Avrebbe dovuto tenersi il 21 e 22 settembre, ma l’ultima alluvione ne aveva bloccato la programmazione. Adesso gli organizzatori ci riprovano: torna infatti il 19 e 20 ottobre, la quarta edizione del Festival dei Cammini, che si svolgerà all’interno dell‘Ex Convento dell’Osservanza di Brisighella

Turismo religioso: un trend in crescita

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I pellegrini in cammino

Alluvione e frane non hanno fermato i pellegrini dei cammini religiosi, che sono in continuo aumento  nelle nostre colline. Dei 21 cammini riconosciuti dalla Regione Emila Romagna ben otto attraversano l’Appennino ravennate, tra cui “La Viae Misericordiae”, il “Cammino di Dante”, quello di Sant’Antonio, “Sancti Romualdi”, la via Romea Germanica, oltre al  più famoso “Cammino di San Francesco”. Mai come quest’anno si sono registrate presenze di pellegrini stranieri, tra cui americani, tedeschi, olandesi, e addirittura giapponesi. Un trend in continua crescita, segno della necessità di un turismo slow, del bisogno viscerale del contatto con la natura, ma anche di un tempo ‘lento’, fatto di silenzi e attese, pazienza e scoperte.

Intervista a Luciano Albonetti, responsabile Cammini Proloco Brisighella

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Luciano Albonetti

Luciano Albonetti, responsabile per i cammini della proloco Brisighella, e anche dei cammini di Sant’Antonio e Viae Misericordiae da anni si batte per la promozione di questo yipo di turismo in un territorio ricchissimo di paesaggi, arte e prodotti enogastronomici.

Albonetti, nonostante le inevitabili difficoltà dello scorso anno sembrerebbe un successo.

Naturalmente non dobbiamo immaginarci i numeri del cammino di Santiago, ma le premesse sono buone. Il turismo sta cambiando. C’è bisogno di allontanarsi dal ritmo e dalla frenesia della città per ritrovare il contatto con sé stessi.

Come sta andando il progetto?

Il progetto del festival è giovane. Nato nel 2019, ha subito lo stop di Covid e alluvione, adesso siamo alla quarta edizione, rinviata a causa dell’ultima alluvione di settembre. Stiamo crescendo grazie anche al sostegno di Gal e Regione. Vuole essere per noi e per i visitatori occasione di condivisione, scambio, amore e rispetto di luoghi unici e incantevoli. Poi naturalmente si incrociano con i sentieri del Cai e i percorsi legati al turismo enogastronomico, come le vie dell’olio o del vino.

I cammini hanno un valore sia turistico, sia religioso.

Il “Cammino di Sant’Antonio” e la “Viae Misericordiae” sono entrambi di natura spirituale, il secondo, più giovane, è stato voluto dalla Diocesi di Faenza- Modigliana in occasione del Giubileo 2015. In origine andava solo da Faenza a Gamogna, adesso è lungo circa 240 km. Prende il via dall’Abbazia di Pomposa, con un percorso unico fino a Bagnacavallo. Da lì parte un anello che arriva a Gamogna e poi a Faenza, attraversando la vallata del Lamone, Santa Reparata, Acerreta, di nuovo Gamogna, e il ritorno attraverso la via del Sole in Appennino. Lungo il percorso sono disseminati punti accoglienza, ristoro e aziende in cui i pellegrini possono riposare, e, magari in un secondo momento fare acquisti, quando tornano come turisti. Il cammino di Sant’Antonio ha una tradizione più antica, è stato voluto dai frati della basilica del santo a Padova, includendo anche La Verna, recentemente ampliato fino a raggiungere i 300km.

I pellegrini stanno tornando?

Sì, il problema sono i sentieri, non tutti agibili. Ci sono alcuni provvedimenti provvisori che non sono stati tolti, in alcune aree non è possibile circolare. I pellegrini fanno anche il monitoraggio del territorio: se nel percorso ci sono stati cedimenti, tronchi e frane ci avvertono. Sono preziosi. Poi c’è stato il grande lavoro del Cai per il ripristino di ponti e sentieri, i cammini sono ripartiti anche grazie a loro.

E il territorio come accoglie i pellegrini?

Su questo c’è ancora molto da lavorare. Bisogna capire che non sono degli intrusi, ma una ricchezza, e non solo economica. I viandanti di oggi sono spesso i turisti di domani. Con tante ore di cammino e uno zaino pesante, non hanno spazio o tempo per comprare i prodotti tipici, che però amano. Quasi tutti tornano in un secondo momento con amici e famiglia per fare acquisti o cenare nelle trattorie in collina. Per questo devono poter attraversare anche fondi privati in serenità, senza il continuo sospetto dei proprietari.

Cosa ci sarebbe da migliorare?

E’ arrivato il momento di capire che bisogna lavorare in squadra. Il pellegrino va accolto e seguito da tutti quelli che vivono e operano in una determinata zona. Bisogna fare sistema anche in collina.

Barbara Fichera