Il 6 marzo scorso a Faventia Sales, è tornato a riunirsi il Comitato Orto Bertoni. All’assemblea è seguito un incontro per fare il punto sulla ricostruzione, alla presenza del sindaco Isola, degli assessori Bosi, Camorani, Ortolani e del settore Lavori Pubblici. Per approfondire gli interventi abbiamo incontrato Stefano Gaiardi, presidente del Comitato.
Intervista a Stefano Gaiardi, presidente del comitato Orto Bertoni
Gaiardi, come è andato l’incontro?
L’assemblea è stata meno partecipata rispetto alle precedenti, ma è fisiologico. Come direttivo siamo comunque soddisfatti del coinvolgimento degli iscritti al Comitato che, nei mesi scorsi, si sono fatti promotori di una raccolta firme per chiedere di risolvere le criticità ancora aperte nella nostra zona. Abbiamo poi registrato, con piacere, la partecipazione, al successivo incontro, di diversi esponenti della Giunta e del settore Lavori Pubblici, al completo.
A preoccupare i residenti è lo stato dell’argine, che si ruppe a maggio 2023 in zona parco Baden-Powell. Quali le vostre richieste?
Sappiamo che sono state chiuse le due rotture, però non è sufficiente. L’alluvione di settembre 2024 ha mostrato che i tempi di ritorno di eventi eccezionali si sono accorciati e che, dunque, non basta più ripristinare l’esistente. Come Comitato abbiamo chiesto, a più riprese, una valutazione del rischio legato a quell’argine e una mappatura completa, per rilevare criticità e risolverle. Su questo punto non abbiamo ancora avuto un riscontro, ma sappiamo che qualcosa si sta muovendo e contiamo di avere aggiornamenti rapidi. Purtroppo l’argine in zona Orto Bertoni non è considerato di prima categoria e questo vuol dire che è stato concepito, originariamente, per proteggere terreni agricoli. Ora però non è più così, si trova a protezione di un’area urbanizzata e da quell’argine dipende la sicurezza di 500 famiglie. Per riclassificare l’argine occorre però superare il Regio Decreto e dunque non può essere una soluzione immediata. Nel frattempo, chiediamo però di mettere in campo attività di manutenzione e controllo, che possano garantire la tenuta dell’argine, in caso di piene importanti.
Per l’Orto Bertoni, un altro nodo importante riguarda il potenziamento della rete fognaria. A che punto sono i lavori?
A marzo 2025 ci hanno assicurato che verrà sostituita la valvola clapet malfunzionante, che ha causato, almeno in parte, gli allagamenti da rigurgito fognario a settembre 2024. Poi sarà realizzato un bypass per ridurre la portata idrica, dato che la fogna dell’Orto Bertoni raccoglie anche le acque della zona Peep/Cappuccini. È un’opera molto attesa dai residenti perché dovrebbe ridimensionare il rischio di allagamento fognario. L’intervento è in fase di progettazione e a fine giugno/inizio luglio dovrebbero iniziare i lavori. A seguire, sarà raddoppiata la fognatura delle acque bianche in via Lacchini. Il nostro auspicio è che le tempistiche che ci hanno fornito vengano rispettate da Hera.
Sotto accusa lo scorso settembre, quando il quartiere tornò ad allagarsi, finirono anche le idrovore. Si è provveduto alla loro sostituzione?
Sì, adesso c’è un’idrovora di portata maggiore, che viene regolarmente accesa ed è dunque pronta all’utilizzo. Come Comitato, abbiamo richiesto che rimanga stabilmente nel quartiere, almeno fino a quando non sarà completato il bypass fognario. Inoltre, nel nuovo piano di Protezione Civile, che sarà a breve approvato dalla giunta, ci aspettiamo che la gestione delle idrovore sia rivista e migliorata.
Lo scorso 10 febbraio avete incontrato il commissario Curcio in Regione. Qual è il vostro giudizio sui suoi primi passi?
Curcio vanta un’esperienza pluridecennale nella gestione delle emergenze e nel rapporto con gli enti locali e dunque ci aspettiamo molto. I primi riscontri sono positivi, però ora l’auspicio è che vengano definiti i primi interventi strategici, per ogni bacino fluviale, con l’obiettivo di abbattere il rischio idraulico. È stato perso troppo tempo, lo scorso anno, tra le elezioni regionali e la reazione al terzo evento alluvionale, che ha mostrato come ripristinare l’esistente non sia più una risposta valida. Non ci può essere ricostruzione senza interventi migliorativi e questo vale anche per i lavori di ripristino sulle abitazioni.
Ovvero?
Tutti i lavori che prevedono migliorie sono esclusi dalle perizie, quando invece è risaputo che intervenire dopo un evento calamitoso è più costoso che investire nella prevenzione. L’installazione di dispositivi di autoprotezione o di nuovi quadri elettrici, che consentano di non rimanere senza corrente elettrica se l’acqua penetra nei seminterrati, così come lo spostamento delle caldaie in zone sicure, sono tutte migliorie che dovrebbero essere comprese all’interno delle perizie.
Samuele Bondi
Foto: alluvione nell’Orto Bertoni, maggio 2023