Non solo Borgo, via Cimatti, via Pellico… una delle aree più colpite dall’ultima alluvione a Faenza è via Ponte Romano. Qui l’acqua è tornata a invadere case e strade, provocando danni e alimentando la paura dei faentini che non si sentono più al sicuro. Anche perché il sistema di emergenza e sicurezza ha fatto letteralmente «acqua da tutte le parti», dicono i residenti, mentre portano via per l’ennesima volta il fango fuori di casa, con le idrovore ancora lasciate lì, nel loro giardino. «Si tratta di un disastro annunciato – commenta Vincenzo uno dei residenti – che poteva essere evitato, le responsabilità di Comune ed Hera nella gestione dell’emergenza sono evidenti». Due i temi sollevati dal comitato alluvionati di via Ponte romano: il malfunzionamento delle paratie di scarico fognarie – che avrebbero dovuto chiudersi con l’innalzamento del livello del fiume – e l’utilizzo di idrovore non adeguate, peraltro posizionate in maniera tardiva e rimaste a un certo punto senza carburante.

“Nel pomeriggio ci era stato assicurato di non preoccuparci”

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«Il problema non è dello stesso tipo di maggio 2023 o di via Cimatti – specifica Vincenzo – la dinamica è diversa». L’allarme arriva già dal tardo pomeriggio del 18 settembre, quando il livello del fiume aveva iniziato ad alzarsi, ma la portella fognaria, di materiale plastico, che avrebbe dovuto chiudersi per evitare di far fluire all’interno l’acqua del Lamone, rimaneva aperta. Nel frattempo con le piogge anche le fogne, di epoca romana, stavano iniziando a riempirsi. «Il bacino è molto ampio – dice Vincenzo – l’acqua fognaria qui raccoglie l’area del rione Rosso e del rione Nero: quando piove molto c’è tantissima acqua». Per evitare allagamenti sono state poste precedentemente dai tecnici due piccole idrovore, ma poi la beffa: queste rimangono a un certo punto senza carburante. «I tecnici sono ritornati alle 21 con un’idrovora più grande – spiega Vincenzo -, ma a mio parere comunque insufficiente a raccogliere tutta la mole d’acqua delle fogne. In ogni caso, fin dal pomeriggio, i tecnici e il Comune ci avevano assicurato di non preoccuparci».

Il comitato di via Ponte romano ha intenzione di presentare un esposto

Sarà invece una notte piena di preoccupazione. Tra le 23 e le 23.30 con un gran boato esplode il tombino fognario di via Ponte romano, «era come un geyser – commenta Vincenzo – e abbiamo vissuto momenti di panico, perché sembrava che, con la portella aperta, l’acqua del fiume arrivasse in maniera inesorabile». Sembra di rivivere il dramma di maggio 2023. La via comincia ad allagarsi, ma per fortuna, a un certo punto, il flusso cala. «Probabilmente, con un certo ritardo, la portella si è finalmente chiusa impedendo al fiume di entrare – dice Vincenzo -. L’acqua ha così continuato a fuoriuscire, ma in misura minore e in maniera placida, a un livello di circa 15 centimetri». A quel punto, il lavoro dell’idrovora sarebbe stato sufficiente a evitare allagamenti, «ma questa era stata spenta dai tecnici – conclude con amarezza Vincenzo – forse per paura che venisse sommersa. Abbiamo cercato di chiamare per tutta la notte Comune ed Hera per riaccenderla, ma non si è visto nessuno. L’acqua si è così accumulata nelle zone più basse di via Ponte romano, allagando tra le altre cose cantine, il garage degli appartamenti Acer e la cabina elettrica «lasciando così senza luce per due giorni tutto il quartiere». Ora il comitato sta preparando un esposto per raccontare la dinamica in maniera dettagliata. «Pretendiamo di accertare cosa non ha funzionato e di avere un piano adeguato per l’emergenza».

Samuele Marchi