, un appuntamento di profonda intensità, segnato anche dalla recente scomparsa di papa Francesco. «La morte del Papa ha lasciato un vuoto, lo si sente nell’aria”, racconta Debora. “In questi giorni a Roma tutto è particolare: si respira una strana sensazione, ed era quasi destino essere qui oggi». Il Giubileo è stato per lei un’occasione potente per riscoprire la propria missione: «Attraversare la Porta Santa è stato bellissimo. Nel mio cuore c’era la mia famiglia e tutte le famiglie della Spiaggia dei Valori. Ho chiesto la forza di continuare, per loro, per il futuro».
L’associazione faentina Insieme a te ha fondato la Spiaggia dei valori per persone con gravi disabilità a Punta Marina
La Spiaggia dei Valori di Punta Marina, da lei fondata, è un luogo unico in Italia: uno stabilimento balneare permanente dedicato a persone con disabilità grave e ai loro familiari. È un progetto nato dal vissuto personale, un modo per trasformare la sofferenza in accoglienza concreta. «Tutto questo è nato grazie a Dario, alla sua capacità di insegnarci il valore delle piccole cose anche nei momenti più difficili – racconta Debora -. Volevamo creare un luogo dove anche chi vive condizioni di grande fragilità potesse sentirsi libero, sereno, accolto».
L’incontro con papa Francesco nel 2013: “Dario chiese di pregare per noi”
Il legame tra Debora, Dario e papa Francesco nasce da lontano. «Quando nel 2013 venne eletto, Dario ricevette la diagnosi della malattia – ricorda –. È stato naturale affidarci subito a lui, come a un faro in mezzo alla tempesta». Quell’anno, grazie al sostegno della parrocchia, organizzarono un viaggio a Roma con 90 amici: «Volevamo incontrarlo, chiedergli una preghiera». Durante l’udienza, le due figlie consegnarono una lettera al Pontefice. «Dario, che allora respirava già con l’aiuto di un ausilio, chiese a papa Francesco di benedire noi, la sua famiglia, e non lui stesso. Era un gesto di infinito amore e coraggio».
Il giorno dopo quell’incontro Dario subì una tracheotomia. Ma quell’abbraccio del Papa rimase scolpito come un conforto indelebile. «Era come se ci avesse affidato una forza speciale per affrontare tutto ciò che sarebbe venuto dopo», dice Debora. Pochi giorni più tardi, giunse anche una lettera personale dal Vaticano che li invitava a tornare: «Purtroppo Dario era ancora ricoverato e non potemmo farlo. Ma quella lettera fu come un filo che ci tenne legati a lui».
Il Giubileo della disabilità, tanti incontri: “Il dolore non chiude, ma può aprire strade nuove”
Al Giubileo, Debora ha percepito con forza il messaggio più caro di papa Francesco: «Non lasciare nessuno solo. Mai. Soprattutto i bambini e le famiglie con disabilità, che rischiano di essere isolate e invisibili». E aggiunge: «Qui a Roma, al convegno con la Cei e il Ministero della Disabilità, ho incontrato tante realtà simili alla nostra. È bellissimo percepire tutto questo bene che nasce spesso dal dolore personale. Il 90% delle associazioni è nato da storie di sofferenza, ma è proprio da lì che si riparte, ed è un bene che fa bene anche agli altri».
L’incontro con tante altre associazioni ha lasciato un’impronta profonda: «Confrontarsi è fondamentale. Ti accorgi che il dolore non chiude, ma può aprire strade nuove. Siamo tutti testimoni di una speranza che nasce anche quando tutto sembra crollare». La rete che si sta costruendo attorno al Giubileo sarà un seme importante anche per il futuro della Spiaggia dei Valori e di tante altre realtà.
Debora annuncia con orgoglio che presto porterà la propria testimonianza anche all’Onu: «È una grande responsabilità ma anche un onore. Portare la voce delle nostre famiglie, raccontare che un altro mondo è possibile, dove nessuno viene lasciato indietro». Un pensiero speciale lo dedica a suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio Nazionale Cei per la Pastorale delle persone con disabilità: «Ci ha voluto qui, ci ha dato uno spazio per raccontarci. Non posso che dire grazie per il messaggio che ci aiuta a portare ogni giorno». La strada vale sempre la pena di camminarla: «Nonostante tutto, sento che non siamo mai soli. E che tutto, in fondo, ha un senso».
Samuele Marchi