Sono passati tre mesi dal 19 settembre, una mattina grigia, ancora carica di paura e di incertezza. Un torrente di acqua e fango dalla campagna raggiunge in fretta il lato nord del convento. La linea di confine su cui si attesterà l’allagamento è la nostra residenza: il convento di S. Francesco. Assieme ai confratelli cerchiamo di mettere in salvo ciò che è in chiesa e in sacrestia, poi ci spostiamo negli altri locali a sollevare da terra quanti più oggetti possiamo, libri, stoviglie, piccoli elettrodomestici.

Il complesso francescano è uno dei più antichi insediamenti di Cotignola

In poco tempo il chiostro sparisce lasciando spazio ad una vasta distesa d’acqua sporca. Tutto sembra sprofondare in questa marea venuta dalla parte opposta della città. Il complesso francescano è uno dei più antichi insediamenti di Cotignola. Come per molte chiese e pievi, il pianoterra calpestabile è più basso del piano stradale. Facile immaginare come nel giro di poche ore il livello dell’acqua sia arrivato a mezzo metro. Il nostro sistema di drenaggio, concepito per il semplice smaltimento delle acque di scarico, contribuirà in parte a svuotare l’area vicina al chiostro. In chiesa, il pavimento è ricoperto dal fango, ad eccezione della Cappella del Santuario Bonfadini. Iniziano a ritirarsi le acque. Come tanti abbiamo bisogno di liberare dal fango i pavimenti, i muri, le suppellettili. Arrivano gruppi di volontari, a partire dagli Amici di San Francesco, poi Protezione Civile, Oratorio, Caritas e privati cittadini. E fu sera e fu mattina… Si riprende a lavorare. Altri gruppi da altre città per pulire e rimuovere macerie. Siamo una piccola Fraternità, ma vediamo in queste ore una fraternità più grande, quella dei fratelli nella fede, dei credenti e non, di chi ama questo posto perché ha ricevuto tanto e adesso può restituire quell’affetto sotto forma di tempo e fatica per renderlo agibile e visitabile. Dopo tre mesi verifichiamo alcuni danni negli oggetti e nel mobilio storico in legno, nelle porte che si sono gonfiate e non si chiudono, nei muri che stanno restituendo tutta l’umidità assorbita, nelle piastrelle che si stanno colorando di macchie bianche. Poco importa. Questo convento e questa chiesa in più di cinque secoli hanno visto altre inondazioni, calamità e il passaggio del fronte. Grazie alle persone di buon cuore, ai “Santi della porta accanto”, il tempio del “Santo” (il beato Antonio) è sempre tornato ad essere “luogo del cuore” per i cotignolesi e per i pellegrini.

Don Michel Arsène Bom, rettore