La Romagna è in ginocchio di nuovo, dopo soli sedici mesi e per la terza volta. “Tensione, esasperazione e paura sono gli stati d’animo che aleggiano tra la popolazione” spiega Valentina Palli sindaca di Russi e vicepresidente della Provincia di Ravenna. Sulla sicurezza, aggiunge, “le risposte non sono più rinviabili“. Palli rispedisce al mittente le dichiarazioni del ministro per la Protezione civile di tre giorni fa: “le dichiarazioni di Musumeci – afferma – sono inaccettabili“. Secondo il ministro l’operato del commissario, il generale Francesco Paolo Figliuolo, è stato ritardato dalla mancata definizione delle richieste e pianificazione degli interventi da parte della Regione. “Non solo le dichiarazioni del ministro sono errate – aggiunge Palli – ma lanciate a sproposito mentre eravamo in piena allerta rossa e le forze dei 18 sindaci della provincia erano tutte concentrate sulla messa in sicurezza della popolazione. Quello che chiediamo a gran voce – precisa – è che le istituzioni agiscano tutte insieme esattamente come stiamo facendo noi qui, senza guardare ai colori politici. Le divisioni, nelle emergenze, non hanno senso“.
Palli passa poi a snocciolare i dati. “A livello provinciale abbiamo ricevuto oltre 30 milioni di euro – precisa -, di cui ventidue sono già stati oggetto di gare d’appalto di cui stiamo aprendo le buste in questi giorni. Abbiamo intenzione di rispettare i tempi per la realizzazione di queste opere, la cui fine è prevista per il 2025, un lavoro mastodontico”. Resta aperto però il problema della prevenzione. “Stiamo ancora aspettando un piano straordinario fermo al Ministero da cinque mesi – ha concluso – perché manca una visione strategica per un territorio che necessita invece di risorse immense. Non possiamo dire ai nostri concittadini che la nostra terra è senza speranza”.
Isola: “La Romagna non si può ricostruire con mail e videochiamate”
Nelle prime due alluvioni del 2023 sono state 4.600 le persone coinvolte nel territorio della Romagna faentina. Massimo Isola, sindaco di Faenza e presidente dell’Unione di Comuni della Romagna faentina, non usa mezzi termini. “Figliuolo è venuto sì e no qualche volta e solo per visite istituzionali. E’ assurdo che la struttura commissariale non si sia trasferita qui. La Romagna non si può ricostruire con mail e videochiamate. Serve che lavori al nostro fianco fisicamente, perché le cose cambiano anche strada facendo”.
“Non abbiamo visto un euro per la programmazione futura”
Altro nodo riguarda il tipo di interventi finanziato. “Abbiamo investito il denaro messo a disposizione dalla struttura commissariale ricostruendo il passato con pochi soldi. Non abbiamo visto nemmeno un euro destinato al futuro e questo nonostante le nostre continue sollecitazioni. Senza contare che siamo a corto di personale: i tecnici per gestire emergenza e programmazione sono pochi”. Tre gli enti coinvolti nella ricostruzione: la Provincia, che utilizza le risorse per scuole e viabilità, la Regione, responsabile degli argini, mentre ai Comuni competono frane, strade non provinciali e aree verdi. “Le ordinanze 6 e 13 si sono occupate solo del passato – precisa Isola – . La 6, di ‘somma urgenza’ ha permesso di pagare lavori a credito con aziende private (spurghi, messa in sicurezza delle strade). Si tratta di 17 milioni di euro in totale, di cui 9,75 spesi per Faenza (compreso anche il ponte Bailey realizzato però anche con fondi privati), 2,3 milioni per Casola e 2,1 per Brisighella, dove i soldi sono stati spesi unicamente per riaprire le strade. Abbiamo già rendicontato 15 milioni sui 17 complessivi”. Poi è arrivata l”ordinanza di urgenza 13′ ad ottobre 2023, anche questa rivolta a progetti di immediata cantierizzazione “e non quindi alla programmazione futura – aggiunge Isola – . Qui sono stati messi a disposizione 5 milioni di euro complessivi, impegnati in lavori al 98% non ancora rendicontati”.
La fase tre della ricostruzione: le ordinanze 13 “bis” e 13 “ter”
Gli occhi sono puntati però sulle ordinanze “13 bis” (ancora alla firma delle Corte dei Conti)e “13 ter” non ancora messe in atto. L’ordinanza “13 bis” è particolarmente importante per Faenza: alla città manfreda sarebbero destinati infatti 8 milioni di euro, di cui cinque per le strade e il progetto per la zona di via Cimatti. Riguardo la messa in sicurezza del Marzeno, precisa Isola “il 23 febbraio scorso abbiamo convocato tutti i soggetti coinvolgibili e presentato un progetto. Ci è stato promesso che sarebbe stato finanziato, ma al momento è tutto fermo“. Il progetto, del valore complessivo di circa tre milioni di euro, prevede l’acquisto della porzione di terra adiacente all’area (la proprietà si è già dichiarata disponibile alla vendita) con la costruzione di percorsi di laminazioni e barriere. Una zona nuova che di fatto potrebbe contenere l’acqua a difesa del quartiere, senza dover ricorrere a espropri. “Se i soldi non arrivano, dovremo investire noi – aggiunge il sindaco -, perchè una situazione così è inaccettabile. Il Marzeno è diventato ingestibile, per questo chiediamo alla Regione, che è l’organo competente per la gestione dei fiumi, di lavorare su questa situazione”. I soldi per la realizzazione di quel progetto non sono però mai arrivati, come non si sono visti il milione di euro promesso per la circonvallazione e i 30 milioni per le frane a Brisighella. Non solo: “abbiamo fatto lavori a credito – spiega Isola-, pagando le aziende dopo ben otto mesi. Ci hanno promesso 13 milioni per il ponte delle Grazie e 30 per le frane di Brisighella, ma non sappiamo se e quando questi fondi arriveranno. Si è fatto troppo poco rispetto alla sfida che abbiamo davanti”.
