Ultima settimana di lavoro e accoglienza al bagno “Insieme a te” di Punta Marina. Quelli passati sono stati mesi pieni di incontro e solidarietà grazie ai tanti volontari che si sono alternati nelle settimane per prendersi cura degli ospiti, e dei loro familiari. Sono stati oltre 400, provenienti dalle parrocchie, dal mondo associativo e scolastico, tra loro anche amici, conoscenti e familiari.
«Ringrazio chi ci ha dato una mano e chi continua a farlo – dice Debora Donati, presidentessa dell’associazione Insieme a Te –. Quest’anno siamo in tantissimi e l’80% sono ragazzi. Un dato che mi riempie di gioia e mi dà una grande soddisfazione. Abbiamo giovani di tutte le età, dai 16 fino ai 35 anni. Sono riusciti a creare gruppi di lavoro affiatati e a essere a servizio. Credo molto nelle attività di sensibilizzazione rivolte soprattutto ai più piccoli, per questo durante l’anno cerco di portare la mia testimonianza e quella del nostro progetto negli istituti scolastici del territorio». Lo stabilimento chiuderà il 14 settembre. Il bilancio di questa prima stagione dopo gli interventi di ristrutturazione è stato positivo. Le 30 postazioni adibite alla cura degli ospiti sono state tutte occupate, così anche le 57 postazioni-ombrelloni antistanti. «L’unica pecca, se così vogliamo chiamarla, è che non abbiamo potuto soddisfare tutte le richieste di appartamenti. Abbiamo dovuto lasciate fuori 140 famiglie per mancanza di alloggi accessibili. Un aspetto su cui lavoreremo sicuramente per il futuro», conclude Debora.
I volontari sono il cuore dell’esperienza di Insieme a te. Da quest’anno anche studenti e studentesse della Facoltà di Medicina possono dare una mano alla spiaggia dei valori di Punta Marina. L’associazione adesso sta lavorando per definire insieme ad alcuni corsi di laurea dell’Alma mater di Bologna un accordo quadro in vista della prossima estate. In questo modo gli studenti, rispetto ad oggi, potranno svolgere un’esperienza di volontariato, utile anche ai fini accademici.
Tra le giovani studentesse volontarie alla spiaggia dei valori, quest’estate c’era anche Cristina Schiralli, 22 anni, al terzo anno di medicina. Racconta di essere rimasta molto colpita dalla storia di Debora, invitata in aula dal suo professore di chirurgia generale. «Mentre ascoltavo Debora, ho guardato la collega che mi sedeva di fianco, e ci siamo dette che non potevamo perdere questa occasione – spiega Cristina – e così ci siamo fatte avanti. Ho lavorato i primi 12 giorni di agosto insieme ai volontari della spiaggia, coprendo tutte le mattine. È stata un’esperienza molto emozionante, che consiglio a tutti i ragazzi della mia età. Il nostro è un percorso di studi molto lungo e spesso in salita. È importante ritagliarsi occasioni di crescita personale per mantenere viva la motivazione».
Anche Maria Allegra Sorini, 23 anni, studia medicina al campus di Ravenna e come Cristina è stata tra le studentesse volontarie di Insieme a te. Durante le giornate trascorse allo stabilimento, il lavoro consisteva nel dare una mano alle operatrici socio-sanitarie nell’assistenza all’ospite, nel sistemare le postazioni e gli ausili fondamentali per il trasporto in acqua e nella pulizia degli spazi comuni. «Ma la cosa più importante di tutte era mettersi in ascolto e parlare con le famiglie e i malati di Sla. È stato uno scambio reciproco di condivisione e di pensieri che mi ha lasciato tanto. Come studenti di medicina, studiamo tante malattie e spesso ci dimentichiamo che stiamo diventando medici per curare la persona. Avevo bisogno di qualcosa che mi ricordasse che siamo essere umani, che rigenerasse la mia sensibilità».
Tra le persone conosciute in spiaggia, Maria Allegra ricorda un signore sui 70 anni che da almeno 30 anni non metteva più i piedi in acqua, a causa della malattia. Quest’estate è riuscito a farlo e la sua gioia e quella dei suoi familiari è stata immensa. Anche quella di Maria Allegra, che si trovava con lui in quel momento. «Sono storie che stravolgono e travolgono allo stesso tempo. Ti ricordano che siamo persone fragili e che la nostra vita può cambiare in un istante. E nonostante la malattia, si resta comunque persone, genitori e figli come tutti gli altri, con i propri sogni, desideri e speranze».
Erika Digiacomo