Un’occasione per vivere un’Introduzione alla pratica della meditazione silenziosa. Giovedì 17 ottobre alle 20.45 la parrocchia di San Marco a Faenza (sala parrocchiale, ingresso da via Mascagni) ospiterà l’incontro con don Paolo Scquizzato, fondatore dell’associazione Scuola Diffusa del Silenzio.

I diversi modi di meditare

Che cosa intendiamo noi quando parliamo di meditazione? Nella nostra tradizione cattolica solitamente la meditazione è una bella riflessione tenuta da un esperto religioso, o anche da un semplice prete, che, parlando, ci aiuta a pensare a delle cose di carattere spirituale. Molto spesso la meditazione si basa sulla Scrittura: un brano del Vangelo o una bella “icona biblica” sono lo spunto per parlare dai 5 minuti (una breve meditazione) ai 45-60 minuti (una lunga meditazione) per offrire agli ascoltatori spunti più o meno accattivanti. In base al contesto – una preghiera comunitaria, un ritiro con un programma… – la meditazione offerta, spesso sotto forma di lezione frontale, attiva un ragionamento ulteriore nell’ascoltatore da condividere poi coi presenti, oppure promuove una personale revisione di vita o un semplice momento di preghiera magari con “un po’ di adorazione”. Oggi ci sono anche molte meditazioni online fruibili col cellulare e ciascuno può scegliere il prete predicatore che maggiormente gli aggrada, cioè quello che esprime idee a sostegno (rinforzo, conforto, incoraggiamento…) delle proprie. Di solito le meditazioni sono o noiose (perché non danno stimoli) o “molto belle”, perché “danno da pensare”, inducendo l’ascoltatore a ri-flettere a sua volta, ad avere un tempo per “fare” – perché no? – una meditazione personale, cioè a piegarsi su di sé, a guardarsi dentro, per rivedere la propria vita, e – a volte – per riconoscersi manchevole o peccatore. Molto spesso infatti la meditazione fatta da qualcuno o da se stessi porta a un’invocazione di perdono, a volte alla confessione sacramentale delle proprie colpe. Bene, tutto molto bello.

Ora pensiamo a un’idea altra di meditazione, incentrata non più sulle parole che veicolano delle idee che passano da una testa all’altra, ma sul silenzio. In questo caso la meditazione diventa uno spazio liberato dalle parole e dai pensieri, un luogo che permette alla persona di fare esperienza del silenzio come evento trasformante dal di dentro. Possiamo descriverlo non tanto come un vuoto deserto, ma come uno stato aperto dell’essere, come un venire alla luce e alla vita, un lasciar accadere le cose nello stupore del semplice esserci. E’ uno scoprirsi e un ritrovarsi di fronte alla meraviglia dell’essere qui in questo preciso momento, un sentirsi vivi di fronte al Mistero di una Presenza. Come un fiore che sboccia al sole, come un sentire una musica che nasce da lontano, come una boccata d’aria che entra nei polmoni.

Uno spazio di silenzio con nessuno spazio di riflessione, nessuna spiegazione delle cose, nessuna idea di bene o male, nessun desiderio di questo o di quello, nessuna pretesa, nessuno scopo utilitaristico che venga a bloccare lo scorrere semplice della vita. Bonhoeffer in un passaggio del suo Resistenza e resa, diceva: “quando si è completamente rinunciato a fare qualcosa di se stessi.” “Troppe parole mi danno fastidio – scriveva nel suo Diario Hetty Hillesum -, detesto gli accumuli di parole. Nel silenzio succedono più cose che in tutte le parole affastellate insieme.” Quando apro la finestra di casa mia e magari entra col vento un po’ di aria fresca, il mio gatto si mette come seduto in trono e, chiudendo gli occhi, alza bene la testa e il muso in direzione dell’aria, assaporando profondamente qualcosa che io non posso comprendere. “Basta interpellare il vento per sapere se si è felici”, diceva Adorno.

Abbiamo invitato don Paolo Scquizzato a San Marco per parlare… del silenzio. Appena scopriremo il paradosso, smetteremo di ascoltare solo parole per iniziare a vivere – forse – in un’altra dimensione.

don Davide Ferrini