Le fogne nel quartiere “Bassa Italia”
Sollecitato dai giornalisti, il sindaco ha risposto anche sull’annosa vicenda delle fogne di via Lapi. “Abbiamo molto insistito con Hera per una progettualità forte – ha detto Isola – con un lavoro di studio su un sistema fognario che genera performances che non soddisfano. Siamo molto dispiaciuti, non può e non deve accadere che nel bel mezzo di un’alluvione le idrovore rimangano senza benzina. E’ inconcepibile. Adesso pretendiamo che questa ultima lezione sia servita”.
Il Governo ha deliberato lo stato di emergenza, pronti 20 milioni
Nel frattempo il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza per la Regione Emilia Romagna. La proposta è stata illustrata dal ministro per la Protezione civile Nello Musumeci, dopo la richiesta avanzata ieri dalla Regione e la celere istruttoria svolta dal Dipartimento nazionale. Il provvedimento riguarda le province di Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Assieme allo stato di emergenza, deliberato per la durata di 12 mesi, il Consiglio dei ministri ha stanziato la somma di 20 milioni di euro da spartire tra le sette province colpite e le Marche. Serviranno per far fronte ai primi interventi urgenti, come il soccorso e l’assistenza alla popolazione e il ripristino della funzionalità dei servizi e delle infrastrutture.
La situazione dei cantieri in Regione
Dopo l‘alluvione del 2023 che travolse in tutto 70mila cittadini e 16mila imprese, la Regione stimò 8,5 miliardi di euro di danni. A giugno, il Governo mise a disposizione 210 milioni di euro per le famiglie, circa 5mila euro effettivi a testa, una cifra irrisoria rispetto all’entità dei danni. Poi altri sostegni, anche se alle famiglie i pagamenti sono arrivati solo ad aprile 2024. Dal Governo sono stati stanziati in prima battuta 1,6 miliardi di euro (invece dei 2,2 miliardi promessi), da spartire però con Toscana e Marche. Sempre alle tre regioni il governo ha assegnato a luglio 2023 altri 2,7 miliardi di euro, per opere pubbliche da realizzare in tre anni. Sul sito della Regione una mappa disegna lo stato dell’arte dei cantieri.
La maggior parte dei cantieri è ancora in corso (gialli), molti però sono ancora da programmare (rossi), mentre ce ne sono altri con progetti presentati ma non ancora approvati (non segnalati sulla cartina). I fiumi Lamone e Senio che interessano la nostra provincia, figuravano tra i 27 interventi di somma urgenza per oltre 21 milioni di euro. Il rendiconto regionale ne stima solo 7 conclusi mentre la maggior parte, 13, sono ancora in progettazione. ” Avevamo ripristinato tutti gli argini – ha detto la presidente della Regione facente funzione Irene Piolo dalla prefettura di Ravenna – ma con cumulate come questa, l’acqua lì dentro non ci sta: motivo per cui servono vari interventi, tra cui le casse di espansione”. Secondo la Regione servono altri 4,5 miliardi per ridurre il rischio residuo e 1,9 miliardi per mettere in sicurezza i ponti. “I fondi non sono sufficienti – ha spiegato Priolo – Questi piani dovevano essere approvati prima della pausa estiva, ma Figliuolo si è preso tempo per attendere il parere dei Ministeri dell’Ambiente, delle Imprese e dell’Economia: una volta che i ministeri daranno il parere, Figliuolo li deve approvare e firmare, poi parte il finanziamento”.
Imprese e cittadini strozzati dalla burocrazia
Insomma, un pasticcio all’italiana con tanto di burocrazia giurassica, quando invece servirebbero interventi snelli e veloci, almeno per dare respiro a cittadini e imprese. Tra l’altro anche le domande di rimborso di imprese e privati sulla piattaforma digitale languono e non perché non ce ne sia la necessità. Il sistema è farraginoso, ogni danno anche minimo va rendicontato da periti autorizzati, ma le perizie così minuziose (con rilievi e conti complessi) costano, superando, in alcuni casi la cifra di rimborsi richiesta. Così, specialmente i privati, rinunciano, scoraggiati da un sistema troppo complicato.
Paghiamo il prezzo di errori di pianificazione urbanistica decennali, “Serve ridare spazio ai fiumi”
Al di là dell’emergenza è indubbio che serva una programmazione di ampio respiro, come invocato a voce unanime da tecnici, amministratori, imprese e cittadini. Dal secondo dopoguerra in poi si è costruito dove non si doveva, con case e aree artigianali a ridosso degli argini e adesso bisogna rimediare in corsa. “Serve ridare spazio ai fiumi” ci aveva spiegato il meteorologo Pierluigi Randi, perchè nel corso del tempo la loro canalizzazione è diventata innaturale, soffocati da argini troppo stretti. La natura si riprende, volenti o nolenti, il suo spazio e mostra, come una cartina tornasole, errori di pianificazione urbanistica decennali.
Barbara Fichera