Il Giubileo è una celebrazione che condensa in sé pochi elementi: l’indulgenza, il pellegrinaggio e il passaggio per la Porta Santa.
Il Pellegrinaggio è ben altra cosa rispetto a una semplice gita o o a una esperienza di turismo religioso. È il segno di un valore che accomuna ogni persona: l’uomo come essere in cammino. Viene in questo mondo, ma non ci può restare; è diretto verso una meta che a volte non conosce ed è il senso ultimo di ogni esistenza.
Il pellegrinaggio appartiene alla storia dell’umanità
Il pellegrinaggio non è un’esclusiva dei cristiani, ma appartiene da sempre alla storia dell’umanità: dove c’è l’uomo lì c’è il suo mettersi in cammino. Così possiamo dire che il pellegrinaggio tende a mettere in relazione Dio e l’uomo. Ogni uomo può essere pellegrino, sia che attraversi sentieri, sia che attraversi frontiere. In ogni caso è sempre ‘forestiero in cammino verso una meta’. Questa è la grande differenza che distingue pellegrino da errante: quest’ultimo a differenza del primo vaga senza sapere dove andare.
Il Giubileo vuole riproporre a ognuno il nostro essere in cammino: se lo dimentichiamo rischiamo di perdere il senso della nostra umanità. Questo cammino, che è il pellegrinaggio della vita, può essere per alcuni la strada della ricerca della verità, per altri l’ansia di una pace interiore e per altri ancora l’incontro con Dio. Questa molteplicità di ‘cammini’ si esprime nelle motivazioni che spingono tanti a percorrere, senza scomodare il famoso Cammino di Santiago, gli oltre 20 cammini e vie di pellegrinaggio della nostra regione, troppe volte ridotte a occasioni per fare trekking. Il Pellegrinaggio è il segno di un’esigenza profonda, oserei dire quasi innata, che permette a ognuno di riscoprire la spiritualità di cui siamo portatori. Ecco l’andare a Roma per varcare la Porta Santa o in un Santuario non può ridursi ad una semplice “gita con il prete” (se c’è), ma sarà un viaggio più profondo nella propria anima che ancora può meravigliarsi della sua somiglianza con Dio.
Tiziano Zoli