In occasione dell’80° anniversario della Liberazione di Faenza, la città ha commemorato gli eventi del dicembre 1944 con una serie di iniziative istituzionali e religiose. Il 17 dicembre, alla Chiesa dei Caduti, il vescovo di Faenza-Modigliana, monsignor Mario Toso, ha celebrato la Santa Messa. Nella sua omelia, monsignor Toso ha ricordato i tragici eventi che colpirono Faenza durante la Seconda Guerra Mondiale, sottolineando l’importanza della memoria storica e del sacrificio di coloro che persero la vita per la libertà. Ha evidenziato come i bombardamenti, iniziati nel maggio 1944, abbiano causato numerose vittime e distruzioni, con quasi un centinaio di attacchi finalizzati a sostenere l’avanzata degli alleati. Il 17 dicembre 1944, le truppe neozelandesi entrarono in città, liberandola definitivamente. “Il significativo Anniversario della Liberazione – ha detto il vescovo nell’omelia – deve costituire l’occasione per riflettere sulle tragedie vissute da quanti ci hanno preceduto, sulle crudeltà perpetrate ai danni di civili. Questa riflessione è tanto più necessaria dato che anche oggi nel mondo, e non lontano dai nostri confini, sono in atto guerre e conflitti che generano morti e distruzioni. È quella «terza guerra mondiale a pezzi» di cui papa Francesco parla da tempo. Ci attendono, dunque, nuove liberazioni e nuove ricostruzioni. La grande intuizione di un’Europa unita ha garantito decenni di pace. Per questo il progetto di costruzione di un’Europa sempre più solidale e coesa politicamente, pur nelle peculiarità nazionali, va perseguito senza indugi. Inoltre, un rinnovato multilateralismo deve consentire di superare in modo pacifico le controversie internazionali.
Dai disastri della guerra agli effetti dei cambiamenti climatici
Il vescovo ha poi riflettuto sul periodo di ricostruzione che seguì la Liberazione, evidenziando l’impegno collettivo della comunità faentina, inclusi presbiteri eroici, nel ristabilire una convivenza civile basata sui valori fondamentali della Costituzione italiana. Ha sottolineato l’importanza della centralità della persona, della famiglia e dei corpi sociali intermedi, nonché della libertà responsabile e dei diritti, inclusa la libertà religiosa. “Come accennato – ha aggiunto il vescovo -, la Festa della Liberazione ricorre in un momento storico in cui la nostra comunità, e non solo quella faentina, sta ancora subendo le conseguenze dei ripetuti e gravissimi eventi atmosferici che hanno provocato rilevanti danni materiali alle strutture pubbliche e private, come pure danni psicologici alle tante persone che ne sono state colpite. Come alle distruzioni della Seconda guerra mondiale seguì una fervida ricostruzione da parte di tutti con uno spirito rinnovato, analogamente, nel nostro tempo di post-alluvioni, devono seguire la ricostruzione degli edifici e delle infrastrutture, il sostegno economico ai tanti che hanno subito danni, la prevenzione e la messa in sicurezza del territorio e dei fiumi. Ciò che in particolare è maggiormente necessario è la rinascita morale e spirituale delle nostre comunità, l’impegno a formare persone nuove che hanno una visione alta, un cuore umile, pieno di amore per il bene comune e per Dio, speranza che non delude”.
Le sfide contemporanee: “Costruiamo relazioni positive”
Monsignor Toso ha inoltre richiamato l’attenzione sulla necessità di una cultura della vita, della fraternità e del dialogo culturale e interreligioso, evidenziando l’urgenza di affrontare le sfide ambientali attraverso un’ecologia integrale. Ha affermato che la crisi ambientale può essere efficacemente affrontata solo in un contesto di ecologia globale, in cui l’ambiente è curato da persone rette e oneste, che non lo depredano né danneggiano la sua biodiversità e le sue risorse. “Sono tante le coordinate da tenere presenti – ha proseguito il vescovo – e che contrassegnano il nostro tessuto sociale, civile, religioso: l’invecchiamento della popolazione e la denatalità, il fenomeno migratorio, le disparità inaccettabili non solo a livello economico, ma anche nell’accesso all’istruzione, alla sanità e al lavoro. Occorre superare la crisi economica, un certo degrado morale, culturale e civile: crescono, infatti, le analisi che segnalano la crescita dell’analfabetismo democratico, come anche l’avanzamento, specie nel ceto medio, di una subcultura nazionale. Con l’impegno per la giustizia sociale, che cura il bene comune e supera le diseguaglianze, va comunque privilegiata la costruzione di un nuovo ethos tra famiglie spirituali e religiose che sono aumentate e mescolate. E ciò in vista di una democrazia sempre più rappresentativa, partecipativa e deliberativa. In questa bella città e nei faentini non mancano, per fortuna, aspetti positivi che costituiscono il punto archimedico su cui far leva per continuare a lavorare tutti assieme, in una rete continua di relazionalità positive. Cresce, infatti, con l’approvazione delle opere più urgenti, la voglia di ripartire. Rivivere, celebrare, operare per la Liberazione: tutto questo desideriamo che si compia nel tempo avvenire”.